mercoledì 22 marzo 2023

I Tg

 La notizia è che il Tg1, Tg2,Tg3 perdono ascolti. Mi sembra perfettamente logico. Se prendessi un ragazzo di 13 anni e una signora di 65 e li facessi assistere a uno dei telegiornali, potrei chiedere dopo cosa hanno capito. Credo che almeno la metà delle notizie non siano state per nulla chiare.

Per fortuna esiste un esempio positivo: Giovanna Botteri che riesce a stabilire immediatamente un’intesa col telespettatore e gli spiega cosa è avvenuto. Attualmente è la corrispondente da Parigi dove stanno accadendo alcuni disordini che lei spiega in modo convincente.

Se fossi un dirigente Rai pregherei i giornalisti di ascoltare per un’ora i servizi di Giovanna. Credo che la lezione sarebbe efficace e che, in seguito, gli ascolti dei telegiornali tornerebbero a crescere. La causa del calo è una. Lo spettatore non capisce. Molti corrispondenti ammassano notizie come una telescrivente umana. La Botteri ti spiega, partecipa, stabilisce una corrente di simpatia.

Ammetto: vorrei fare il dirigente Rai per un mese. Sono convinto che riuscirei a far aumentare gli ascolti.

Le notizie vanno date senza citare sigle di enti o uffici, oppure dando per scontato che lo spettatore conosca gli antecedenti. Il tono di voce deve seguire il significato di ciò che si sta dicendo e non ammassare le notizie con lo stesso tono:  gli argomenti trattati vanno illustrati come se fosse la prima volta. Diventano ridicole certe corrispondenze in cui vengono stipati argomenti diversi per poi concludere: è tutto. Direi che è un tutto fatto male. Come mai i dirigenti Rai non se ne accorgono?







Umorismo

 Il senso dell’umorismo è un dono della natura umana. Chi ce l’ha, ce l’ha. Chi non ce l’ha, non ce l’ha: guai a sforzarsi di fare dell’umorismo se non si ha questa dote. E’ tipicamente umana ripeto: gli animali, anche i più vicini all’uomo, non ce l’hanno, il che la dice lunga sulla profondità del dono.

Sono stati scritti libri sull’umorismo e non è il caso ora di approfondire; sta di fatto che si riferisce sempre a una mancanza o un difetto. Ricordo che il Presidente Cossiga, in una delle sue visite alla tomba di Sant’Escrivà, disse fra l’altro, nella conversazione successiva, che Gesù nel Vangelo non ride mai.

La cosa non mi piacque e cominciai a cercare nel Vangelo situazioni in cui si poteva supporre una risata di Gesù. Trovai diverse scene buffe ma non riportabili a un umorismo di Gesù. Una per me è quella degli amici che sfondano il tetto per calare il paralitico. Mi è sempre venuto da ridere pensando al commento del padrone della casa nel caso che il miracolo non fosse avvenuto, o dello stesso paralitico che aveva dovuto subire mille vertigini. Mentre ho sempre ammirato gli amici che erano veri amici: un semplice conoscente avrebbe fatto gli auguri ma non si sarebbe impegnato. 

Ci sono altre scene buffe ma nessuna con umorismo da parte di Gesù e mi sono spiegato il perché. Un discorso umoristico fa sempre perno su una situazione paradossale dovuta a una deficienza. Il messaggio di Gesù era ed è assoluto, senza riserve, chiaro e perenne. C’è poco da scherzare. Siamo noi poveri esseri umani che abbiamo questa consolazione: sulle nostre insufficienze almeno possiamo ridere.