sabato 31 marzo 2012

Domenica 1 e lunedì 2 sera vedetevi Maria su RaiUno: non ve ne pentirete


Parliamo di Maria, la fiction televisiva che RaiUno ha programmato per domenica e lunedì sera prossimi. Si tratta dell’ultimo impegno televisivo in ordine di tempo della LuxVide, la società di produzione fondata da Ettore Bernabei e portata avanti dal fondatore assieme ai figli Matilde e Luca. La Lux vanta diversi record: la fiction su Papa Giovanni XXIII ha registrato il più alto ascolto mai raggiunto da una fiction in Italia. La serie di don Matteo è arrivata a ben otto serialità e non è detto che smetta, anche se le suore di Che Dio ci aiuti  continuano alla grande raccogliendo il testimone di don Matteo. La Lux ha vinto premi internazionali e vanta una library di tutto rispetto, da Guerra e Pace alla Bibbia.
Ma torniamo a Maria. Sicuramente i Sor Pedanti Pelnellovi troveranno tante cosette da ridire ma la verità è che si trattta di un’opera che resterà nella storia della televisione italiana e che nobilita i nostri schermi televisivi i cui pixel per troppo tempo hanno colorato la tv spazzatura. Sembra un miracolo che dallo stesso schermo da cui si è demolito il senso morale degli italiani possa uscire una raffigurazione così commovente della Madonna. Il personaggio di Maria è disegnato con delicatezza e forza: fin da bambina dimostra personalità. Geniale è stata l’idea delle storie parallele di Maria e della Maddalena. La Maddalena sembra seguire i dettami - ben suggeriti dalla demoniaca Erodiade, vera antagonista di Maria - della cultura dominante dei nostri giorni. Sogna bei palazzi e bei vestiti, balla come una velina, fa la escort di alto bordo e finisce nella disperazione. Un itinerario attualissimo. Sarà l’incontro con Gesù che prima la salva dalla lapidazione (viene identificata con la figura dell’adultera) e poi le rimette i peccati davanti agli indignati farisei. Quest’ultima scena s’intreccia col racconto della parabola del figliol prodigo che diventa figura della Maddalena stessa. Si vede che gli sceneggiatori hanno meditato a lungo il Vangelo riuscendo a inserire raccordi inaspettati, come quando Maria, che è sicura della risurrezione di Gesù, placa gli animi degli apostoli sbandati dopo la morte del Maestro, raccontando l’episodio del Bambino perduto e ritrovato nel tempio dopo tre giorni, alludendo al felice incontro che sta per avverarsi. Commovente la passione “in soggettiva” della Madonna che avverte su di sé le frustate della flagellazione pur trovandosi altrove. Salendo sul Golgota  Maria sente le proprie carni trafiggersi mentre assiste alla crocifissione.
Il messaggio è estremamente chiaro. Finalmente si taglia corto con le interpretazioni soggettive-sociopolitiche. Maria si santifica facendo fino in fondo la volontà di Dio: accetta volontariamente di diventare la serva del Signore. E Gesù è l’agnello che prende su di sé i peccati del mondo: è Colui che viene a fare la volontà del Padre e beve il calice della sofferenza fino alla fine. Punto. Non ci poteva essere una migliore introduzione alla Settimana Santa, e di questo dobbiamo ringraziare la Rai che ha voluto questo programma, dimostrando che la deprecata Rai lottizzata è sempre meglio della tv privata asservita al padrone di turno.
Un grazie particolare va a Ettore Bernabei. Fra tanti convegni e dispute raffinate sui mezzi di comunicazione, che pestano l’acqua nel mortaio, Bernabei ha imboccato la strada dritta di chi si espone di persona. Ha dato la faccia e i suoi soldi non certo per farne altri, ma per dimostrare, come Cristoforo Colombo, che si può scoprire l’America. E l’America è la televisione di qualità che riesce a sconfiggere con ascolti maggiori la tv deficiente. Per far questo occorre intelligenza e coraggio e Bernabei li ha dimostrati.

martedì 27 marzo 2012

Un imprenditore che ama il lavoro, sua moglie e la famiglia


E’ una storia tanto bella che vale la pena raccontarla per esteso. Ne avevo già accennato in una cartolina dal Paradiso ma conviene aggiungere tanti particolari che la rendono affascinante, perché parla d’amore, e adeguata ai tempi, perché parla di lavoro ben fatto e florido, controcorrente in questo clima di crisi.
Gregorio Fogliani nel 1976 è un giovanotto genovese di 19 anni, ultimo di sei fratelli, molto amato dalla sua mamma, con il cuore grande e molto socievole come accade spesso ai figli più piccoli in una famiglia numerosa in cui ci si vuol bene. Questo cuore grande s’infiamma quando conosce Luciana, una ragazza che per lui è la donna più bella del mondo. E’ innamorato cotto, come ricorda sua sorella, e gira per casa sospirando e ripetendo “Com’è bella…”. Fin qui non ci sarebbe nulla di originale, senonché  Gregorio decide di conquistare la sua bella presentandosi con un curriculum di tutto rispetto e si tuffa nel lavoro con passione. Il padre ha una pizzeria e Gregorio, incoraggiato dalla mamma che ha fiutato in lui la stoffa dell’imprenditore, mette su prima un locale più grande e subito dopo un altro. In questi locali si servono pasti per persone che lavorano negli uffici e subito Gregorio fiuta l’affare dei buoni pasto. Comincia con le convenzioni con gli enti e in pochi anni diventa il primo distributore italiano di buoni pasto, con la sigla QuiGroup!. Lo precedono in classifica solo i francesi con una multinazionale ma Gregorio punta alla vetta e aumenta il fatturato anno per anno. Ha creato una rete di locali in tutta Italia che accettano i suoi buoni pasto ma si accorge che i buoni pasto cartacei presentano inconvenienti: possono essere rubati o perdersi, vengono usati al supermercato per fare la spesa e la riscossione non è semplice, la distribuzione in tutta Italia richiede una organizzazione complessa… Allora s’inventa il buono pasto elettronico. Al posto del tagliando cartaceo fa caricare il buono su una tessera elettronica e di colpo tanti problemi scompaiono. Ma Gregorio non si ferma lì: si rende conto che la card elettronica è il futuro e s’inventa il circuito tornasconti. Ora che ha imparato a far convenzionare i negozi propone una carta che garantisce sconti presso decine di migliaia di esercenti, non solo nel settore alimentare. Dapprima gestisce l’idea in proprio poi nel 2010  crea il più grande circuito di loyalty in Europa raccogliendo oltre 24.000 esercizi commerciali e divenendo partner ufficiale di Poste Italiane per lo sviluppo congiunto del circuito Sconti BancoPosta, riconosciuto come “miglior programma loyalty” 2011 a livello internazionale. Tutti abbiamo visto la campagna pubblicitaria che Poste fa con Robin Hood che garantisce sconti ai tanti che hanno il conto presse l’Ente, cioè 12 milioni di persone. Un’iniziativa di grande impatto sociale ora che gli sconti sono necessari per arrivare a fine mese. Parallelamente QUI! Group diventa partner di Cisl per la realizzazione congiunta del circuito di scontistica NoiCISL per più di quattro milioni di iscritti.
I suoi clienti sono Enel, Eni, Unicredit, BNL, Banco Popolare di Milano, Ferrovie dello Stato e altri. Raggiunge così 20 milioni di clienti ma non si ferma.
Nel 2008 crea PayBay una software house di successo specializzata nella monetica, campo prediletto da Monti nel suo programma di governo. “La nostra prossima tappa sarà lo sviluppo di sistemi di pagamento via cellulare”, afferma. Assume ingegneri e giovani tecnici proprio mentre altre società sono costrette a licenziare, attualmente è arrivato a mille dipendenti con una quota rosa dell’80%: “Le donne sul lavoro hanno una marcia in più: sono più perspicaci, più fedeli, più toste”.

  Chiude il 2011 sfondando il muro dei 500 milioni di euro di fatturato con una crescita media degli ultimi 5 anni del 23%, 120 mila esercizi sul territorio nazionale affiliati al servizio buono pasto,  oltre 7. 000 fra Enti ed Aziende clienti, 900 fra dipendenti e collaboratori e 60 nuove assunzioni inserite dall’inizio dell’anno.

Sensibile ai temi della solidarietà, crea la QUI Foundation e lancia l’iniziativa Pasto Buono “Un progetto solidale che permette di distribuire ai bisognosi cibo sano e invenduto dai pubblici esercizi, in varie città italiane”. Trova l’ostacolo di una legge vigente che proibisce la distribuzione dei pasti senza l’abbattitore di temperatura e promuove nel 2011 un disegno di legge, presentato in Senato, per favorire le donazioni alimentari, semplificando l’attuale normativa in vigore. Un’iniziativa sostenuta da tutti i fronti, anche in considerazione della necessità di ridurre i grandi sprechi alimentari esistenti e fornire un sostegno al crescente numero di persone che si trovano in povertà o alla soglia della povertà. Non contento avvia in collaborazione col Comune di Genova un innovativo progetto di approvvigionamento alimentare per “i nuovi poveri” basato sull’utilizzo di una card elettronica che consente il consumo dei pasti in famiglia anziché nelle mense per bisognosi.
Sempre a Genova in collaborazione con i suoi fratelli gestisce diversi locali fra cui la prestigiosa Pasticceria svizzera, guidata dalla mitica Paola, meta desiderata del quartiere di Albaro e fonte di gioia per gli amici di Gregorio

  Ma ciò che colpisce in Fogliani è l’attenzione alla famiglia. Per lui sua moglie – la ragazza d’allora - è tuttora la donna più bella del mondo. Segue con attenzione e simpatia l’itinerario scolastico delle figlie, ormai universitarie. La sua casa è aperta agli amici, compresi i fidanzati delle figlie. Non sogna yacht né farsi fotografare al timone di grandi barche. Conduce una vita sobria, fa colazione e cena in casa, il week end in famiglia e preferisce la cucina della suocera che, smentendo il luogo comune, stravede per lui. Per i suoi cinquant’anni la figlia più piccola gli ha scritto una lettera struggente che termina con queste parole: “ogni giorno che passa mi rendo sempre più conto della fortuna che ho avuto ad avere due angeli come te e la mamma;  insieme siete la mia forza ed insieme mi avete cresciuta parlandomi ed insegnandomi ad ascoltare ..
Una cosa però, caro papà. L'ho imparata anche io .. l'amore che provo per voi è infinito !!! TI AMO”

Lo stereotipo dell’uomo d’affari cinico e arrogante è sotterrato da Gregorio che tiene in gran conto l’amicizia ed è una persona allegra e accogliente. Vive una fede intensa, memore dell’esempio di sua madre. Insomma esistono gli imprenditori cristiani, anzi cattolici.



domenica 25 marzo 2012

Vorremmo dei giudici equi


 
Il problema dei giudici “iniqui” è vecchio come il mondo. Nel vangelo c’è una parabola dedicata al giudice iniquo che alla fine fa giustizia soltanto perché la vecchietta è insopportabilmente insistente. Nell’antico testamento, nel libro di Daniele, troviamo due giudici anziani che vogliono approfittare della bella Susanna e, quando lei si ribella, la condannano. Solo l’intervento di Daniele riesce a salvarla. Da sempre il crimine commesso dal titolare della giustizia è ritenuto il più odioso perché commesso da chi dovrebbe essere giusto.
Non occorre essere esperti di vicende giudiziarie per porsi domande semplici ma fondamentali. Come mai nel nostro Paese la giustizia è lenta fino a raggiungere il suo scopo dopo troppi anni, alle volte dopo la morte degli interessati? Come mai si ha l’impressione che i giudici diventino veloci, documentati e aggressivi soltanto quando prendono di mira una parte politica? Come mai i processi sono diventati clamorosamente mediatici diffamando irrimediabilmente l’imputato anche quando in seguito si rivela innocente? Come mai si fa tanto uso del carcere preventivo quando è noto che in Italia equivale ad una tortura?
Sono domande che la gente si pone, ma spesso non protesta perché il danno capita ad “altri”. Ma dovremmo renderci conto che gli “altri” siamo noi. E’ vero che non ci sarà mai una perfetta giustizia in questo mondo ma, per costruire una nuova civiltà, occorrerà essere noi più giusti e denunciare questi comportamenti, indegni di una democrazia.


lunedì 19 marzo 2012

Per l'informazione la Chiesa è sempre da attaccare. Gli altri sono angioletti



 
Quando c’è qualcosa di strano, c’è qualcosa di strano. Non è una frase di Lapalisse, è un principio che funziona sempre. E’ ora che i cristiani guardino con più sospetto al sistema informativo che ci avvolge. Ci sono troppe cose strane. Si è fatto un baccano infernale (è il caso di dirlo) attorno alla presunta acquiescenza di Ratzinger per i casi di pedofilia nel clero. Poi si è dovuto fare marcia indietro perché era vero il contrario. Si è detto che in America un gran numero di sacerdoti erano pedofili, poi il leader degli accusatori (come rivela Tempi) ha ammesso di aver raccontato bufale. Ma non c’è proporzione fra il chiasso delle accuse e il sussurro delle ritrattazioni. Il risultato è che i sacerdoti e la Chiesa Cattolica vengono guardati con sospetto.
Idem per la Santa Sede: prima fanno credere che sia un covo di fraudolenti, poi si vede che è un ambiente umano con tanti santi e qualche irritabile. Pazientemente il Papa soffre e provvede.
Per altri il trattamento è paradisiaco: Monti viene fotografato mentre prende il treno democraticamente, il presidente della Repubblica viene rappresentato come un santo, ciò che dice viene riportato con venerazione. Sono persone rispettabili ma sembra che lassù svolazzino solo angioletti e che il nostro Paese sia guidato in modo libero e indipendente, mentre non è così. E’ meglio confidare nel Papa e diffidare del sistema d’informazione che tende ad avvelenarci. Non ce la beviamo: quando c’è qualcosa di strano, c’è qualcosa di strano.



 

sabato 10 marzo 2012

Cartolina per Tempi sui nostri tempi...

 
non facciamo scherzi…
Bene ha fatto Tempi a pubblicare l’articolo di Giubilino e Minerva sulla legittimità dell’uccisione di un neonato nei casi in cui è legittimo l’aborto (non si tratta di fuga di cervelli ma di “cervello in fuga”). Così è evidente a cosa si arriva quando si perde la fede nella rivelazione divina.
E’ il momento di dirlo: siamo al capolinea. Le illusioni sono finite. Dopo il mito del progresso, del comunismo, del nazismo è crollato anche il mito del capitalismo capace di portare il paradiso in terra. I poveri stanno diventando sempre più numerosi e poveri e i ricchi stanno diventando sempre più pochi e ricchi. Il capitalismo come ideologia è fallito portando con sè nella caduta la cultura relativista dominante. L’articolo summenzionato ne è un esempio lampante.
E’ bene che chi ha fede in Dio venga fuori dagli atri muscosi e dai fori cadenti e si renda conto che la dottrina sociale della Chiesa non è più qualcosa di cui vergognarsi, come ci hanno fatto credere finora, ma che è l’unico punto di riferimento mondiale, come ha ammesso Cameron davanti al Papa. Chi ha fede in Gesù deve perdere la paura di dire che Dio, nella rivelazione cristiana (nella Bibbia e nella tradizione della Chiesa), dice la VERITA’, che è l’unica che ci rende liberi, con la relativa felicità  possibile su questa terra. Chi ha fede deve dirlo ad alta voce senza timore di esser preso per presuntuoso. Presuntuosi sono coloro che considerano veri i propri pensierini, come i due poveri scienziatelli all’estero.
Segnalo l'opinione di alcuni neonati:
 

domenica 4 marzo 2012

E' lo Spirito Santo a portare Gesù per 40 giorni nel deserto

 
  Sono stato nel cattolico Veneto a presentare un mio libro sul Paradiso. Era un venerdì di quaresima e nella cena successiva alcuni commensali hanno dimenticato l’obbligo di astinenza dalle carni. Non mi sono scandalizzato anche perché in tutta la Bibbia si insiste più sulla misericordia che sul sacrificio. Mi ha colpito la percezione che dei bravi cattolici non si ricordassero che siamo in quaresima.
  Gesù, raccontano i vangeli, dopo il battesimo nel Giordano fu portato dallo Spirito Santo nel deserto per 40 giorni. Gesù non va nel deserto per fare la dieta ma per identificare la sua volontà con quella di Dio Padre e respingere con sicurezza le tentazioni del demonio. E’ un passo del Vangelo che non si può dare per scontato. Se Gesù, figlio di Dio, ha bisogno di ritirarsi per stare in comunione con Dio per poi svolgere la sua missione, quanto più noi dobbiamo tuffarci in questi 40 giorni che precedono la Risurrezione per stare con Dio. Le norme dell’astinenza e del digiuno non sono un fine, sono un mezzo per ricordarci che questo è il momento di purificare il nostro cuore, unirlo a Dio e liberarlo dalle tentazioni che arrivano violente anche per gli uomini di Dio: la sensualità come un fine, l’inutile vanità e il potere per il potere. Ringrazio i miei amici veneti per la loro dimenticanza che mi ha fatto riflettere sulla necessità di stare stretto a Gesù in questi giorni. Solo così la mia vita non sarà una vita sterile e potrò compiere il compito che Dio si aspetta da me.



giovedì 1 marzo 2012

La crisi ha un aspetto positivo: i ciarlatani e i buffoni ora sono fuori moda. Il mondo ha bisogno di persone che sappiano voler bene.

 
Ma questa crisi è proprio un guaio? Certamente sì. Tanta gente non ha come arrivare alla fine del mese, ci sono tanti motivi di autentico dolore. Ma un aspetto positivo c’è. Sta passando la voglia di dire e fare cose inutili.
Sono stato ad una trasmissione di una rete tv commerciale per parlare del Paradiso. Mi son prima dovuto sorbire un’ora di ammiccamenti e battutine sessuali che potevano apparire trasgressivi a ragazzini inibiti degli anni ’50 ma che ormai non fanno ridere nemmeno un po’, ora che il sesso è ostentato, inflazionato, oggetto di largo consumo.
Leggo su un quotidiano nazionale un’intervista sull’Opus Dei al nuovo direttore dell’ufficio informazioni Bruno Mastroianni. Le risposte sono intelligenti e spiritose ma le domande sono di una banalità disarmante. Ancora siamo al complotto, al segreto, al cilicio e ad altre balle alla Dan Brown.
Ormai è il momento di essere seri. Come scrive Mastroianni in un altro contesto: “oggi c'è un precariato persino più insidioso per l'uomo ed è quello del cuore. Quante persone soffrono l'abbandono, l'indifferenza, l'infedeltà?” Il mondo ha bisogno di gente solida che sappia prendersi sulle spalle le sorti degli altri, c'è bisogno di amici veri, di mariti e mogli fedeli, di giovani pieni di voglia di costruire il futuro. Il mondo ha bisogno di persone che sappiano voler bene. E' su questo che si potrà costruire la stabilità che dura davvero.
Questo è il lato positivo della crisi: i ciarlatani e i buffoni ormai sono fuori moda.