giovedì 23 giugno 2011

il servizio del TG Lucania del 18 giugno sulla presentazione del Paradiso è ben fatto ma forse la scena migliore è quella del mare di Maratea

Il 18 giugno è stato presentato il Paradiso a Maratea assieme a Lorena Bianchetti e alla poetessa Antonella Pagano: riporto il suo poetico intervento


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Con gioia sono tra voi, con gli occhi colmi della bellezza di questo Paradiso che è Maratea.
Sono chiamata a porgere il mio pensiero quale Sociologa e Poeta dunque sul filo  inusitato dell’equilibrio tra Poesia e Sociologia, quest’ultima del tempo in cui viene a calarsi il libro :”Preferisco il Paradiso”.
Il libro di Pippo Corigliano s’incastona come gemma nel panorama di quella che io definisco:  “babele inconsapevole”. La gemma è la scrittura piana e godibile sulle “Cose di Dio”; è la lettura della “Parola”- l’Evangelo - resa fruibile da ogni cuore e da ogni intelletto; fa limpidezza sulle Cose di Dio in un momento in cui il mondo è più che secolarizzato, oggi - di fatto - trattasi d’ una secolarizzazione spuria per forme e specie innumerevoli, rispetto a quella precedente. La Divina filantropia dei Padri della Chiesa d’Oriente, il  Corigliano la disegna, la dipinge, la racconta in una semplicità musicale che non ha precedenti; utilizza ganci mnemonici e spunti di riflessione popolari, comuni, la canzone leggera per esempio e non solo; l’aspettativa escatologica della salvezza è detta al modo d’ una mamma allorchè raccontava  - haimè molti anni or sono - le belle storie dei nonni, dello zio emigrato in America, dei ricami della cugina, del ricco raccolto di quella storica annata; racconti partecipati, colmi di pathos, colmi di cuore, altro che gossip! 
Nella babele inconsapevole - come definisco la confusione di lingue e pensiero contemporanei che affligge il genere umano alcune volte ignaro, altre distratto, poi superificiale, a volte deliberatamente e pigramente accomodato in quelle formule contemporanee del “ tirare a campare “  - che parolaccia! …in questa babele, dicevo, una scrittura vera e delicata, semplice, scevra da verbosità e con riferimenti deliziosi al quotidiano di tutti, può realmente considerarsi perla rara, dono per tutti, dono al genere umano che sempre meno sa conservare la natura di genere generante genere, quanto piuttosto genere contra sé.
Amoralità, Indifferenza e Paura di tutto e persino del vivere l’Altro, erigono muraglie alla comprensione delle Cose di Dio, dunque dell’Amore. Dio è Amore, e l’Autore d’Amore parla e dell’incanto dell’Amore, invitandoci a leggere Dio in quanto Vita, nè manuale di religione né di catechismo; Dio calore radioso, Padre con il quale stare in costante           quotidiano colloquio, in autentica intimità di Agostiniana memoria,  Dio Creatore Creativo  che ci vuole tutti, tutta intera la realtà creata in Paradiso.
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Mi piace questo libro, mi coccola, mi consola, mi aiuta a consolidare alcuni convincimenti maturati cammin facendo ed ora ri-formati in uno Statuto affettuoso, nell’Abbraccio affettuoso di Dio. In questo Abbraccio consolido vieppiù una delle mie affermazioni storiche:”La vita è l’arte per eccellenza”, sento, infatti, che ciascuno di noi è chiamato ad essere Artista , Il Corigliano afferma con tutta la gioia che profonde pagina dopo pagina - che “Dio è artista e le opere d’arte non stancano mai”  e consolido l’equazione che più amo dichiarare e soprattutto con la quale mi sfido giorno dopo giorno: Che la bella parola sappia farsi bell’azione. e allora - mi son chiesta più volte nell’ultimo mese - dopo essere stata chiamata a questo ruolo - perché io? Ci sarà stata una ragione pregnante – probabilmente per via del Modello di Pedagogia dell’Arte che passa per la Creatività e conduce alla Bellezza che ho teorizzato e sperimentato negli ultimi anni dal 2004 ad oggi, coincidente con la mia stabilizzazione in Roma dopo cinquant’anni vissuti nella Lucania che mi scorre nelle vene e dove mi rifugio spesso per fare il pieno di energia e di quell’eloquentissimo silenzio che mi fa dire:
Illimitata.mente
t’amo così
Dio del crepuscolo
nel silenzio della musica
che muove le corde del mio cuore.
T’amo così
Dio della sera nascente
nel caldo incavo della mia mano
e t’amo così
riflesso nei cristallini
dei miei occhi ingenui.
Illimitatamente t’amo
Silenzio dei silenzi
Musica delle musiche
Armonia infinita
Abbraccio di vita.

E  qui, nello straordinario Territorio di Maratea vengo a parlar di cose dell’uomo e di Cose di Dio in dono allo scrittore che ogni Territorio italiano sta invocando per illuminarsi delle verità rese con la semplicità propria degli Spiriti illuminati. Ed io? Con le mani ancora tinte dei colori naturali, salsa di pomodoro ed estratto di basilico
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e rosmarino, con i quali ho scritto sui calanchi di Tursi il primo alfabeto di terra, le preghiere e le poesie dei Territori fisici e dell’anima che da sempre alacremente coltivo, mi sono approcciata umilmente a questo libro che adagio adesso sul Florileggìo metafora d’arte - trono della Conoscenza. Ho sfidato la mia giovane conoscenza delle Cose di Dio in nome di un dono, il dono all’Autore, piccole belle parole che onorino lo scrigno che Egli ha regalato a tutti noi.
Tra le Cose di Dio, dono incommensurabile all’Uomo è: la Logica liberatoria del Servizio, il Servizio ha dignità regale; a questo principio confesso d’esser stata educata dai miei genitori e dai Maestri che generosamente la Vita ha posto sulla mia strada, da qui scaturisce l’Etica dell’impegno che entra a sostanziare le cellule e non le abbandona più per tutto il corso dell’esistenza. Questo momento storico manca di Padri e di Maestri, è questa una fra le tante ragioni di utilità storica  del libro che ci ha messo insieme questo pomeriggio, in questo Paradiso lucano …allora grazie ai Rotari di Maratea per ogni cosa, per l’opportunità, la cortesia, l’ospitalità, per il Servizio alla collettività
… eppur mi dolgo per aver scritto:
Logica impiccata
Gli uomini han rotto lo steccato
strappato il papiro
le parole in cocci adesso son là
alla guazza che ne fa fanghiglia.
Sillabe di nobili princìpi!
Sillabe per nobili
rigagnolano al mare dell’inadeguatezza.
Nefando scomporsi
sillabare plebeo
di gleba sterile alla logica impiccata.
Fiorirà una “a”?
Germoglierà una “b”?
Vi sarà un secondo “ba” di balbettante infante?
D’assurdo si tinge il cielo!?
Dio dove sei?
Urlo a Te il paradosso germogliato all’orizzonte di parole cadenti.
Esprimo un desiderio!?
Oh, ci provo:
ridatemi la parola bella
me ne voglio fare una doccia.
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Altro dono immenso: la LIBERTA’,  ci rende simili a Dio. Ma non indagherò tutti i doni di Dio all’uomo, il libro è qui per accompagnarci; debbo però, fra mille, parlarvi della bella emozione che ho provato leggendo dell’intelligenza del Cuore della quale vado da molti anni parlando e suscitando ora curiosità, dopo rivolta intellettuale, interrogativi scientifici, scetticismo, sorrisi di condiscendenza. Lo scorso anno uno studio americano ha certificato scientificamente l’intelligenza del Cuore, sto cercando quello studio, la mia, sino ad allora, è stata affermazione frutto d’intuizione, poetica o di semplice sensibilità umana non so! Ho segnato tutti i punti in cui se ne parla, vorrò spingere una ricerca a tale riguardo in una Università Romana. Nel ritrovarla ho sussultato di gioia:
“il cuore ha le intuizioni giuste, conviene ascoltarlo quando chiama!”.                                                                     
Mi piace questo Autore che tra le Cose di Dio pone le poesie,
mi piace questo Autore che parl ‘e Napule, e a pag. 47 scrive:…….
”Maggio. Na tavernella…
ecco la poesia… ecco l’incanto
“stare in Dio è togliersi tutti gli “scfizi” della terra”
… poi con San Josèmaria Escrivà l’invito è a sognare:
“sognate sognate e la realtà supererà i vostri sogni”
Poi ci ricorda San Paolo e le “cose indicibili… che non vi son parole umane per dire la loro bellezza…come i piccoli paradisi che Dio ha fatto sì che trovassimo in terra perché ci preannunciassero il Paradiso… Capri, la tenerezza degli animali che abbiamo amato in terra sicchè l’autore ritroverà il suo cane e io il mio, Diana e la mia gattina Hegel e insieme si farà festa, una bella festa come ha da farsi in terra
perché non si insinui fra le cose belle il nero di colui che ci vuole nella dannazione eterna.
Oh la GIOIA!
E’ il sintomo della presenza di Dio! La pag. 52 è una delle pagine capitali di questo libro. Con tutta onestà intellettuale consiglio questo libro sul comodino – fra i 3, 4 massimo 5 così detti libri salva vita. E’ tempo del Cuore, è tempo di passare a colloquiare con Dio Padre affettuosissimo.




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Nietzsche annunciò la morte di Dio benché resti ambigua la sua teorizzazione del superuomo ! Sartre con la brutta dichiarazione: “ l’altro è il mio infermo” ha fatto danni lungo tutto il ‘900 - anche il Dadaismo ha fatto danni nel ‘900 - in esso trovo i prodromi della volgarità gratuita, della non Arte -l’Altro è  il nostro cielo - perciò ritengo che la più magica delle parole sia incontro e se provate a sillabarla è ancora più bella: in,  con e tra la gente
La società attuale è PANLAVORISTA -  è  VIETATO MORIRE
E’ TECNOLOGICAMENTE AVANZATA   - è VIETATO MORIRE
Oggi il TEMPO VENDUTO sopravanza il TEMPO VISSUTO –
 E’ MORIRE AGLI AFFETTI   E’ MORIRE ALL’AMORE
Il PROGRESSO TECNICO DOMINANTE disdegna e rifiuta LA TRADIZIONE
con tutta la SAGGEZZA SAPIENZIALE degli analfabeti
 pensiamo che la tecnica possa controllare l’esattezza delle operazioni
ma dimentichiamo che non ha alcuna proiezione…nessuna tensione ideale
non sa dirci dove dobbiamo andare
umanità post-umana!!!
sto dicendo un mucchio di parole non belle a fronte di 153 pagine di incantevoli sillabe, parole, pensieri
Non riesco a pensare che il mito organizzativistico possa credere di poter risolvere
i problemi umani, etici
non posso pensare che l’umanistica venga distrutta dal post-human
un concetto, una teorizzazione, una brutta parola
E che dire della luciferina illusione di eternarsi?
E mi ritorna in mente la straordinaria pag. 52
E ritorna in mente, anche a me, una bella canzone … Lucio Battisti:
“Mi ritorni in mente …bella come sei…..”
mentre non appena accendo il pc mille  spam fanno scempio di tante belle dive mostrificate da bisturi dis-umani… chirurgia estetica…estetica?
ma l’Estetica non ha generato l’Etica?
Che ancora occorrono 9 mesi per procreare un bambino, lo abbiamo dimenticato?
E che l’amore umano si sostanzia dell’AMORE DIVINO?


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E il Corpo umano? E La centralità del Corpo!?
La salvezza che il messaggio cristiano annuncia è una salvezza incarnata, si attua attraverso il corpo, la stessa bellezza di Dio viene percepita corporalmente ed è ancora poesia, Sant’Agostino :
“Tardi ti amai bellezza così antica e così nuova, tardi ti amai. Si, perché tu eri dentro di me e io fuori. Lì ti cercavo. Deforme, mi gettavo sulle belle forme delle tue creature. Eri con me, e non ero con te. Mi tenevano lontano da te le tue creature, inesistenti se non esistessero in te. Mi chiamasti, e il tuo grido sfondò la mia sordità; balenasti, e il tuo splendore dissipo’ la mia cecità; diffondesti la tua fragranza, e respirai e anelavo verso te; gustai, e ho fame e sete; mi toccasti, e arsi di desiderio della tua pace”.
Questa umanazione!  l’incarnazione di Dio in Gesù, mi sforzo di dire, è nella carne che ha operato salvezza e redenzione, ha giustificato gli uomini nel sangue e dal sangue di sé, di Cristo; in questo trova ragione la speciale venerazione della Chiesa per il preziosissimo Sangue di Cristo.  E ancora di più mi strabilio allorchè penso a quanto si sia spinta l’obbedienza redentrice di Gesù, concretizzatasi con l’offerta del suo corpo e… nei cuori di noi, Gesù ha riversato la comunione di grazia che è discesa dal sacrificio del suo corpo dunque il piano di salvezza non è puramente spirituale bensì umano:
 spirituale e materiale insieme.
Quante cose cambiano se ci poniamo nella prospettiva della centralità del Corpo, se leggiamo la Bellezza nell’alveo pregnante del Servizio…pensate ai  5 sensi;  nella prospettiva della incarnazione essi non son più
meri organi, né le loro, mere sensazioni,
sono : MESSAGGIO – EPIFANIA SPERIMENTABILE DELLO SPIRITO
LA VISTA si fa CONTEMPLAZIONE
L’UDITO si fa ADESIONE PARTECIPE
L’OLFATTO scopre L’ODORE DI SANTITA’
IL GUSTO può RIVELARE L’EBBREZZA SOBRIA DELL’ANIMA
IL TATTO il SUGGELLO DI QUESTA RELIGIOSITA’ DELL’INCARNAZIONE
E’ meraviglioso!
Un giorno il Prof. FERRAROTTI ebbe a dire… che tanto mi colpì:
“la rabbia di coloro che credono nella scienza pura si scatena allorchè s’accorgono che l’uomo è magnificamente unitario - assolutamente non sezionabile”
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Non c’è una scienza pura
Non c’è una intelligenza pura”
E allora, ho voglia di gridare: E’ il cuore che fa la differenza!

E’ bellissimo e lo condivido appieno il parlar di Napoli, io non sono napoletana ma se a Napoli non ci vado almeno 4 volte l’anno, una per ciascuna stagione, sto male! Ho trovato un bed nella via Toledo di fronte all’ingresso della Galleria, con la bottega dei babà proprio sotto il balcone!!! E la passeggiata pure, con l’organetto, le mamme incinte, carrozzine, ragazzetti che giocano a pallone!!!!
ammuina, ammuina purissima!
E poi, la prospettiva dell’eternità è vitale, la speranza è vitale oltre che essere funzione dell’Amore. E’ bello pensare al senex che convive con il puer…Sua Santità Papa Giovanni Paolo II, in barba a noi che abbiamo paura della morte, ha dato la più bella prova di sé proprio mentre era vecchio e malato!|Sapete, se non penso che oltre questa vita c’è un’altra vita, in ispecie se è il Paradiso come è detto in questo scrigno di belle verità, ebbene credo di non esser viva neppure adesso.
E’ il proiettarsi oltre che rende vivi; si diventa come una freccia scoccata che va oltre le nuvole, la pioggia, supera l’atmosfera e continua imperterrita nella sua ragion d’essere sino a raggiungere la meta, la luce, l’amore e oltre ancora sino alla perenne felicità. Quel proiettarsi sconfigge l’assenza di amore che è statica, è morte, sconfigge l’amoralità, sconfigge l’indifferenza che è annichilimento, sconfigge la paura poiché sonda mondi e realtà affascinanti, nuovi, strabilianti, oltre la nostra vista calibrata su un dato numero di metri.
Il non aver paura è l’altra condizione perché la freccia viaggi ardita e sicura conservando l’infanzia spirituale.
Anche in questo vi ho letto un segno sicchè alla domanda: perché io? è arrivata un’altra risposta ed è questa risposta che dedico all’Autore e a voi tutti:

Gattono verso Te
Dio della tenerezza
e colgo grappoli di luce
le primule lavano i piedi
dai segni della vita.
Abbraccio del mio giorno
ho il cuore colmo di Te.
Abbraccio della mia sera
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ho l’anima densa delle tue note.
Abbraccio della mia notte
in te riposo le membra
adagio la fatica mia
che m’alzi forte domattina
turgide le gote
d’energia
ad amare amare
e amare ancora.

In questa mia preghiera di alcuni anni fa che ho scritto sui Calanchi di Tursi - sul Corpo della Terra - ho trovato l’anelito di San Josemaria, il “tenersi bambini sino all’ultimo istante”, allorchè “si sta morendo per vecchiaia”.
Dico questo poiché molte volte mi son chiesta perché io, e non nascondo che ho temuto, son io giusta per parlare delle Cose di Dio? Ho studi di Scienze religiose…ma di cristologia son io giusta per parlarne? … poi mi son detta porta le tue metafore d’arte, gli abbracci materializzati in avvolgenti parole, porta il trono della conoscenza, il florileggìo ove adagerai le Parole Belle dell’Autore, dillo con i gesti quello che balbetterai e il cuore farà la differenza, tenta di fare il regalo “Azzeccato” e “poiché un po’ matti lo siamo tutti, io son la signora dei campanelli e con quelli son venuta a far festa…forse i campanelli, “come i fiori sono inutili” ma carichi di significato, per me son tutto il Sacro, il magico e il pastorale della Terra Lucana, anche il suono dello spirito allorchè quel refolo leggero alita! Questo non posso essere io né i miei campanelli, ma evoco, io amo il teatro, dunque evoco! E poi io son donna, madre, l’Autore ci chiama Eroine di felicità, noi donne,  quelle che fan dire:“torno a casa, che bello!”…non potevo cucinare per voi, eppure lo avrei fatto ben volentieri, avrei fatto per voi le orecchiette, nella storica Galleria d’arte “Purificato” a Roma, ho fatto le orecchiette mentre parlavo di opere d’arte, senza alcuna blasfemìa, l’amore detta quello che si deve fare, a volte le metafore canoniche non bastano e occorre passare ai fatti, dedicare i gesti, plasmare la farina, sudare dinanzi a chi si ospita, donare la conchiglia, una per ciascuno, sicchè si ameranno per quella conchiglia che li fa uguali…”Ciò che è privo d’un tocco familiare è sospetto” dice l’autore…quanto mi ci sono ritrovata, il mio amore ha da crescere ancora tantissimo per diventaresapientissimo”, ma la terra, la farina, il sale, la pioggia, l’alitare sottile del vento me lo sapranno insegnare … poi di tanto in
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tanto leggerò questo sapientissimo manuale delle Cose di Dio e corroborerò le piccole sperimentazioni e i giovani tentativi di vivere della GIOIA che deriva dall’abbandonarmi in Dio. “Seminatori di Pace, miti, puri di cuore” ci invita ad essere Escrivà…difficile!? Un po’ si, ma la frase: “Dio va ringraziato per tutto poiché tutto è buono”  è illuminante. Nella vita mi sono capitate cose per le quali ho sofferto tantissimo…eppure dopo qualche anno mi son data della sciocca, non avevo compreso la grandezza del dono! Passava per la sofferenza? Si - ma anche per la miopia, per carenza di discernimento.

Questo sole straniero
sbandiera àncore bizzarre
infiorate arcobalenanti
che mi intrigano alla follìa.
Volo sulle ali di questi fenicotteri di pace.
Han volti di donne e bambini
e volano alti su prati d’un verde coraggioso.
I vulcani qui eruttano petali e soffioni volteggianti
Le lave accorate abbracciano il cuore
e suturano ogni dolore.
…odo voci bambine
intonare canzoni dolci di fichi e arance
odo donne con voci d’uva
spandere grappoli leccornìe abbracci
…odo anime attonite al vento e allo sciacquìo
e sento braccia che stringono altre braccia
e mani di seta gareggiar col vento
oh dolore dove approderai ch’io non ti senta?
E tu vento
come scompiglierai i miei pensieri?
…Il buon Dio ha lasciato il cielo
ha soccorso il deserto
liberato il vento.
Amore corre adesso tra i punti cardinali
miete cuori e tramuta i rovi in coriandoli.
Sortilegi e anatemi han moncherini
non corrodono i sorrisi.
Il buon Dio ha lasciato il cielo
è agricoltore adesso laggiù
nella valle delle farfalle
che a milioni sciamano
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a far nuvole di carezze e arcobaleni.
Sulla curva dell’arcobaleno più bello
sontuosi florileggìi
sfoggiano pagine di memorabile saggezza.
Leggo
leggo e rileggo
parole e pensieri perfetti
composizioni d’armonia luminescente.
Il fluorescens aleggia
spandendo ambrosia e semi di casta novità.
Il buon Dio ha lasciato il cielo
e pesca guizzanti vite all’amo felice
odo voci bambine
canticchiare note di serenità
e voci di donne allattare infanti teneri e fecondi.
Odo i colori germogliare
intensi e oleosi
odo il loro impastarsi con sorrisi e fiori
ed orientare il mondo al punto nascente della fiorente primavera.
Odo le santità
celebrare riti propiziatori
e gonfiare gli otri
di ninne nanna e lamentazioni.
Gli archi di vita
hanno ogive di meraviglia
saperne percorrere il perimetro
saperne gustare l’area contornata è arte rara
cogliere la fluorescenza è arte d’artista.
Oh… la pelle d’oca!
Quei brividi di percezioni mirabolanti
che passan per la pelle e fanno di noi vulcani.
Erutteremo petali o lapilli?
Se avremo coltivato il fluorescens
ogni gesto sarà petalo.
 

mercoledì 22 giugno 2011

Mauro Leonardi ha scritto un bel libro sul celibato apostolico: "Come Gesù", edizioni Ares. Nelle prime pagine c'è un mio invito alla lettura: eccolo


Ho una grande stima di Mauro Leonardi. Ognuno di noi è un  personaggio unico e irripetibile ma Mauro Leonardi risulta “particolarmente” unico e, purtroppo, difficilmente ripetibile. Chi lo incontra si trova davanti un sacerdote alto e smilzo, dallo sguardo profondo e mobile. La gioventù che traspare dalla sua figura non dipende dall’ età: è una costante della sua personalità. Chi parla con lui si sorprende per la sincerità sconcertante e l’evidente autonomia del suo pensiero. Don Mauro è l’opposto di colui che parla per frasi fatte, ogni pensiero è filtrato dal suo cuore e dalla sua mente e si presenta affascinante e originale.
La sua preparazione teologica è profonda e l’attività pastorale è inesauribile. Centinaia di giovani, e non giovani,  si rivolgono ai suoi consigli spirituali e non pochi fra questi si pongono l’interrogativo se il Signore li stia chiamando ad una vita di donazione nel celibato cioé ad una vita di “amicizia con Gesù e con gli altri”, direbbe don Mauro.
In più è un poeta: la sua intelligenza guizzante lo spinge ad approfondire sottigliezze teologiche ed esprimere concetti infuocati che toccano il profondo dell’animo. Non è uno scrittore facile. Per un ingegnere come me leggere un suo libro significa tornare più volte indietro per assicurarmi di aver capito bene. Alle volte s’inerpica su difficili picchi intellettuali altre volte corre nella pianura della vita quotidiana facendoti scoprire con sorpresa una nuova verità oppure un modo nuovo e bello di guardare la realtà.
Questo libro è un libro sul celibato apostolico del laico ma in realtà è un libro sull’amicizia. Sembra un libro di teoria teologica ma in realtà parla di esperienze esistenziali di unione con Dio. Il suo titolo riflette bene il contenuto: Come Gesù. Come Gesù è Figlio così tutti noi siamo figli di Dio; come Gesù ci chiama “amici”, così noi cristiani riceviamo il dono di essere amici di tutti. Alcuni di noi sono chiamati ad essere “totalmente” amici di tutti e qui il celibato apostolico del laico trova la sua connotazione. Il laico che sceglie il celibato apostolico riceve il dono dell’amicizia totale con Dio e con gli uomini.
E’ la prima volta che vedo approfondire in chiave teologica quest’aspetto del celibato cristiano con tanta minuziosità. Il riferimento al messaggio di San Josemaría è d’obbligo, non solo perché don Mauro fa parte della famiglia spirituale di questo santo ma perché una caratteristica di San Josemaría era la chiarezza teologica e giuridica, riferita in particolare alla figura del laico cristiano.
Anch’io ho ricevuto il dono della chiamata al celibato apostolico vissuto da laico. Ricordo ancora quel momento del “sì” come l’innamoramento definitivo che mi ha fatto vivere finora una vita d’amore, grazie alla misericordia divina. Quell’amore è un’esperienza così personale da apparire incomunicabile nella sua nota più profonda. Don Mauro c’è andato dentro e, con poesia e teologia, l’ha spiegato come non avevo mai visto fare. Sono sicuro che questo libro servirà a molti per confermarli nella loro vocazione alla santità laicale o per aprire orizzonti di donazione e di amicizia con Gesù.
Amicizia: una parola quasi desueta. Mentre la cultura dominante strapazza la parola “amore” utilizzandola come uno straccio multiuso, la parola “amicizia” suona come nuova perché è uscita quasi del tutto dal nostro orizzonte: dall’orizzonte di chi si ferma alla visione del mondo trasmessa dai media. Chi ha conosciuto San Josemaría si è trovato davanti ad una scoperta: un uomo che trasmetteva il calore dell’amore di Cristo attraverso il calore dell’amicizia personale. Chi era abituato a pensare che il cattolicesimo fosse un sistema di pensiero, se non addirittura una squadra o un partito, si trovava spiazzato davanti a quel santo che era amico di Dio e, allo stesso tempo, amico  di ogni persona che incontrava. Amico di tutti perché amico di Gesù: si percepiva subito.
Ho impiegato un po’ di tempo per capire questa nuova prospettiva. Prima vivevo in una dimensione in cui la cordialità era abituale con tutti, ma l’amicizia no. Avevo due soli amici veri e non nella stessa città. Il mio mondo era il paesaggio che vedevo dal treno dei fatti miei. Stavo sulla terra per questo: fare i fatti miei. San Josemaría e i suoi figli spirituali mi cambiarono totalmente la prospettiva. Ho capito che si poteva vivere dal punto di vista di Gesù, dei santi. Ogni persona è diventata  un’anima da comprendere, un’anima da aiutare, un’anima da stimare. Non saprei tenere il conto degli amici che ho adesso, quello che so è che mi trovo sempre mancante, sempre indietro rispetto all’invito di Gesù: essere amico di tutti perché ognuno diventi un amico di Dio. Ecco: il libro di Mauro Leonardi spiega, per bene, tutto questo.

mercoledì 15 giugno 2011

La lettera brutta e la lettera più bella

LA LETTERA BRUTTA

Ho ricevuto solo una lettera di dissenso su "Preferisco il Paradiso". Per la verità era una email brevissima che diceva più o meno: sono andato a comprare il libro, l'ho letto e ho pensato: soldi sprecati!
Mi sono ricordato che quando portavamo i ragazzini di Forcella (quartiere problematico di Napoli) a giocare a pallone nel parco di Capodimonte, ogni tanto veniva un medico, presidente dell'Associazione, per fare una breve visita. Una volta, mentre stavano giocando, arrivò il dottore accompagnato da un tutor che gridò per interrompere il gioco: "Guagliò ce sta 'o presidente!". Immediatamente un ragazzino rispose a gran voce: "Presidéeee!!!" e seguì un unanime pernacchio...
Ogni tanto un pernacchio mette di buon umore.



LA LETTERA PIU' BELLA

Ci sono state finora diverse lettere "belle", alcune su carta, altre per email. Fra queste una mi ha colpito per la sincerità e l'efficacia dello stato d'animo che trasmette:

13 febbraio 2011


Caro Pippo Corigliano,


perdoni la confidenza ma è dovuta alla dedica che Lei simpaticamente mi ha fatto il 14.11.08 a .... quando ha presentato il libro "Un lavoro soprannaturale". Lei scrisse nella prima pagina bianca: A ...., grato per la sua costanza e simpatia".


  In realtà non era la prima volta che ci si incontrava. La prima volta fu a ....: Lei fece una conferenza nella sala del Comune. In quell'occasione mi capitò di fare un intervento nel quale avevo manifestato il mio entusiasmo per l'Opus Dei e Lei, al termine della conferenza, mi aveva augurato di mantenere sempre tale entusiasmo: forse per questo motivo, quando ci siamo rivisti, Lei nella Sua dedica mi ha scritto "per la sua costanza" a distanza di qualche anno da quell'augurio.


   Il motivo per cui Le scrivo però è un altro: sto leggendo finalmente il Suo nuovo libro. Lo leggo nelle notti insonni di un periodo della mia vita non facile. Mi sono accorta che è diventato una sorta di appuntamento notturno che mi dà sollievo e che - è il colmo - nonostante l'ora, nulla toglie al riposo. Ne sottolineo anche alcuni passi che si pongono per me come pietre miliari nel cammino di una vita, risposte fondamentali, talvolta intuite, ma che se condivise con chi ci precede nel cammino, diventano certezze e confermano la via.


   Così questa notte, nel sentire particolare gratitudine per questo appuntamento notturno, mi sono ricordata della dedica. Nel rileggerla ho pensato che è proprio vero che nulla accade per caso, e così ho deciso di scriverle per rinnovarle la stima, la simpatia e per ringraziarla