mercoledì 27 giugno 2012

Formigoni indagato. Ridete, festeggiate profeti del nulla!

 
Evviva! Formigoni è finalmente indagato! Esultano i giornalisti di Repubblica, zelanti moralisti verso tutti, eccetto che con il loro padrone. Va a tutta pagina il Corriere della Sera che ha profuso colonne su colonne per riferire su Cl e sulla Santa Sede, anche quando non c’era niente da dire. Celebriamo degnamente il ventennale di Mani Pulite. Vi ricordate che clima di prosperità c’era nell’Italia del 1992? E avete presente il clima di povertà che ora respiriamo? Se continua così, grazie al giustizialismo imperante, l’Italia fra vent’anni sarà defunta. Defunta sì ma con le mani pulite e il corpo lavato per il cimitero.
Per carità la magistratura deve fare il suo lavoro: ma quello del servizio al cittadino, che oggi aspetta di ottenere giustizia quando sarà già morto. Invece, vivacissima, essa attacca dovunque ci sia ombra di potere. Sembra che l’obiettivo sia rendere l’Italia impotente. Perché agisce così? Mistero.
I cristiani sono perseguitati in Nigeria, come in tanti altri paesi, ma lo sono anche in Italia dove le bombe e gli agguati continui arrivano a mezzo stampa, mentre la nuova tortura è il carcere preventivo. La costituzione e i diritti umani valgono per gli altri paesi. I suicidi non commuovono più nessuno. In Francia dopo il Terrore arrivò Napoleone, ma è meglio non ripetere. Confidiamo nella preghiera (guai a trascurarla) e nel lavoro ben fatto e silenzioso. Le ghigliottine passano, i cristiani restano e saranno il futuro. Ridete, festeggiate profeti del nulla!


lunedì 18 giugno 2012

Un cartolina dal Paradiso sulla bambina vietnamita


L’incontro con la bambina vietnamita, nella serata milanese del 2 giugno, è stato un momento rivelatore del pontificato di Benedetto. Il Papa professore, il difensore della fede, il valorizzatore della tradizione, ha rivelato il suo volto più intimo. Nella sua autobiografia Joseph aveva svelato il suo modo sereno e familiare di guardare alla vita e alle sue gioie, ma quella sera, proprio perché parlava ad una bambina, ha manifestato chiaramente la tenerezza del suo cuore: il ricordo della sua famiglia è apparso in tutta la sua dolcezza. Il canto tutti insieme col papà, che suonava la chitarra (letteralmente “la cetra”), le passeggiate nei boschi, la bontà di Dio che si rifletteva nel loro reciproco volersi bene. Se si guarda alla vita di un santo si trova  la santità dei genitori. Era davvero un anticipo di paradiso il clima di quella casa in cui il sabato sera il papà leggeva le letture della S. Messa del giorno dopo. La vicinanza a Salisburgo, la città di Mozart, aiutava a vivere una particolare sensibilità musicale e il Papa ricorda il Kyrie cantato come l’inizio di un rapimento soprannaturale. La predilezione del Papa per la musica non è evasione, è preghiera. In quel breve dialogo milanese è apparso il filo unificante della sua vita che nasce al tempo della fanciullezza nell’ambiente familiare e giunge al Paradiso dove ritroverà quello stesso clima di famiglia nel grande amore di Dio. Ecco la teologia di Ratzinger, una teologia viva che nasce dall’amore e tende all’amore.

"Preferisco il Paradiso" torna nelle librerie come Oscar Mondadori



Il biglietto per il Paradiso ora è scontato e costa solo 10 euro. Naturalmente si tratta di pubblicità ingannevole. Non basta comprare il libro, occorre leggerlo e mettere in pratica quello che c'è scritto. Niente è inventato. Su com'è il Paradiso - compresa la garanzia che esiste - la fonte è la Sacra Scrittura e i testi di Joseph Ratzinger. Su come arrivarci i consigli provengono da Giovanni Paolo II e San Josemaría Escrivá. La materia prima è quindi genuina: la cucina è di Pippo Corigliano e qui l'area di destinazione si restringe. Il libro va bene solo per chi ama gli sfizi, i cioccolatini di Gay Odin e Capri. Per chi ama frequentare le riunioni di condominio, andandoci con piacere, il libro non è indicato.
Chi regala questo libro spende poco, fa una bella figura e potrebbe agevolare l'ingresso di un'anima in Paradiso. Non è poco: è una  caparra per un posto anche per se stesso.

Su Tempi una bella intervista a Bernabei


A proposito del libro intervista a Ettore Bernabei di Pippo Corigliano

Ettore Bernabei è inequivocabilmente cattolico, ma c’è una parola del vocabolario cattolico che non riesce a digerire: miracolo. Crede nei miracoli, ma quello che “all’estero, nel mondo anglosassone hanno chiamato ‘miracolo italiano’ non era un miracolo, era frutto di una politica fondata sulla dottrina sociale della Chiesa; l’hanno chiamato miracolo perché non credevano che fosse possibile, non credevano ai loro occhi, ai capitalisti convinti dell’assioma di Weber non tornavano i conti, una nazione cattolica, governata da cattolici non poteva dare - questo era il pregiudizio - ai propri cittadini benessere e libertà”.
Il nostro incontro con lui prende spunto dal suo libro L’Italia del “miracolo” e del futuro (intervista a cura di Pippo Corigliano, Cantagalli, 240 pagine, euro 16.50) e ruota intorno a questa contrapposizione tra un sistema capitalista e mercatista già in crisi e in via di progressiva finanziarizzazione, espressione di ambienti laici internazionali, e l’esperienza di un’economia mista pubblico-privato che pone al suo centro il bene comune anche come benessere diffuso, frutto di un’elaborazione del cattolicesimo politico, che “ha portato l’Italia negli anni Sessanta a essere il quarto paese più ricco del mondo, davanti alla Gran Bretagna”.
Bernabei ci riceve a Roma, nella sede della Lux Vide (una delle società europee più importanti per produzioni televisive, cinematografiche e di animazione), a poche centinaia di metri dal palazzo della Rai di viale Mazzini, di cui fu direttore generale dal 1961 al 1974, prima di diventare presidente dell’Italstat  (finanziaria capogruppo dell’Iri).
Nel suo libro corre un fil rouge nella lettura che lei dà della storia del ’900, l’elemento anticattolico, perché?
Perché c’è. Anticattolico o antireligioso. Non mi sono inventato io il sostegno di circoli finanziari occidentali a Lenin, ospitato e mantenuto in Svizzera e a Capri come un principe zarista prima di essere portato con un treno piombato, in pieno conflitto, attraversando tutti i fronti, a Leningrado. Le sue prime azioni furono contro le chiese, i sacerdoti, le monache. Impiantò in un paese di contadini credenti e grandi lavoratori l’ateismo teorico, dopo che in Occidente il capitalismo aveva condotto all’ateismo pratico le grandi masse di operai inurbati. Che la prima guerra mondiale avesse come obiettivo, e come risultato, l’eliminazione della grande monarchia cattolica degli Asburgo e del suo impero è un dato di fatto. Lo stesso tentativo avvenne in Spagna, dove le Repubblica di Juan Negrin, oltre all’appoggio politico del Fronte popolare di Léon Blum, a quello militare dell’Unione Sovietica, godeva dei finanziamenti delle banche inglesi, era un fronte eterogeneo unito, scusi il bisticcio, da un credo ateista.
Lì però vinsero i cattolici e un certo Francisco Franco…
Che non si fece scrupoli di perseguitare i cattolici che gli si opponevano. Li difese l’arcivescovo Montini con un libretto che gli stava costando caro. Il cardinale Ottaviani lo voleva inserire nell’indice dei libri proibiti e il Diritto canonico del tempo prevedeva che l’autore di un libro finito all’indice venisse ipso facto sospeso a divinis. Ma monsignor Dell’Acqua, che aveva sostituito Montini in Segreteria di Stato, avvertì Pio XI delle intenzioni del Sant’Uffizio e non se ne fece nulla.
Trame vaticane? Corvi?
Mi fanno ridere gli attuali scopritori di convulsioni Oltretevere. La Chiesa le ha sempre superate, ed è andata avanti.
Torniamo al filone anticattolico del Novecento.
Non era certo credente Hitler, che ereditò e continuò portandoli a estreme e spaventose conseguenze gli esperimenti eugenetici inglesi di inizio secolo. Né lo era Mussolini, che però aveva, come dire, troppi preti in casa, e si barcamenò. Il Concordato fu uno sgarro per i suoi amici inglesi, un sgarro sopportato. Poi la storia ha preso altre pieghe.
Perché i fautori del libero scambio, della ricchezza dei popoli, del mercato dovrebbero avercela con il cattolicesimo, non era un ottimo instrumentum regni?
O Dio o Mammona. E il potere del denaro, la finanza, tende a prevalere sulla politica e sull’economia. In questo senso il caso italiano ha rappresentato veramente un’anomalia da destabilizzare. Negli ultimi 150 anni la Chiesa cattolica è stata di fatto ignorata dalla storiografia, fosse di indirizzo sovietico, progressista o di stampo illuminista, se non per venire accusata di esser l’origine di ogni oscurantismo e arretratezza. Ora, nel paese cattolico per antonomasia, dove ha sede il papa, uscito distrutto dalla guerra, senza materie prime, con un evanescente apparato amministrativo ereditato dal fascismo, un cattolico trentino, Alcide De Gasperi, dà vita a un esperimento politico che apre la strada a un gruppo di “professorini” (Fanfani, La Pira, Moro), come li chiamarono, che sulla base della dottrina sociale coinvolge anche i partiti laici e con l’apporto di tutto il paese, manodopera e imprenditori, costruisce il più clamoroso caso di sviluppo del dopoguerra a tassi di crescita superiori a quelli degli Stati Uniti, della Francia e dell’Inghilterra. Chi ricava ricchezza dalla finanza non può non vedere tutto ciò come un pericoloso concorrente.
Un concorrente da destabilizzare…
Bisogna chiedersi perché la contestazione giovanile e operaia in altri paesi è durata due anni e in Italia dodici, perché è sfociata nel terrorismo, sino all’uccisione di Moro, perché in certi anni il fenomeno della mafia è cresciuto esponenzialmente, perché la Sicilia divenne il centro mondiale degli stupefacenti, perché due partiti - certo gli scandali c’erano, ma non c’erano i presupposti dell’autodissoluzione della Dc e del dissolvimento del Psi - sono stati azzerati dall’azione delle procure e dal giustizialismo propalato a piene mani dai media, bisogna chiedersi perché le privatizzazioni che dovevano portare denaro fresco dei privati nelle casse dello Stato hanno portato nei conti delle società acquisite i debiti precedenti dei nuovi padroni. E poi gli attacchi speculativi, mi fanno ridere i giornali quando titolano “Le Borse bruciano duecento miliardi”, le Borse non bruciano soldi, li trasferiscono, da chi li ha guadagnati con il lavoro a chi li accumula con la finanza.
La rivoluzione non è un pranzo di gala. Non lo è neanche il capitalismo, la concorrenza il libero mercato…
C’è un problema culturale di fondo: qual è stata l’origine di un sistema economico misto che ha prodotto ricchezza benessere e libertà? La dottrina sociale della Chiesa. La quale, aggiornata oggi nei principi di solidarietà e sussidiarietà può produrre un’economia che ci porti fuori da questa crisi. Non ci si stupisca degli attacchi alla Chiesa; certo, si presta il fianco con gli scandali come la pedofilia e con le lotte interne, ma il mondo che si presume autonomo in forza della sua scienza e del suo denaro si allarma di fronte a un potere irriducibile a sé. La crisi che stiamo vivendo è un ulteriore sussulto della crisi del sistema capitalistico che si trascina da un secolo. Gli ultimi papi ne sono stati tutti coscienti: lo fu in modo estremamente lucido Paolo VI, lo fu Giovanni Paolo II quando disse: “Dobbiamo ringraziare Dio per la caduta del comunismo. La crisi mondiale non è finita e coinvolge ormai il sistema capitalistico. A voi toccherà di vedere la fine del capitalismo di speculazione e di degenerazione finanziaria”; lo è Benedetto XVI quando ammonisce che “la crisi finanziaria mondiale ha dimostrato la fragilità dell’attuale sistema economico (…) e l’erroneità dell’idea secondo la quale il mercato sarebbe in grado di autoregolarsi indipendentemente dall’intervento pubblico e dal sostegno dei criteri morali.
La Chiesa che ricorda alla politica e all’economia la centralità della persona umana e dei suoi diritti, per chi ricerca solo il profitto sarebbe allora  un ostacolo, una presenza da indebolire?
C’è stato un viaggio molto importante di Benedetto XVI, quello in Inghilterra. Il riavvicinamento con gli anglicani, il ritorno di molti sacerdoti e qualche vescovo alla comunione con Roma e il riconoscimento che l’establishment inglese ha fatto del valore e del significato pubblico della religione ha allarmato molti circoli finanziari, soprattutto al di là dell’Atlantico. Per scongiurare l’unità dei cristiani certa gente è pronta a escogitare di tutto, altro che corvi.

Tempi - Intervista con Ettore Bernabei
di Ubaldo Casotto



mercoledì 13 giugno 2012

I cristiani possono costruire il futuro. Basta coi Lanzichenecchi

 
E’ uscito un mio libro intervista a Ettore Bernabei e Tempi l’ha ben recensito. Perché l’ho scritto? Semplice: perché Bernabei è il tipo di cristiano di cui il nostro mondo ha bisogno. Si dice che le cattedrali medievali siano state costruite dalla fede, osserva Gilson, ma anche dalla geometria: fede e geometria, professionalità e preghiera. Il laico cristiano, oggi più che mai, deve camminare su due gambe: da una parte la gamba della preghiera, dei sacramenti, della preparazione teologica e della lettura del Vangelo, dall’altra la gamba del lavoro ben fatto, per amore di Dio, e dell’attività professionale come servizio. A un cristiano così si può dire: vai! Non avere paura dei giacobini e dei puritani che vogliono bloccarti col pretesto che anche tu porti i segni del peccato originale. Guardali negli occhi e dì loro: che diritto avete di indagare sulla mia vita e scagliare pietre? Chi siete? “Scagli la prima pietra chi è senza peccato” è stato detto. E voi sareste senza peccato? Basta con i lanzichenecchi che girano per il nostro Paese usando come spingarda la diffamazione a mezzo stampa nei confronti dei cattolici e della Santa Sede! Gli affaristi che stanno dietro al Corriere della Sera sono immacolati? Il padrone di Repubblica ha la coscienza a posto? Non mi risulta, e così per gli altri. Perché questo gioco al massacro? Cosa volete? un Paese affamato e senza guida affidabile? Se verranno a mancare i cristiani, lo avrete. L’unica speranza sta in chi sa pregare e lavorare.


lunedì 4 giugno 2012

Il Corriere del 29 maggio recensisce l'intervista a Bernabei

Novecento
Riflessioni inedite sull'Italia (e sulla Russia)
Il libro intervista di Ettore Bernabei, ex direttore generale della Rai, con Pippo Corigliano
Essere stato un protagonista di grandi momenti del dopoguerra (e direttore di un quotidiano già nel 1951, «Il Giornale del mattino») poi superare i novant'anni mantenendo intatte lucidità e memoria significa, in qualche modo, diventare storici della propria stessa vita. Quando poi si consegnano riflessioni alle pagine di un libro, il distacco si mescola al ricordo e viceversa, regalando un racconto che è insieme memoria personale e collettiva di un Paese, di una comunità nazionale. Questa miscela straordinaria si ritrova nei vari capitoli de L'Italia del «miracolo» e del futuro (Cantagalli) l'ultimo libro di Ettore Bernabei, classe 1921, che si è fatto intervistare da Pippo Corigliano, scrittore e saggista, per più di quarant'anni responsabile dell'informazione dell'Opus Dei per l'Italia.
Ettore Bernabei - «L'Italia del «miracolo» e del futuro» - Cantagalli, pp. 200, € 16,50Ettore Bernabei - «L'Italia del «miracolo» e del futuro» - Cantagalli, pp. 200, € 16,50
Un'accoppiata culturalmente ben definita, unita da solide certezze. Verso la fine del racconto, Bernabei indica in una brevissima risposta, forse la più telegrafica del volume («È costante la presenza di Dio nella Storia») quel filo rosso che lega insieme tutto questo saggio storico-analitico.
Corigliano intervista un Bernabei diverso da quello apparso in altri volumi. Stavolta l'ex «boiardo di Stato» indossa davvero i panni dello storico e propone una lettura della storia italiana a partire dall'Unità ricordando per esempio il ruolo delle logge massoniche europee (Bernabei le definisce anche «poteri forti») come sostegno al progetto complessivo di una Italia finalmente unificata.
Bernabei non limita la sua analisi storica contemporanea alle vicende italiane. Molto interessante, e per certi versi inedito, il capitolo dedicato alla rivoluzione sovietica e al rapporto dell'Urss con il grande capitalismo angloamericano, spaventato dalla prospettiva iniziale «che la Russia zarista potesse diventare la prima potenza del mondo», e di qui l'appoggio iniziale di alcuni «circoli cultural-finanziari» a Lenin come possibile motore di un cambiamento in Russia: ma è solo un esempio.
Ettore Bernabei (Firenze, 1921) è un giornalista e produttore televisivo italiano. È stato direttore della Rai
Nel libro di Bernabei scorre soprattutto il dopoguerra: la fine del fascismo, il miracolo economico, l'esperienza politica della Dc, l'omicidio Moro, persino la recentissima crisi economico-finanziaria e il possibile, rinnovato ruolo dei cattolici nella vita politico-sociale dell'Italia. Ovviamente si analizza il fondamentale ruolo avuto dalla tv, in tutte le sue declinazioni, sia nel costume che nella vita politica: e qui si ritrova intatta la tempra del mitico direttore generale di viale Mazzini. L'ultima parte, sempre tenendo stretto il famoso filo rosso, è un richiamo appassionato al valore della famiglia come cellula fondamentale di una società che si voglia sottrarre «alla nefasta civiltà dell'egoismo».
Paolo Conti 29 maggio 2012 | 17:15

Tu solo hai parole di vita eterna





“Questa mattina ho seguito la Santa Messa officiata dal Papa per la giornata della famiglia: emozioni forti, dolcezza, sensi di colpa, speranza, voglia di essere disponibile e continuare a lottare… Grazie alla Chiesa e a questo Papa! E’ un GIGANTE! …” E’ un SMS di un mio compagno di scuola che, allora, era un “discolo” ed eccolo qua medico anestesista dal cuore grande. Da un’intervista al volo del tg: “In famiglia è il luogo dove ho sperimentato la felicità”, oppure “Se non ci si aiuta in famiglia non ci si aiuta da nessuna parte”. Frasi semplici che dicono le stesse verità che il Papa è venuto a ribadire. E’ incredibile. Chi nel mondo ha un leader anziano, gentile e fragile che quando parla t’incanta perché ha parole di verità e di vita eterna? Il Papa dice alla bambina che i suoi primi anni in famiglia sono stati un paradiso… Viene da ripetere con San Pietro “Da chi andremo? Tu solo…”
La famiglia sta prendendo coscienza di se stessa davanti ad un mondo in macerie che finge di non conoscerla e la ostacola. Le famiglie sono una foresta silenziosa che cresce e, come nel dramma di Shakespeare, la foresta si muoverà e questo sarà il segno della fine di un vecchio mondo egoista e l’inizio di un mondo più umano. Un settimanale, in questi giorni, presenta in copertina un corvo che fa “Cra, cra, crac” sulla sagoma di San Pietro sullo sfondo. Il crac sarà tutto vostro, corvi del malaugurio. E’ ora che chi ha fede non si nutra più di questa stampa ipocrita e portatrice di sventura.


sabato 2 giugno 2012

Il diavolo fa le pentole ma non i coperchi

“Il demonio fabbrica le pentole ma non i coperchi” dice il detto di saggezza popolare che si attaglia particolarmente all’aggressione al Santo Padre che è in atto. Non solo è stata scoperta un’attività di spionaggio ai danni del Papa ma si è resa evidente la strategia di voler presentare (con libri, articoli e trasmissioni tv) la Santa Sede come un ricettacolo di guerre intestine e di affari dolosi allo scopo di scuotere il prestigio mondiale della Chiesa Cattolica. Così si spiega anche la virulenza degli attacchi ai cattolici, in Italia e all’estero. La verità è che la Chiesa dà fastidio per il semplice fatto di esistere, oggi come ai tempi dell’Impero Romano. La Chiesa non fa politica ma non consente il culto del potere. E il potere si vendica. Chi non ricorda la mano alzata di Giovanni Paolo II mentre grida “No alla guerra!”. Poi la guerra in Iraq c’è stata e sappiamo quanto è costata in termini di vite e sofferenze umane. Ma, più in generale, la Chiesa Cattolica dà fastidio perché non è strumentalizzabile dal potente di turno, perché per il potere è “altro da sé”. Ecco allora che la si combatte con l’arma di oggi, che è la diffamazione attraverso i mezzi di comunicazione. Il demonio non impara mai che la persecuzione rafforza la Chiesa, la rende più unita. Ciò che dobbiamo fare è stare accanto al Santo Padre, pregare per lui: l’occasione della prossima giornata delle famiglie è quella buona per far sentire al mondo che i cattolici sono un cuore solo e un’anima sola (Atti 4, 32). 



venerdì 1 giugno 2012

Nella bellissima Lecce si è parlato del Paradiso

Venerdì 25 maggio, su invito di Fabrizio Antinozzi, sono stato a Lecce ospite della libreria Liberrima per parlare del Paradiso. Ho potuto rivisitare la città con calma e l'ho trovata un vero anticipo del Paradiso.



Chi avesse il desiderio e il tempo di vedere il filmato dell'incontro può, grazie all'abilità tecnica di Fabrizio Antinozzi, cliccare su http://www.youtube.com/watch?v=x04wUcw09Lw&feature=g-upl