domenica 20 gennaio 2019

La preghiera


Sento un mio vecchio amico di scuola dopo tanto tempo che mi dice: “l’essenziale è la preghiera”. Ci penso e concludo che ha ragione. La chiamata dei dodici apostoli, il cui il numero simbolico richiama il nuovo popolo di Dio, avviene dopo che Gesù aveva passato la notte a pregare. La Chiesa nasce dalla preghiera di Gesù.
 Simone risponde alla domanda di Gesù (Voi chi dite che io sia?) con l’affermazione fondamentale : “Tu sei il Cristo Figlio del Dio vivente” Mt 16,16 . Gesù allora afferma che la Chiesa sarà edificata sulla pietra che è Pietro. Ancora una volta la scena è introdotta dalla preghiera di Gesù: Pietro parla in quel modo perché ha visto Gesù pregare e intuisce, grazie allo Spirito Santo, la sua intima relazione col Padre.
 Sul monte Tabor Gesù porta Pietro, Giacomo e Giovanni a pregare e, mentre pregano, il volto di Gesù “cambiò d’aspetto” (Lc 9,29) . La Trasfigurazione avviene perché Gesù è in comunicazione col Padre nella preghiera.  Sempre grazie alla preghiera si manifesta il significato del Vecchio Testamento (Mosé ed Elia che conversano con Gesù).
 Nella preghiera nel Getsemani  Gesù si rivolge al Padre con l’epiteto “Abbà”, Papà, che esprime in modo del tutto originale la figliolanza di Cristo.
  Nel Padre nostro Gesù ci introduce nella relazione col Padre che è una relazione distinta da quella per cui spesso dice “il Padre mio” , ma ne è un’estensione. Nella preghiera dell’ultima cena Gesù fa entrare gli apostoli nella sua intimità, che è amore bruciante per il Padre e coscienza della sua missione, che viene trasmessa agli Apostoli.
La preghiera non si può ridurre a chiedere qualcosa nell’ambito delle necessità personali. La preghiera è identificazione con Dio, volere la Sua volontà, accendersi dell’amore dello Spirito Santo per tutte le creature.
In sintesi solo la preghiera ci fa figli di Dio, fratelli di Gesù,  c’innamora e ci rende onnipotenti.



lunedì 14 gennaio 2019

San Josemaría


Pochi giorni fa è stato l’anniversario della nascita di San Josemaría Escrivá. Diceva il cardinale Ratzinger che i santi ci svelano una parte del volto di Dio, San Josemaría ha svelato a me e a tanti lo stile di vita cristiano che Dio chiede all’uomo d’oggi. Si dice comunemente che Escrivá  ha anticipato la chiamata universale alla santità del Concilio Vaticano II. Non solo l’ha proclamata ma l’ha vissuta: lui per primo ha praticato le virtù cristiane nell’ambiente della vita ordinaria. Grandi sono stati nella Chiesa le tracce che hanno lasciato San Benedetto, i santi Francesco e Domenico, Teresa d’Avila e Ignazio, fino a Padre Pio e Madre Teresa, assieme a tanti altri. Escrivá ha insegnato a cercare la stessa santità in modo diverso, come la può vivere un padre e una madre di famiglia, un giovane studente, un operaio, un professionista. Nella vita di San Francesco ha brillato “madonna povertà”, ma come può viverla un comune cristiano? Come un padre di famiglia numerosa e povera, suggerisce Escrivá. Il punto di partenza per San Josemaría è il cuore, un cuore innamorato di Cristo, che ha detto: vi do un comandamento nuovo, di amarvi gli uni gli altri come io vi ho amato. Un dolcissimo precetto che il piccolo Escrivá ha appreso in famiglia: lo stile famigliare è stato la sua cifra. Volersi bene curando anche le minime manifestazioni d’affetto, vedere anime di fratelli negli altri, lavorare bene con la responsabilità di un padre. La radice della santificazione del lavoro è questa: un amore bruciante per Gesù, per la propria famiglia, per i propri amici, per il proprio Paese. Un grande santo per la nostra epoca…


sabato 5 gennaio 2019

La mia vita è come un fiore di campo


La mia vita è come un fiore di campo. Oggi c’è e domani non c’è. E’ un soffio. Questa considerazione è tratta da un salmo, cioè da un canto rivolto a Dio. Eppure questo piccolo sussultare di vita non è senza senso: ha una direzione. In questi giorni di Natale ho tentato di considerare questo mistero: Dio viene verso di me, mi chiama verso di Lui. La mia breve vita non è la luce di un lampo che si estingue: è una stella che fila verso Dio, non svanisce.
Perché questa verità è compresa da alcuni e apparentemente ignorata da altri? Tu lo sai Signore. Io vedo  che alcuni sono attratti dalla luce di Dio. I pastori semplici e ignoranti vedono e capiscono. I Re Magi, i saggi, i colti dal cuore umile, intraprendono un cammino per giungere fino al Bambino.
Erode invece si agita, vede in Te Signore un pericolo e semina morte. I teologi che lo circondano sanno dove nascerà il Messia e sanno tante cose ma la loro scienza non tocca il cuore: restano lì dove sono. E i tanti preoccupati di tirare a campare, di realizzare i loro ansiosi progetti, di evadere dalla vita troppo dura… questi sembra che non si accorgano di niente.
Dentro di me ci sono tutti: i pastori, i Magi, Erode, i presuntuosi inutili, i distratti. Io sono tutti loro, tutti si agitano dentro di me e ho difficoltà ad accettarti completamente Bambino. Aiutami tu e aiuta tutti noi. Voglio essere fra quelli che ti cercano, che ti mangiano i piedi con i baci come voleva Sant’Alfonso dei Liguori… addolcisci il mio cuore, rendimi desideroso dell’unica verità che dà senso, calore e luce alla mia vita. Come diceva Santa Caterina: Gesù dolce, Gesù Amore.