giovedì 23 agosto 2018

L'allegria


“Darsi sinceramente agli altri è di tale efficacia che Dio lo premia con un’umiltà piena di allegria” (Forgia 591”). E’ un pensiero di San Josemaría di grande semplicità ma molto saggio. Parla di umiltà che è sempre collegata con l’allegria. Quando penso ai miei diritti, a ciò che mi spetta, ai riconoscimenti che meriterei, divento pesante e antipatico. Se invece mi preoccupo degli altri vengo attirato in un mondo in cui sono spettatore e anche umile servitore (come disse Joseph Ratzinger quando fu eletto papa). Ogni persona è un mondo: essere disposti ad entrare in punta di piedi in quel mondo è sempre una scoperta. Imparo e verifico che gli altri sono più buoni di me: hanno tante cose da insegnarmi.
La disponibilità alla volontà di Dio è fondamentale. “Manca la gioia? Pensa: c’è un ostacolo fra Dio e me. Indovinerai quasi sempre”(Cammino 662). Da questo punto di vista quando avverto una punta di tristezza o scoraggiamento mi sembra come una spia rossa nel cruscotto dell’auto. C’è qualcosa che non va con Dio. Per quanto riguarda me, toglierei quel “quasi”. Direi che sempre quando mi rivolgo a Dio la tristezza scompare.

venerdì 17 agosto 2018

Mortificazione e allegria


Le persone più allegre che ho conosciuto erano persone che sapevano vivere gioiosamente lo spirito di penitenza. Persone che sapevano godere delle cose belle della vita e mantenere la serenità nei momenti avversi, preoccupandosi degli altri anche in prossimità della morte. La tristezza è l’alleata del demonio. Chi si allontana da Dio porta con se’ un fermento d’insoddisfazione: diventa problematico e superficiale, fa discorsi oziosi, percorre itinerari che non portano da nessuna parte. La vita di un uomo di fede, pur in mezzo alle manchevolezze, è come una freccia che viaggia in direzione della vita eterna. Una vita di gioia che incomincia su questa terra.
Più che parlare di mortificazione si dovrebbe parlare di “vivificazione”. Offrire a Gesù le contrarietà della giornata, passare al di sopra delle sgarberie ricevute, lasciare agli altri le cose migliori a tavola e così via… non sono solo un allenamento dell’anima e del corpo, sono una maniera di continuare la mia preghiera che sembra sempre insufficiente. Mortificarsi è amare di più Gesù e amare maggiormente gli altri. Voler bene è divinizzarsi. Gesù dice “siate perfetti” dopo avermi insegnato che devo perdonare come Dio mi perdona. La perfezione è questa: assomigliare a Dio nell’amore. Forse qualcuno non gradisce le mie manifestazioni di affetto: è il momento di voler bene senza riscontri, come Gesù che ebbe incomprensioni e anche il tradimento da chi gli stava più vicino. Signore insegnami a voler bene.

sabato 11 agosto 2018

A Maria

In vista della festa di Maria pubblico la preghiera che Le rivolgo ogni mattina:

Maria, madre e regina mia,
dammi la felicità di saper amare. Soprattutto quelli che sono vicino a me, malgrado i loro difetti e grazie ai loro difetti. Perché questa è la vera felicità: saper voler bene. Questa è la mia vocazione, a cui mi chiami col tuo esempio.
dammi la forza di essere buono. Le cattiverie mie e altrui sono conseguenza della debolezza. Con la tua forza saprò essere buono, sereno e comprensivo.
dammi la serenità di vedere in ogni avvenimento, anche doloroso, la mano della Provvidenza e la forza redentrice della sofferenza. Ricordami che ogni dolore ha un valore fecondo quando è unito alle sofferenze di tuo Figlio.
difendimi dalla tristezza, che è l'alleata del nemico, e aiutami a essere fonte di gioia e ottimismo per quelli che mi stanno attorno.
Ti bacio caramente come tuo figlio piccolo, stammi vicino. Ogni mia preghiera e azione cominci con te e finisca con te.

mercoledì 8 agosto 2018

Dio mi ama?


Non è stato facile per me credere pienamente che Dio ci ama. Viene spontaneo dire davanti alle situazioni dolorose: e Dio dov’era? A parte il fatto che molte situazioni sono dolorose perché Dio è stato cacciato. Nei campi di concentramento, nei gulag e nelle guerre Dio sembrava non esserci perché era stato esplicitamente rifiutato… Restano comunque i dolori della vita che a volte si sommano e sono acuti…
Ultimamente mi ha convinto una considerazione: come sarebbe la mia vita senza il dolore, senza le contraddizioni? Se tutto andasse liscio, se tutti approvassero il mio modo di essere, se non trovassi alcun inciampo? Sarei un presuntuoso insopportabile. Ecco che il dolore appare come una medicina per l’anima perché mi fa capire il mio limite. Il bambino cerca la mamma quando soffre e così le contraddizioni mi spingono verso Dio. Anche la bellezza e la bontà mi fanno scoprire Dio ma, come in un quadro di Caravaggio, la luce ha bisogno dell’ombra per farmi capire la realtà.
Non è una considerazione geniale ma ben si aggiunge a quella fondamentale: credo che Dio mi ama perché ha sparso il suo sangue per me. Ha calpestato questa terra, ha fatto e ha detto cose buone. Il sacrificio di Abramo che dona il figlio era una figura dell’espressione dell’amore massimo che si è rivelato in Gesù.
Posso stare tranquillo: Dio mi ama anche se la mia mente incerta non riesce a capirlo in pieno.

mercoledì 1 agosto 2018

Un Dio creativo


Le vacanze estive sono un richiamo all’aspirazione al dolce far niente che ciascuno si porta dentro. Finalmente posso “staccare”! ma c’è il rischio, per me almeno, di staccare attaccandosi al nulla, cercando di ritornare alla condizione di bambino con i sonni profondi e il desiderio di giocare senza impegnarsi davvero in niente: quel tempo sdraiato sulla sabbia guardando le nuvole oppure quei giochi e avventure che allora erano appaganti. Tutto questo è molto umano e anche bello ma ogni anno riscopro che le vacanze sono un momento adatto per restaurare le relazioni. Per chi è sposato la relazione con la moglie colla rinnovata disposizione del primo amore, con i figli che ricordano per sempre ciò che si fa per loro (chi può dimenticare la persona che gli ha insegnato ad andare in bicicletta senza le rotelline laterali, o che lo ha fatto nuotare senza salvagente per la prima volta?). Con gli amici si ha la possibilità di parlare con maggiore profondità e serenità… E poi c’è la relazione con Dio. Mi piace ripetere che Dio non solo è creatore ma anche creativo. Guardare la natura offre continui spunti. Ho la possibilità in questi giorni di nuotare e rivedere una gran quantità di pesci che ogni anno mi meravigliano. I saraghi sono elegantissimi sia quando sono piccolini che più grandi. Portano una striscia nera sulla coda argentea e alcuni anche dietro la testa. I più grossi vanno da soli con maestosità muovendo leggermente la coda che, all’occorrenza, è pronta per imprimere una velocità sfrecciante. Le orate suggeriscono irrimediabilmente un piatto in cui mangiarle ai ferri (lo ammetto) ma mi conforta vederle libere a mezz’acqua. In cielo ci sono i gabbiani che, a differenza dei colleghi di città, suscitano simpatia specie quando insegnano a volare ai piccoli ormai cresciutelli che si riconoscono dalle penne grigie e pigolano, a differenza dei genitori che sembrano emettere risate sguaiate.
Potrei continuare con gli scogli di moquette viola e con i pesci colorati. Mi fermo per ringraziare Dio che mi fa capire che ci sono più cose in cielo e in terra che nella mia filosofia, come diceva Amleto.