venerdì 21 maggio 2021

Gesù dentro

 Quando faccio la Comunione penso che il fine dell’Incarnazione di Gesù è proprio questo: venire dentro di me, trasformare questo piccolo essere sbandato in un figlio di Dio. L’accorato discorso di Cristo durante l’ultima cena è mirato a questo: farmi capire che il fine della vita di Gesù era farmi diventare amico suo e amico degli altri. Gesù trasforma l’umanità in una grande famiglia di persone che amano Lui e si vogliono bene tra loro. Alle volte penso che troppa teologia possa distrarre. Il punto centrale è questo: Gesù viene dentro di me, stabilisce un rapporto con me e rende gli altri miei fratelli a cui voglio bene. 

 Il Sacrificio della Croce è una realtà e anche una pista: mi insegna come si ama. Ma chi mi dà la forza di amare? Gesù dentro di me. Perciò lo Spirito Santo che Gesù promette non è una consolazione da poco. E’ la grande forza che trasforma il mondo. La storia non è quella che si studia a scuola, fatta di guerre, di trattati, di costituzioni. Quella è una storia. La storia è guidata dalla Provvidenza e non ci vuol molto a notare come l’Incarnazione di Gesù abbia contribuito a un nuovo tipo di civiltà, con le sue ombre ma con un connotato nuovo dovuto al primo comandamento dell’amore.

 Non sta a noi conoscere i criteri della Provvidenza ma sta a me comprendere il tesoro della Santa Messa, comunicarmi col Corpo e Sangue di Gesù, diffondere la pratica della confessione e comunione e, nella misura delle mie possibilità, dare l’esempio di un uomo che sa volere bene.




mercoledì 12 maggio 2021

Maria Amica

 Il cristiano fa un bel passo avanti quando smette di credere che Dio lo può aiutare a fare la propria volontà e comincia a credere che è lui che vive per attuare la volontà di Dio. Tanto per fare un paragone si potrebbe dire che il cristiano diventa una lampadina accesa quando è avvitata a Gesù: paragone che è la trasposizione elettrotecnica dell’immagine evangelica della vite e dei tralci, che sono fecondi solo quando sono uniti alla vite. Ricordo questi principi perché per attuare questi bei propositi il cristiano deve essere un lettore della Sacra Scrittura e , in particolare, del Nuovo Testamento. In questo compito è utile il metodo di Andrea Mardegan che rivisita le Sacre Scritture con la calma del buongustaio. Mardegan non è uno scrittore che inventa i collegamenti tra un passo e l’altro del testo sacro, piuttosto assapora ogni parola e ne trae tutto il succo possibile. Nel recente libro, edito dall’Ares in tempo per il mese di maggio (Maria come Amica), Mardegan percorre la storia di Maria nella chiave dell’amicizia. Basta scorrere l’indice per capire che aria tira: Amica di Dio Padre è il primo capitolo e, a seguire, Amica di Gabriele, Amica di Elisabetta, Amica di Zaccaria, Amica di Giuseppe, Amica della Parola, Amica di Gesù, Amica degli sposi e così via fino allo Spirito Santo e Amica mia. Mardegan non modifica nulla ma ti fa sentire un superficiale perché trae da ogni frase del Vangelo un succo saporito che arricchisce l’anima. Un esempio fra i tanti. Sul dialogo con l’arcangelo Gabriele, scrive: “Maria si percepisce conosciuta da Gabriele in tutta la sua storia e nella profondità del suo animo, come se fosse Dio stesso che le parla. Non ha bisogno dunque di tante spiegazioni…. La domanda è solo per capire come avverrà ciò che le è stato proposto”.

In conclusione Mardegan scrive: “Maria può essere amica mia perché Dio ci ha affidato a lei personalmente, chiamandoci per nome, dal momento che con il Battesimo a ciascuno di noi ha dato la dignità di figlio di Dio nel Figlio Gesù”.




lunedì 3 maggio 2021

Bernabei

 Il 16 maggio 2021 sono cento anni dalla nascita di Ettore Bernabei. Non so se gli italiani si rendono conto di quanto devono a Bernabei che ha sempre operato con intelligenza per il bene del Paese senza apparire più di tanto. Per una serie di circostanze ho cominciato a frequentarlo dalla fine degli anni 80 fino alla sua morte, avvenuta a 95 anni nel 2016. Ogni domenica alle 19 lo andavo a trovare e stavamo insieme un’ora fino all’inizio del Tg1 alle 20. Ho trovato sempre interessanti questi incontri, senza eccezione. Ettore apriva orizzonti, comunicava esperienze: erano una sua forma di generosità che dedicava non solo a me ma a chiunque fosse interessato. La mia opinione personale è che fosse un santo come oggi il Signore vuole. Un uomo di fede che viveva consapevolmente la sua vocazione di persona impegnata professionalmente che mira a realizzare il bene comune.

 La vocazione cristiana di un fedele normale esige non solo una visione di fede e di pratiche di pietà ma anche una responsabilità civile e in questo Ettore era l’esempio più completo che abbia conosciuto. In tutti gli incarichi che ha ricoperto (direttore di un quotidiano di Firenze, poi del Popolo, poi della Rai, dell’Italstat e infine creatore della casa di produzione televisiva Lux Vide) ha usato il suo potere mai per fini personali (ha sempre condotto una vita modesta) ma per il bene comune. La Rai diretta da lui era un’amica degli italiani, istruttiva e di alta qualità (forse la migliore al mondo per quei tempi). Dette grande sviluppo all’Italstat, società dell’Iri che finanziava progetti di costruzioni, fra i quali il famoso porto iraniano di Bandar Abbas e il Centro Direzionale di Napoli. Con la Lux Vide realizzò, fra l’altro, il ciclo di trasmissioni sulla Bibbia che ebbe il record di vendite in tutto il mondo. Tuttora il ciclo di don Matteo riscuote un successo costante. Per convincere Terence Hill a partecipare lo andò a trovare. Già in Rai aveva impegnato Renato Rascel per un ciclo di sceneggiati su Padre Brown, un sacerdote detective ideato da G.K. Chesterton.

 Per avere un’idea dello stile del personaggio consiglio di vedere l’intervista che concesse a Monica Mondo pochi mesi prima di morire. Su You Tube basta cliccare “Ettore Bernabei Soul”.

  Dimostrava l’affetto con i fatti. Se era fuori Roma telefonava per avvisare spostando l’appuntamento o mi invitava in campagna. Una sua caratteristica particolare era che s’intendeva di buoni prodotti per fare la spesa: una qualità sorprendente in una persona abituata a trattare questioni di gran livello professionale. D’altra parte aveva una famiglia con ben otto figli. Una volta mi regalò una scatola di cioccolatini con gentilezza ma come se gli fosse capitata in mano per caso e non sapesse cosa farne, precisando però che sapeva che la cioccolata mi piaceva.