domenica 23 dicembre 2018

Me piace 'o presepe


Me piace ‘o presepe
Mi piace il Natale e non lo trovo affatto una festa ormai paganizzata: intanto continua a chiamarsi Natale il che vuol dire che qualcuno è nato. Che poi questo qualcuno sia Dio in persona sta alla nostra fede crederlo: una fede sempre mancante, anche la mia, per cui non mi posso lamentare; posso invece pregare.
 Tante luminarie rappresentano la continuità con la luce che “avvolse i pastori” (Luca 2,9) e con la luce della stella che guidò i Re Magi.
 Tutti, pastori e Magi, portano regali e noi ci scambiamo regali per questo.
I Magi sono costanti e determinati finché non raggiungono la meta, i pastori vanno “senz’indugio” come dice San Luca (2,9) cioè di fretta, così com’era andata Maria a trovare la cugina Elisabetta. Questa determinazione e questa fretta m’insegnano cos’è che conta davvero.
Ho vissuto dieci begli anni a Milano e ricordo che il verbo più usato era ed è: “scappare”. Devo “scappare”. Ma dove scappo? E da cosa scappo? Ecco, i pastori, i Magi e Maria mi fanno capire a cosa tende la fretta vera: cosa vale davvero la pena. Troppe volte sento il bisogno di correre o distrarmi o divertirmi: tutti verbi che alludono al distacco da ciò che ho intorno. Il Natale m’insegna a vedere la profondità delle cose, il significato a cui i fatti e le situazioni alludono. Il Bambino non è solo un bambino, i doni non sono oggetti: sono un riflesso del mio cuore; le luci sono quelle che devono illuminare la mia mente distratta.
Ben venga il Natale di un Dio che arriva nell’umiltà e chiede solo la mia attenzione.
Mi piace il Natale e “me piace ‘o presepe”.

venerdì 14 dicembre 2018

Terra Santa


Un mio amico napoletano è un attivo organizzatore di pellegrinaggi in Terra Santa. Dopo l’ultimo viaggio mi ha raccontato che alcuni partecipanti, all’inizio, si erano dichiarati atei: partecipavano solo per motivi culturali e turistici. Il viaggio prevedeva una sosta a Betlemme dove un francescano li aveva accolti e, saputo che il gruppo veniva da Napoli, aveva proposto di cantare davanti alla Grotta della Natività “Tu scendi dalle stelle” perché il canto era stato composto dal napoletano Sant’Alfonso Maria de’ Liguori. Appena si è levato il canto, gli “atei” si sono sciolti in lacrime… L’episodio ha fatto commuovere anche me che mi sono ricordato che, accanto al pozzo, Gesù disse alla Samaritana: “Si scires donum Dei!”, se tu conoscessi il dono di Dio! Ecco: io non mi annovero fra gli “atei” ma nemmeno fra quelli che si rendono conto del dono di Dio. Se riconoscessi il dono di Dio, mi preparerei davvero al Natale… I pastori sono i primi che accorrono alla Grotta su invito degli angeli. Erano disprezzati in Israele perché svolgevano un lavoro servile che non consentiva di rispettare il sabato. Erano ignoranti, ma sono i primi chiamati. Nella loro semplicità, capiscono. Io mi metto fra loro.
 Vengono poi i Re Magi che sono colti e ricchi ma umili, a differenza dei consiglieri di Erode che sono dotti (sanno dove nascerà il Messia) ma non capiscono i disegni di Dio e diventano complici del sovrano.
Dovrò imparare dai Magi perché si spogliano di ciò che sono e hanno, e vengono a baciare i piedi del Bambino. Grazie alla loro umiltà entrano a far parte dei seguaci di Gesù. Semplicità e umiltà, solo allora potrò dire “me piace ‘o presepe” come Luca Cupiello voleva sentir dire, secondo Eduardo.

martedì 4 dicembre 2018

Il nuovo libro di Costanza


Chi conosce, anche sommariamente, la storia della Chiesa, sa che non esistono trionfi. Ci sono invece lunghi periodi di persecuzioni, conflitti, eresie. Dopo i primissimi tempi, magistralmente descritti negli Atti degli Apostoli, in cui si sente palpabile l’azione dello Spirito Santo, già nelle lettere di San Paolo si delineano le opposizioni, i fraintendimenti e i tradimenti. Non c’è un periodo di pace condivisa nella storia ecclesiastica, ma s’indovina sempre l’azione della grazia divina che nel silenzio forma i suoi santi che spargono il fuoco di Gesù sulla terra: non solo i grandi santi, anche i santi non famosi e riconosciuti, che tengono accesa la fiaccola della fedeltà apostolica. Ancora a memoria d’uomo oggi si possono ricordare i periodi turbolenti del dopo Concilio, quando venivano messe in discussione perfino le fondamentali verità di fede. Rispetto a quel periodo le tensioni attuali nel mondo cattolico sembrano poca cosa. Ringrazio il Signore per i santi Papi che ho conosciuto nel corso della mia vita. Tutti grandi. In particolare va reso merito a Giovanni Paolo II di aver capovolto la situazione. Quando fu eletto, la Chiesa sembrava una cittadella assediata e internamente tormentata, alla sua morte il prestigio mondiale della Chiesa aveva toccato quel vertice testimoniato dal più imponente e partecipato funerale mai avvenuto nella storia. Ma non ci sono soltanto i “giovanni paoli secondi”, ci sono persone che cercano di vivere il Vangelo senza chiose. Una di queste è Costanza Miriano che certamente a questo punto mi farebbe un elenco delle sue mancanze. Ma lei confronta i suoi difetti col modello del cristiano vero che vive di fede. La sua testimonianza condita di umorismo e autoironia è invece un alimento insostituibile. L’ultima sua prestazione è un libro dal titolo azzeccato: “Diario di un soldato semplice”, il sottotitolo è in linea: “Il Signore ama vincere con un piccolo esercito”. Anche dal titolo si riconoscere lo stile di Dio: le vittorie del cristiano sono nel silenzio delle coscienze e dell’amore vissuto in mezzo a tante contraddizioni. Gesù è morto quasi da solo sulla Croce con la Mamma e un discepolo, ma si contano gli anni dalla Sua nascita. Il mondo viene sempre salvato da un piccolo esercito, dal lievito di cui anche Costanza è portatrice.
Un elemento costante dei suoi scritti è un’allegria congenita che non è un artificio letterario. Costanza è così: un temperamento vitale reso gioioso dalla fiducia che deriva dalla fede. Non a caso i suoi libri vengono messi in libreria alle volte nel settore “umorismo”. Quando leggi i suoi libri diventi più gioioso e anche più vicino a Dio, perché sempre il testo si conclude con un pensiero degno di un manuale di mistica e ascetica. Finito un capitolo passi volentieri al prossimo perché non c’è la minima fatica nella lettura, c’è il desiderio di leggere ancora.
Costanza sguaina la spada solo quando si parla di aborto, di utero in affitto, di affidare i bambini agli omosessuali: la sua natura leale si ribella alla prevaricazione. Di colpo la simpatica indaffarata madre di famiglia diventa Giovanna d’Arco. Il vero cristiano è uno normale ma se è necessario sa, con l’aiuto di Dio, giocarsi la vita.

Caffé sospeso

Napoli è la città che ha inventato il caffè sospeso. Invece di pagare un caffè se ne pagano due. Nessuno se desidera un caffè e non se lo può permettere deve rimanere senza. Nessuno deve essere così solo e povero. Sono scintille d’amore. Conosco un bidello napoletano che ha adottato assieme alla moglie un bambino che non ha gambe né braccia. Solo piccoli moncherini. Devono assisterlo in tutto dal nutrirlo al portarlo in bagno o a scuola. Un mio amico campione di pallanuoto lo ha ospitato in piscina e il bambino nuota incredibilmente. Il papà ha perso il lavoro ma ora lo ha ritrovato. Fra poco festeggiano dieci anni d’amore per il piccolo Matteo circondati da stima e affetto. Napoli è una città che sta risorgendo. Ha le ali dell’amore.
Volanapoli è un’associazione che stiamo fondando con alcuni amici, fra cui il campione di cui sopra, per sostenere le mille azioni di volontariato che si svolgono. Il piccolo Matteo è la nostra bandiera.