Il
giorno di Pasqua Gesù risorge. Solo un Dio può risorgere dopo tre giorni. Il
fondamento della felicità cristiana sta in quella risurrezione. Il giovedì
santo si avverte palpitante l’umanità di Gesù: il suo cuore. Il giovedì santo è
il giorno che più mi commuove. La Domenica di Pasqua è la fede che mi mostra il
prodigio di Dio. Il giovedì precedente sento il cuore di Gesù ardere con
un’intensità irraggiungibile che emana il calore sufficiente per riscaldare il
mio povero cuore. Gesù comincia esagerando, inventandosi un gesto che ora è
abituale ma allora doveva risultare sconvolgente. Lava i piedi ai suoi amici e
lo fa bene, con l’asciugamano cinto in modo da asciugare dopo il lavacro. Ma
perché fai questo Signore? Pietro, che ha il cuore grande, avverte l’eccezionalità
del gesto e si ribella. Si ribella anche perché avverte che in quel gesto
incombe la tragedia. Poi il pane e il vino. Vorrei non abituarmi mai e vedere
in ogni Messa l’ultima cena. “Ho desiderato ardentemente” dice Gesù nella traduzione italiana del Vangelo. Il
fuoco arde nel cuore di Gesù ed è il fuoco della redenzione, del rinnovato
amore fra l’uomo e Dio. L’amore di Dio c’è sempre ma ora noi possiamo attingere
al cuore di Gesù per infiammare il nostro. Che gran giorno il giovedì Santo! Quest’anno
lo passeremo accanto all’ultimo dono che Dio ci ha fatto: un Papa che sa parlar
d’amore, che lo trasmette. Un Papa che opera e parla con la dolce pedagogia del
pastore che vuol nutrire al meglio le sue pecore.
venerdì 29 marzo 2013
venerdì 22 marzo 2013
Il Papa prega e c'insegna a pregare
Grande
Papa che si fa benedire dalla folla, che affida il suo predecessore alla
Madonna “perché lo custodisca”, che si chiama Francesco perché predilige i
poveri, la pace e la natura! Questo Papa piacerà ai veri governanti del nostro
pianeta: quei paperoni di origine puritana che pensano che il mondo debba
essere governato da loro mentre i cattolici devono occuparsi dei poveri, degli
emarginati e dei moribondi. Ma non hanno capito bene: a loro sfugge che la vera
forza di Papa Francesco, come di Madre Teresa di Calcutta, sta nella preghiera.
Senza la Croce e senza la preghiera, ha ribadito Papa Francesco, la Chiesa
sarebbe una organizzazione benefica non governativa. Quando Giovanni Battista
mandò a chiedere a Gesù se fosse lui il messia, Gesù risponde: “ai poveri è
annunziata la buona novella. E beato colui che non trova in me motivo di
scandalo” (Lc 7,22). Non solo la cura del corpo ma anche la cura dell’anima che
conduce la creatura a unirsi al Creatore, grazie alla salvezza portata da
Cristo. Questo Papa umile che chiede la preghiera “di voi su di me” farà
tremare le casseforti dei potenti e ci sveglierà dal torpore dell’anonimato. Mi
invita ad avere faccia tosta, ad affermare l’efficacia della preghiera. C’è
nell’aria la forza dei primi cristiani che hanno convertito l’impero romano.
Per quelli che mettono il cuore nei tesori della terra dove la tignola consuma
è il momento del ravvedimento. Dio è misericordioso – ricorda il Papa - sono io
che devo chiedere perdono.
martedì 12 marzo 2013
Con il nuovo Papa una nuova Italia
Avere
un nuovo Papa è l’occasione per un esame di coscienza, come cristiani e come
italiani. Come cristiani dobbiamo far fruttificare l’eredità spirituale
dell’unico lungo pontificato Wojtyla-Ratzinger, 35 anni dal 1978 al 2013, che
ha visto la Chiesa diffondere in tutto il mondo un messaggio di speranza, di
fede e di amore. Per noi italiani questo stesso messaggio ha un significato
particolare. Basta con la caccia all’untore, basta col dire che i colpevoli
sono gli altri! Cosa faccio io è quello che conta. Dio è contento di me? I miei
cari lo sono? I miei amici e colleghi di lavoro possono esserlo? Forse qualcuno
si è lasciato prendere dallo spirito giustizialista. Ci hanno fatto credere che
la “casta” gode di privilegi alle nostre spalle, che c’è chi approfitta e ruba.
E con questo? Se aspettiamo che finiscano gli scandali per cominciare a
lavorare stiamo freschi e andremo tutti a picco, ladri e indignati. Dobbiamo
reagire e non unirci alla folla di coloro che pensano che basta protestare.
Devo avere speranza, accettare le contrarietà che Dio permette ed unirmi a Gesù
che non aveva dove posare il capo. Devo diventare seminatore di pace,
laboriosità, serenità. Non lamentarmi. Una persona contenta è una grazia di Dio
e io devo esserlo. I cristiani sono portatori di una buona notizia. Da Maratona
Filippide corse per 40 chilometri per annunciare agli ateniesi la vittoria sui
persiani. E io devo annunciare la grande vittoria di Gesù sulla morte. Viva il
Papa! Viva l’Italia!
martedì 5 marzo 2013
Ratzinger insegna ad appoggiarsi su Gesù
E’
tempo di far fruttificare in noi il seme dell’insegnamento di Papa Ratzinger.
La sua umiltà e la sua fede riguardano anche noi. Viviamo immersi nella cultura
dell’uomo che si fa da sé. Fin da bambini ci è stato insegnato che essere
cristiani significava comportarsi bene. “Ma come – ci hanno detto – hai fatto
la Comunione e ti comporti così!”. Ratzinger ci ha fatto capire che il
cristiano non è un superuomo ma è un pover’uomo che “si appoggia” in Dio.
L’atteggiamento di chi dipende da Dio, di chi trova in Gesù le sue forze:
questo è l’atteggiamento cristiano. “Senza di me non potete fare nulla”. Questo
è il punto da cui partire per risolvere le nostre crisi: la crisi culturale,
economica, politica, sociale, familiare, personale. “Imparate da me che sono
mite e umile di cuore” ha detto Gesù e Ratzinger lo ha ripetuto con l’esempio.
L’umiltà è la porta delle virtù e della felicità. Essere cristiani non è una
casacca, una stirpe, un partito, un gruppo, una corrente culturale: è vivere di
fede. “Il giusto vive di fede” ha detto San Paolo e Ratzinger lo sta facendo:
le sue dimissioni non sono sue, sono una “chiamata”. Devo essere consapevole
che se non mi appoggio in Dio sono un animale poco razionale, pigro, sensuale,
inaffidabile: è Gesù che ogni giorno mi sostiene e mi traccia la strada. Perciò
ho bisogno della preghiera, di confessarmi, di comunicarmi, di leggere il
vangelo, di studiare il messaggio cristiano. Allora sarò un eroe cristiano, un
santo, come lo è stato Ratzinger.
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