mercoledì 27 dicembre 2017

Quanno nascette ninno


Sant'Alfonso de' Liguori è stato il più santo dei napoletani e il più napoletano dei santi (Benedetto Croce). Di famiglia nobile, ricevette un'educazione raffinata studiando in casa tutte le materie scolastiche, pittura e musica. Come docenti ebbe i migliori esponenti della cultura napoletana del '700. Si laureò giovanissimo ed esercitò la professione d'avvocato per nove anni. Poi decise di dedicarsi all'educazione spirituale della gente del sud. Scrisse libri che hanno conosciuto migliaia di edizioni, dipinse quadri, compose molti inni spirituali di cui i più famosi sono "Quanno nascette ninno", in napoletano (con la versione italiana "Tu scendi dalle stelle") e "Fermarono i cieli la loro armonia", cantati da tutti i cori del mondo. Fu anche studioso di morale e rese amabile lo svolgimento del sacramento della confessione. Fu dichiarato Dottore della Chiesa.
Il suo "Quanno nascette ninno" è un capolavoro che aiuta a contemplare il Bambino Gesù nel Presepe. E' scritto nel napoletano del 700 ed è un vero aiuto per pregare davanti alla Natività. Siamo tutti inadeguati a comprendere il mistero del Dio fatto bambino e questo canto smuove il cuore. Si trova su YouTbe.
Vale la pena leggerne con calma il testo che solo un santo poteva scrivere.
All'inizio c'è un quadro di una natura in festa per cui anche il leone pascola assieme all'agnello e il fieno secco e duro, su cui il Bambino è stato posto, germoglia in foglie e fiori. Poi c'è l'annucio degli Angeli ai pastori, che si avvicinano alla culla e si fanno più arditi baciando "'o musso" e le guancette del Bambino. Segue una ninna nanna che fa dormire il Bambino . Poi i pastori vanno al loro gregge ma ogni tanto tornano perché non riescono a staccarsi dalla Grotta. Infine si vedono i peccatori nell'inferno che sono cocciuti e si spaventano della luce. Anch'io sono peccatore, dice il Santo, ma non voglio essere ostinato e voglio piangere per i miei peccati con l'aiuto di Maria che è mamma dei peccatori.
La versione italiana si trova su Wikipedia:
 https://it.wikipedia.org/wiki/Quanno_nascette_Ninno



domenica 24 dicembre 2017

Te Deum per Napoli


Fra i tanti motivi di ringraziamento al Signore per quest'anno passato uno mi è particolarmente caro: la riscoperta dopo tanti anni di Napoli, la mia città natale. Ora ci vado regolarmente per lavoro. Grazie a Dio nel nostro Paese vi sono città meravigliose ma, a dispetto della pubblicistica corrente, Napoli spicca per la sua vitalità e per le prospettive di futuro. E' una città piena di giovani. La Campania è la regione dove si registrano più nascite in percentuale.
A Napoli le persone hanno una simpatia tutta particolare che conferisce alla città un'identità ben precisa. Il buon umore è la prima caratteristica. In nessuna città d'Italia ho visto tanta gente ridere: i bambini con i genitori, i genitori fra loro, gli amici quando s'incontrano. Il sorriso aperto, gli occhi luccicanti, la battuta spiritosa. Sono stato con amici ad assistere ad una commedia di De Filippo; quando siamo usciti dal teatro la commedia continuava, anche il tassista ci ha fatto morir dal ridere. Saper sorridere delle faccende umane è una dote signorile che comporta il distacco giusto dalle cose e fiducia nell'esistenza.
Si dice che a Napoli la gente non lavora e invece ho visto delle eccellenze nel campo delle imprese.
La gente cura l'eleganza e non ne parliamo del mangiare. Nel ristorante di Fofò Mattozzi non si mangia per sopravvivere ma per gustare cibi tradizionali preparati con la stessa perizia di Mozart quando componeva. Quasi dappertutto è così. L'arte è viva. I musei sono frequentati, si fa musica ovunque dal San Carlo ai melodici locali: è una tradizione che non si perde. Con l'unità d'Italia sono state tolte a Napoli tante prerogative ma non quella dell'arte e della cultura. La gente legge e parla benissimo con quell'accento che ti predispone al sorriso.
La bellezza dei panorami ti lascia senza fiato. Non riesco ad abituarmi e ho il cellulare pieno di vedute i cui colori variano col passar del giorno dipingendo quadri dalle tonalità struggenti. La religiosità è viva e anche la superstizione. I corni rossi che si vendono ovunque sono qualificati come "collaudati". Non mi piace questa fissazione dei corni ma non riesco a non divertirmi quando cercano di venderli con mille motivazioni. L'uomo è fatto così e a Napoli non si tenta di nasconderlo. C'è una sincerità diffusa nelle relazioni umane. A Napoli tutto è relazione, mentre prendi il caffé il barista s'intromette con garbo nella converasazione, ogni viaggio in taxi è un'esperienza. I tassisti, fra l'altro, ti raccontano che la gente arriva a Napoli timorosa e se ne va con una nostalgia già in atto. Una signora, appena salita sul taxi, ha chiesto se c'era pericolo in città, il tassista le ha risposto che l'unico pericolo era quello d'ingrassare.
Certo le regole del traffico non vengono seguite alla lettera ma avvengono pochi incidenti perché l'intuito è molto sveglio. Si dice che quando il semaforo è rosso si può passare con cautela, quando è verde si deve passare con cautela. Ma anche questa regola non è rigorosa.
La pizza è un capitolo a parte. Non interessa se altrove la fanno bene, ciò che importa è che quella di Napoli sembra un dolce, "nu babà". A proposito di babà le pasticcerie sono provocanti. Quelle dei vicoli sono quasi aggressive per le luci, la disposizione e le forme dei dolci, così come i negozi degli alimentari che ostentano in modo sovrabbondante le loro squisitezze.
Squisito è il modo di rapportarsi con delicatezza e rispetto per la libertà altrui. C'è un modo di vivere l'amicizia tutto particolare. Stare insieme è un valore primario: un momento in cui la fantasia nel raccontare, il gusto dell'aneddoto creano situazioni irripetibili. Ti dispiace di non avere la macchina da presa. Il caffé sospeso è una tradizione ormai radicata: si paga il caffé per un eventuale sconosciuto che ne ha bisogno. "Avete un caffé sospeso?" Sì: ed ecco che viene praticata la solidarietà sociale senza troppi discorsi. Tutto basato sulla fiducia.
La stessa delicatezza si trova nei poeti napoletani. I testi delle canzoni sono poesie e le poesie sono liriche. Salvatore Di Giacomo resta il poeta per eccellenza ma ce ne sono tanti altri. Invito a gustare su YouTube Totò che recita La Livella: una bravura senza pari. Di Giacomo è il poeta in cui rifugiarsi nei momenti di stanchezza o contraddizione. Sembra di respirare l'aria profumata dell'800 napoletano. Tornando alle canzoni, quando si canta si fa sul serio. La voce deve essere "fina e bella". La canzone è un momento raccolto, non è buttata là come un canto d'osteria. I posteggiatori (i cantanti e suonatori che si esibiscono nei ristoranti) sono provati professionisti.
A proposito di '800 la grande tradizione pittorica napoletana si è espressa anche nei paesaggisti della Scuola di Posillipo. Il merito è anche del paesaggio che doveva esercitare un fascino irresistibile prima della speculazione edilizia del 900. Ci sono ancora posti, come Via Palizzi o nelle adiacenze del monastero di San Martino, in cui si respira un'aria da incanto.
Il lido "mappetella", cioé il mare di Via Caracciolo, una volta era frequentato solo da scugnizzi (ragazzi di strada). Ora i depuratori consentono di fare un bagno senza pericoli. Un'associazione ha  ottenuto il permesso d'installare quattro docce nella spiaggetta della rotonda Diaz davanti alla Villa Comunale. Ho fatto il bagno due volte in ottobre e assicuro che guardare Napoli dal mare mentre si nuota è un'esperienza.
Ogni napoletano vorrebbe la sua città più bella e pulita. C'è l'orgoglio della nuova metropolitana dalle stazioni artistiche. Lentamente si sta uscendo dal clima di abbandono. La manutenzione è roba da ricchi. Ciò non ostante sembra che la splendida città umiliata dalla storia abbia in sè una voglia di riscatto. Non sono tifoso di calcio, le informazioni calcistiche che ho mi arrivano per osmosi ma a Napoli tifare per la squadra è una questione d'identità, di cittadinanza. La devozione per Maradona non è solo tifo calcistico, è la gratitudine per aver vissuto  una volta nella vita un momento d'orgoglio. Per giunta Maradona giocava di fantasia, era magico, un giocoliere e non era sbruffone: vita sregolata sì ma solidarietà con i compagni, affabilità con chiunque. A Napoli non è di buon gusto parlare male di Maradona. Sua Eccellenza Diego Armando.
Per tutto questo ringrazio il Signore. Te Deum laudamus.


mercoledì 20 dicembre 2017

Benino e il presepe


Nel presepe napoletano non manca mai un pastore che dorme. Si chiama Benino ed è un personaggio della Cantata dei Pastori. Io m’identifico con Benino che, dormendo, non si rende conto, non sente e non vede. Sempre ho la sensazione di non capire abbastanza davanti alla scena così semplice del presepe. Ho bisogno di silenzio e di riflettere. In quella scena c’è Maria. E’ grazie al suo sì che tutto è potuto accadere. Fiat mihi secundum verbum tuum. Maria accetta la volontà di Dio. E’  senza peccato originale. Lei è la donna come Dio l’ha pensata: è la vera donna. Siccome è senza macchia sa che per la creatura non c’è nulla di meglio che stare in sintonia col Creatore. Giuseppe invece risente del peccato originale, ciò non ostante dice sì anche lui. Rinuncia ai suoi progetti personali che erano bei progetti: se non altro era felice di sposare una creatura meravigliosa come Maria. E invece paffete! Tutto cambia e Giuseppe, da uomo giusto, si fa carico della situazione con intelligenza e cuore. Che prova per la mia fede credere al cento per cento che quel bambino è Dio! Sembra una cosa incredibile. Per crederlo occorre che mi faccia bambino io davanti al Padre Dio che si rivela e che confermerà con luminosi segni la divinità di Gesù. Benino si sveglia e capisce che non può andare alla grotta santa come uno sciocco. Capisce che da ora in avanti dovrà conoscere e aderire al messaggio che quel Bambino porta. Leggerà il Vangelo, si confesserà e si comunicherà con quel piccolo corpo, capirà che dovrà sempre pregare e appoggiarsi al braccio di Dio come un bambino dai passi incerti. Quella luce che viene a va, dai Magi ai pastori, continuerà nei secoli, illuminando le nostre città piene di noi Benini che dormiamo in piedi. Benini che si sveglieranno quando crederanno che quel Bambino porta la luce vera che splenderà totalmente a Pasqua, quando Gesù risorgerà.


martedì 12 dicembre 2017

Leonardo Mondadori


Il 13 dicembre di 15 anni fa, giorno di Santa Lucia, Leonardo Mondadori è morto. Le sue ultime parole furono di lode al suo Papa, che tanto amava. Era orgoglioso di aver diffuso in tutto il mondo il libro di Giovanni Paolo II e di aver pubblicato la sua prima biografia dettagliata in due volumi. Ma soprattutto era in sintonia col suo pensiero. Le sue ultime parole sono state "Ha ragione il Papa" mentre sua figlia gli leggeva dichiarazioni sue pubblicate su un quotidiano. Quando l'ho conosciuto mi dette l'impressione di una persona gentile, operosa, di buona volontà. Ancora conservava un recinto impenetrabile attorno al suo cuore. Poi man mano che frequentava un sacerdote che gli presentai sembrò che il suo petto diventasse di cristallo. Diventò aperto, sincero, apostolico. Desiderava far partecipare alla gioia di una fede ritrovata tutti i suoi amici. In questi giorni che mi avvicinano al Natale cerco di immedesimarmi nei personaggi che abitano nel mio presepe interiore. Maria e Giuseppe hanno detto "sì" ai progetti di Dio. L'annunciazione alla Madonna termina con un sì: si faccia la volontà di Dio. Ma anche Giuseppe aveva un suo progetto di vita. Forse era meno preparato di Maria all'intervento di Dio nella sua esistenza. Ciò non ostante ha detto sì. Questi "sì" sono il segreto della felicità dell'uomo. Il peccato originale è un "no". Voglio fare a modo mio. Questo peccato m'insegue e amareggia la mia vita. Solo quando dico sì a Dio nasce la gioia piena. Leonardo seppe dire sì, nonostante le tentazioni che una vita agiata gli presentava. Diventò davvero un operaio della vigna del Sigore come disse Benedetto XVI.


mercoledì 6 dicembre 2017

Preghiera in occasione dell'Immacolata


Tempo fa una signora mi chiese d'inviare al figlio una preghiera che lo aiutasse a riprendere una buona strada. Non sapendo che pesci pigliare ho scritto come prego io. In prossimità della festa dell'Immacolata ripropongo quella preghiera:
Maria, madre e regina mia,
dammi la felicità di saper amare. Soprattutto quelli che sono vicino a me, malgrado i loro difetti e grazie ai loro difetti. Perché questa è la vera felicità: saper voler bene. Questa è la mia vocazione, a cui mi chiami col tuo esempio.
dammi la forza di essere buono. Le cattiverie mie e altrui sono conseguenza della debolezza. Con la tua forza saprò essere buono, sereno e comprensivo.
dammi la serenità di vedere in ogni avvenimento, anche doloroso, la mano della Provvidenza e la forza redentrice della sofferenza. Ricordami che ogni dolore ha un valore fecondo quando è unito alle sofferenze di tuo Figlio.
difendimi dalla tristezza, che è l'alleata del nemico, e aiutami a essere fonte di gioia e ottimismo per quelli che mi stanno attorno.
Ti bacio caramente come tuo figlio piccolo, stammi vicino. Ogni mia preghiera e azione cominci con te e finisca con te.

sabato 2 dicembre 2017

Perché le Cartoline dal Paradiso?


Perché queste cartoline? Sono nate dall'opportunità di scrivere una rubrica su un settimanale d'ispirazione cristiana. Una provvidenziale opportunità per riflettere e alimentare il rapporto personale con Dio. Perché raccoglierle in un libro? Metterle insieme è utile perché il maggiore pericolo per il messaggio cristiano è presentarlo come una mera dottrina o un'arida morale: purtroppo è abbastanza diffuso questo modo di interpretarlo e viverlo. Il messaggio cristiano non è solo una dottrina altrimenti sarebbe bastato che Dio ci avesse inviato il testo del catechismo, nè è una semplice morale, altrimenti sarebbero bastati i dieci comandamenti. Il messaggio cristiano è Gesù: la sua vita, i suoi miracoli, il suo modo di curare le persone, l'amore per la verità senza finzioni, la sua generosità, umiltà, il suo rapporto col Padre ... Gesù è una persona, un amico che ci rivela il volto del Padre e lo stile di Dio. E' una sorgente senza fine a cui possiamo attingere per saziare la nostra sete di vita, di verità, di via. Il rapporto con Gesù non è definito una volta per tutte ma, così come avviene con la persona amata, è nuovo, vivo ogni giorno. Con i momenti di oscurità (fammi luce Gesù) e i momenti di gioia (canto per te Gesù). I cristiani hanno bisogno di scoprire che il rapporto con Dio può essere continuo, con i nostri limiti, ma continuo. Come i mistici, come i contemplativi. C'è bisogno di contemplativi in mezzo al mondo che siano del mondo ma non diventino mondani. Persone che si rendono conto che tutto procede dalla bontà divina, anche le cose che ci sembrano cattive. Le contrarietà, i dolori, i limiti sono educativi e fondamentali perché ci ricordano che poca cosa siamo e ci preparano all'abbraccio con Dio in questa vita e nella vita eterna. C'è bisogno di uno stimolo per vivere con Dio la quotidianità. Perciò arriva questo libro che è soltanto un piccolissimo aiuto per vivere così.

venerdì 1 dicembre 2017

Cartoline 2


Comunicato stampa

«CARTOLINE DAL PARADISO 2»
La speranza oltre la crisi

il nuovo libro di Pippo Corigliano


Edizioni Ares, pp. 234, euro 13

«Sotto la sommessa forma di una raccolta di appunti, c’è qui un libro "vero".
Leggendolo, credo, 
non aumenta solo la nostra informazione,
ma, cosa ancor più preziosa, la nostra umanità».
(Dalla Prefazione di Vittorio Messori)


IL LIBRO


Secondo volume delle «cartoline» di Pippo Corigliano. Lo spirito è sempre lo stesso: commentare i fatti dell’attualità per invogliarci a vedere sempre il bicchiere mezzo pieno, nonostante la crisi, nonostante il governo, nonostante le alluvioni e i terremoti, nonostante tutto… Senza pretesa di insegnare nulla Pippo, pagina dopo pagina, sa fare breccia nei cuori e donare al lettore, con un sorriso, le ragioni profonde e per nulla scontate della sua speranza.

L'AUTORE
Pippo Corigliano, autore di successo anche per Mondadori, con cui ha pubblicato 4 titoli, si vede così: «Un ingegnere prestato alla comunicazione. Gli piacciono san Josemaríasan Giovanni Paolo IIJoseph Ratzinger e Papa Francesco. Anche Napoli, i faraglioni e la pizza» (dal Profilo Twitter).

UFFICIO STAMPA

Per informazioni e contatti con l'autore:
Riccardo Caniato, 0229514202 int. 202, cell. 3333584110, riccardo.caniato@ares.mi.it
Alessandro Rivali, 0229514202 int. 204, cell. 3493344541, alessandro.rivali@ares.mi.it


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