domenica 13 agosto 2023

Esagerare

 Nei testi della santa messa di oggi c’è un brano del Deuteronomio 6: 

Mosè parlò al popolo dicendo:
«Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, unico è il Signore. Tu amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze.
Questi precetti che oggi ti do, ti stiano fissi nel cuore. Li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando ti troverai in casa tua, quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai. Te li legherai alla mano come un segno, ti saranno come un pendaglio tra gli occhi e li scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte.”

Sono stato colpito dall’esagerazione. Mosè, mosso dallo Spirito Santo, abbonda nelle immagini al di là delle aspettative… per farsi capire dice che bisogna ripetere i precetti a casa, ai figli, e per via; quando mi corico e quando mi alzo. Ma non basta: me li devo legare alla mano, me li devo far pendere fra gli occhi e li devo scrivere sulle porte… Si vede che il fine del discorso è non lasciare alcun dubbio. Non si dice: “devi sempre tenerli presente” si ricorre a immagini efficaci perché sono evidentemente esagerate. Lo Spirito Santo lavora sulla nostra fantasia  perché ce n’è bisogno. E’ proprio dell’uomo pensare che è bene usare tutti i riguardi con Dio ma con moderazione, mentre è proprio la moderazione che viene presa di mira dalla sequenza d’immagini.

Sappiamo che Gesù ha precisato che il primo comandamento è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi».

Anche Gesù esagera. I tirchi siamo noi. Signore dammi la misura della non misura. Dammi un cuore grande grande, capace di amarti.

 


mercoledì 2 agosto 2023

L'Opus Dei

 Una rivista mi ha chiesto una scheda che spieghi lo spirito  del Fondatore dell’Opus Dei come anticipatore dell’ultimo concilio. In sintesi forse eccessiva ho mandato questo testo che può essere utile per una prima spiegazione:

Un anticipatore del Concilio Vaticano II fu San Josemaría Escrivá, in particolare per quanto riguarda la santità dei laici. 

Va fatta subito una precisazione. Ci sono due categorie di persone ben distinte: quelli che hanno conosciuto di persona  l’Opus Dei, fondata da San Josemaría, e quelli che ne hanno sentito parlare. Chi l’ha conosciuta  ha un’idea realistica. Chi ne ha sentito solo parlare potrebbe essere influenzato da una deformazione dell’opinione pubblica la cui origine è facile da individuare. I mezzi di comunicazione di massa sono proprietà di persone di cultura laicista, non favorevoli alla fede cristiana. La cultura laicista arriva ad ammirare Madre Teresa di Calcutta ma non può tollerare che nella società civile prevalgano criteri cristiani.L’Opus Dei mira proprio a questo: a formare laici competenti e di fede profonda che stiano in ogni angolo della società. I laicisti vedono quindi generalmente l’Opus Dei con ostilità. Se poi si aggiunge che l’Opera è una realtà con caratteristiche nuove, sconosciute ai più, la frittata è fatta.

Per 40 anni sono stato il portavoce dell’Opus Dei in Italia e ancora trovo qualcuno che mi chiede come mai l’Opera non gode ancora di una buona fama universale. La risposta è nelle righe precedenti.

Che i laici cristiani debbano esser santi è un’ovvietà, almeno nella teoria.   Nella pratica è ancora diffusa l’idea che la santità sia una méta per frati, suore e sacerdoti, mentre i laici si devono accontentare delle mezze misure. Su questo terreno è evidente l’efficacia del messaggio di San Josemaría che ricorda che tutti devono essere santi (“Che la tua vita non sia una vita sterile…” recita il primo punto della sua opera più diffusa, Cammino). Il Fondatore ha illustrato con pedagogia il sentiero della santità per un laico. Mentre gli ecclesiastici hanno le loro funzioni liturgiche e preghiere, il laico deve rendere santo il proprio lavoro e le sue relazioni nelle circostanze più varie. 

La santificazione del lavoro è il gran tema dell’insegnamento di San Josemaría. Un tema che ha aspetti innumerevoli riportabili all’esperienza di ognuno. Una varietà di situazioni, tutte illuminate da  una visione di fede.

D’altra parte, le relazioni umane come l’amicizia e la vita di famiglia hanno un peso fondamentale.

Per una persona di fede l’amicizia, la normale amicizia, è il veicolo naturale per trasmettere la fede. Escrivá per primo era una persona che sapeva essere  amico. Pur essendo impegnatissimo dedicava alle persone che avvicinava un tempo pieno di comprensione e affetto, stimolante per lo spirito cristiano. 

Il messaggio dell’Opus Dei attribuisce la massima importanza allo spirito di famiglia. Le famiglie devono essere focolari luminosi e allegri: chi antepone altri interessi agli affetti familiari non è un buon figlio di Dio. Nello stesso tempo il cristiano è aperto ad un’intensa vita di relazione con gli altri, che per lui è apostolato.

Sia la santificazione del lavoro che le amicizie apostoliche traggono la loro vitalità dal rapporto col Signore. Valorizzare la Santa Messa, la pratica dell’orazione mentale, la recita del rosario, la lettura del Vangelo e di libri spirituali devono accompagnare la coscienza di essere figli amati di Dio . Una persona normale può vivere tutto questo senza dispersioni e approfittando bene del suo tempo.

Questo in sintesi è lo spirito dell’Opus Dei. Non vi sono idee nuove, ciò che è nuovo è l’accento sulla necessità per tutti di tendere alla santità, anteponendo la volontà di Dio alle preferenze soggettive. 

Un messaggio che il Concilio Vaticano II ha diffuso: San Josemaría è stato un precursore da questo punto di vista.