giovedì 25 giugno 2015

Chi ama è felice



Chi ama non s’annoia. E’ una massima veritiera. Serve quando si pensa in grande e anche per vivere i piccoli momenti della vita quotidiana. Per un innamorato non esiste il concetto di “ammazzare il tempo”. Si spiega anche così come mai in Paradiso non ci annoieremo, contrariamente a chi pensa che sia noioso. Il Paradiso sarà una condizione d’amore e l’amore non sazia. Sarà molto più che ammirare i Faraglioni di Capri, che per me è il massimo della contemplazione visiva: dopo un po’ di ore mi posso perfino scocciare di guardarli, ma di amare no. San Josemaría quando parlava ad una coppia di sposi, per esempio Paolo e Carla, chiedeva a Paolo: sai come si chiama la tua strada per il Paradiso? Un attimo di suspence e poi diceva: Carla! E lo stesso con Carla: si chiama Paolo! Non è una semplice battuta: superarsi nello spirito di servizio, nel comprendere, nell’amare è un anticipo di Paradiso. Sembra un controsenso ma non lo è. I santi, anche se hanno sofferto tutti seguendo le orme di Cristo, sono sempre stati lieti, mai stufi. Anche il modo giusto di affrontare l’estate è in questa linea. Il riposo è doveroso ma nel riposo non devo perdere il desiderio di rendere felici le persone che stanno con me. Adattarsi è un atteggiamento generoso. Ogni situazione ha degli inconvenienti ma venire incontro, non lamentarsi, far buon viso a cattivo gioco aiuta la serenità degli altri, e anche la mia. Diciamolo pure (sapendo di esprimere un’eresia per la cultura dominante): chi ama è felice.

sabato 20 giugno 2015

Quanno ce vo' ce vo'... I figli e il gender il 20 giugno a San Giovanni

Non ho mai partecipato a manifestazioni di piazza ma stavolta sono andato. "Giù le mani dai nostri figli" era il pensiero dominante che serpeggiava fra la folla di San Giovanni. Penso che i politici ne prenderanno atto perché gli conviene. "I figli so' figli!" diceva Filomena Marturano nella commedia di De Filippo e stavolta è difficile darla a bere. Far ingoiare agli italiani le sperimentazioni sessuali sui propri figli è un'operazione che non passerà anche se i mezzi di comunicazione tentano d'imbambolare le coscienze.
Sono arrivato alle 16 (ora dell'appuntamento) di oggi 20 giugno 2015 e nella Piazza non si riusciva ad entrare: era pieno anche il viale che porta a Santa Croce in Gerusalemme. Era impossibile arrampicarsi anche sui gradoni della statua di San Francesco. Discorsi chiari, decisi, non aggressivi. Costanza Miriano è riuscita anche ad essere spiritosa.
Ora tocca costruire giorno per giorno, senza far rumore ma con chiarezza, una civiltà più consapevole. Tocca a tutti coloro che credono nella famiglia come il punto di partenza per una vita degna. Per chi ha fede è il momento di pregare, lavorare, sorridere, perdonare e andare avanti.
Nella foto si intravede Costanza sul maxischermo fra gli ombrelli aperti prima per la pioggia e poi per il sole


giovedì 18 giugno 2015

Un santo e una famiglia

“Quando amerai davvero la Volontà di Dio, non mancherai di vedere, anche nei momenti di maggiore trepidazione, che il Padre nostro celeste è sempre vicino, molto vicino, al tuo fianco, con il suo Amore eterno, con la sua tenerezza infinita” (Forgia n. 240). Così scriveva San Josemaría Escrivá che è andato al Cielo 40 anni fa (26 giugno). L’Opus Dei da lui fondata è l’estensione spirituale della sua famiglia naturale. Per chi si avvicina al suo spirito i genitori di Josemaría sono i “nonni” e sua sorella “zia Carmen”. Non è solo un segno d’affetto, è un ricordare che la Chiesa stessa è famiglia: Gesù vive in una dimensione familiare, prima con Maria e Giuseppe, poi con i dodici apostoli, ed è in una cena di famiglia che istituisce l’Eucarestia. La Trinità è costituita da un Padre e un Figlio uniti dall’Amore. E’ la famiglia, più che il convento o altro, la cifra della Chiesa. E’ una dimensione normale, laicale, che aiuta ad intendere come si possa vivere molto uniti e nello stesso tempo liberi. Ognuno nell’Opus Dei può fare le scelte politiche, professionali, sociali che vuole, come in una famiglia in cui c’è quello di sinistra, di destra o di centro. Ma si è uniti lo stesso. Il denominatore comune per i cristiani è la forte fiducia nel Padre celeste, mentre il numeratore può essere diversissimo. Fermo restando che in materia di vita, di matrimonio e di educazione dei figli occorre impegnarsi senza riserve: un’eredità di unità affettuosa, di naturale diversità e d’impegno comune.

giovedì 11 giugno 2015

Solo il Papa può...




Il presidente russo Putin ha rilasciato una lunga intervista al Corriere della Sera che merita una riflessione. Per ben tre volte Putin ha parlato di un’Europa da Lisbona a Vladivostok, indicando una larga fascia del mondo – dal Portogallo alla Siberia - che ha una radicata tradizione cristiana.
Siamo in un momento di transizione. E’ evidente che l’Europa dell’attuale Unione Europea va governata con criteri diversi da quelli attuali, meramente monetari, e che non si può ignorare l’esistenza di una Russia tornata cristiana.
Il gran tema della povertà viene alla ribalta se non altro per le continue migrazioni nelle precarie carrette del Mediterraneo piene di disperati. Gli sfruttatori di materie prime e i mercanti d’armi hanno fatto un gran lavoro in Africa, in Medio Oriente e in America Latina. Il capitalismo meramente privatistico non regge la sfida dei tempi e si dimostra incapace di proporre soluzioni definitive. Occorre una politica illuminata e l’unica luce disponibile è la cultura fecondata dal cristianesimo. Il Papa è il solo leader capace di suscitare speranze e indicare soluzioni: la sua prossima enciclica e l’intervento di settembre alle Nazioni Unite possono diventare eventi storici anche per il particolare momento che attraversiamo
La sensazione d’incertezza e di precarietà che stiamo vivendo va superata con il ricorso alla preghiera fiduciosa: devo pregare per l’Italia e il mondo intero. La necessità della preghiera non è un pensierino gentile, è l’unica soluzione seria.

venerdì 5 giugno 2015

Perché siete timidi?

“Quid timidi estis?” dice Gesù agli Apostoli mentre infuria la tempesta. In italiano la frase è resa: “perché avete paura”? (Mt 8,25). A me piace riflettere sulla parola latina originaria “timidi”, identica in italiano. Sembra che i cristiani europei siano timidi davanti alle enormità della cultura dominante. Il voto in Irlanda a favore del matrimonio gay è sembrato l’ennesimo pugno che lascia imbambolato il cattolico occidentale. Gesù dice “Io sono la verità” e oggi non si sopporta l’idea che esista la verità, proprio come Pilato. Invece Dio ci ha mostrato la verità, che è l’unica che non produce gli orrori delle ideologie: dalla ghigliottina ai campi di concentramento e agli aborti facili. Quelle sono le verità da temere e sono le stesse verità che animano oggi la cultura laicista. I cattolici non devono avere timore di affermare che l’incarnazione di Cristo non è stata inutile, e che Dio ha voluto rivelarsi in Gesù in modo definitivo. L’evangelizzazione dei popoli non è stata un sopruso ma una liberazione che ha valorizzato le culture delle nazioni. Il Dio dei cristiani è un dio che è già presente in tutte le religioni in qualche modo, come hanno sostenuto i Padri della Chiesa fino all’ultimo concilio (Nostra aetate). Il cristiano non può brandire come una spada la sua verità perché non la possiede, non l’ha creata lui e deve nutrirsene umilmente. Il cristiano ha il diritto-dovere di evangelizzare il mondo, senza paura. Non siamo timidi, siamo in missione per conto di Dio.