"Ci sono cose in un silenzio che non mi aspettavo mai..."
dice il testo di una canzone di Sanremo di cinquant'anni fa ma che viene
continuamente riproposta. La nostalgia per un amore perduto è il tema
principale ma il mistero di quella frase richiama un orizzonte più vasto e
rimanda al bisogno di silenzio che ognuno di noi porta nel cuore. Pochi giorni
fa ho assistito ad un incontro con il Cardinal Robert Sarah che ha scritto un
libro intitolato "La forza del silenzio". Il Cardinale ha descritto
il suo modo di pregare: mettere a tacere le voci che gridano dentro e stare
solo con Dio. Sono tanti anni che dedico tempo all'orazione silenziosa ma
questo consiglio mi è stato utile. E' vero che nella preghiera personale è bene
riportare a Dio le proprie occupazioni e preoccupazioni ma è anche vero che il
silenzio assoluto mi dispone meglio a ricevere le ispirazioni che poi
arricchirano la mia relazione con gli altri e il mio impegno nel lavoro. Stare
solo con Gesù e ascoltare. Mettermi a contemplare il fuoco dell'amore di Dio
che è lo Spirito Santo. Rivolgermi a Maria e rifugiarmi come un bambino nel suo
manto azzurro: sono accorgimenti per rendersi disponibile alle ispirazioni
divine. Per me questo modo di pregare è una medicina che dà forza per poter fare
di cuore soltanto ciò che devo fare. Mi dispone verso gli altri con un affetto
non condizionato dalle preoccupazioni che si agitano dentro. Mi sembra sempre
che io restringa l'amore che Dio mi da, come quando si lava impropriamente un
tessuto di lana. Quel pullover che andava così largo ora si è ristretto e va
bene per il nipotino. Non così devo fare con l'amore che Dio mi regala...
Questo e altro "che non mi aspettavo mai" trovo nel silenzio...
sabato 24 febbraio 2018
domenica 18 febbraio 2018
La rivoluzione cattolica
Come protestano i cattolici? E' difficile farli scendere in
piazza. Lo fanno proprio quando c'è un'estrema necessità, semmai in modo
silenzioso come le sentinelle in piedi. I cattolici sanno che la loro forza è
Gesù che ha detto "senza di me non potete fare niente". All'inverso con
Gesù si può raggiungere qualsiasi mèta. La debolezza dei cattolici sta
nell'affidarsi poco a Gesù. Provvidenzialmente il Concilio Vaticano II ha
ribadito che tutti sono chiamati alla santità, non soltanto i sacerdoti, i
frati e le suore. Quest'appello richiede una risposta profonda. Basta guardarsi
intorno e si nota che c'è bisogno di una sveglia spirituale. I cristiani di
oggi devono sì avere i piedi ben piantati in terra, devono sì essere cittadini
esemplari, ma allo stesso tempo devono essere anime di preghiera come lo sono i
santi. Non basta un'adesione vagamente intellettuale o sociologica, occorre che
si nutrano del Corpo e del Sangue di Cristo, affermazione che allora fu
scandalosa ma che continua ad esserlo. La fede deve essere forte come la morte:
deve essere solida, da tagliarsi col coltello. La capacità di amare deve essere
esemplare fino ad arrivare alle delicatezze dell'amore vero. Bisogna essere
convinti che la vita eterna c'è. Occorre nutrire l'anima con l'alimento forte
dell'Eucarestia e della lettura del Vangelo. Conviene conoscere i classici
della spiritualità: Agostino, Caterina, Teresa e Teresina, e così via...
Confessarsi, avvicinare gli amici alla fede in Gesù e trascorrere un tempo
della giornata da soli, in solitudine totale, con Cristo, per poi saper stare
affettuosamente con gli altri. Da lì viene la forza. Questa è la rivoluzione
cattolica.
venerdì 9 febbraio 2018
Superare il '68
E’ l’anno della commemorazione del ’68. Sono passati
cinquant’anni e ancora ci troviamo in pieno nella stagione inaugurata allora.
Le lobby che promossero allora l’alleanza fra il capitalismo selvaggio e la
cultura di sinistra sono vive e operanti. Il loro scopo reale era ed è
distruggere ciò che rimane di una società cristiana e della sua nozione
fondamentale ovvero che l’uomo non può fare a meno di Dio. Allora i cattolici
non seppero cavalcare la protesta che spettava a loro cavalcare: la protesta
contro l’autoritarismo burocratico, il bellicismo imperialista,
l’imbalsamazione borghese dell’amore familiare. Erano loro che avrebbero dovuto
pretendere la fantasia al potere e di mettere fiori nei cannoni. Invece si sono
sentiti dalla parte dei colpevoli e hanno sviluppato un atteggiamento di
mediazione e di “dialogo” che ci ha portato alla desertificazione dei sentimenti,
alla cultura della morte e all’arricchimento dell’un per cento dell’umanità
contro l’impoverimento del novantanove per cento come denunciato recentemente a
Davos. Questi sono i risultati dell’alleanza fra spirito liberale e militanza
marxista. I cattolici non si sono resi conto che avevano fra le mani il tesoro
della dottrina sociale della Chiesa e, ancor di più, il privilegio dell’amore:
quell’amore che porta il Figlio di Dio a dare la vita per i suoi amici, che
siamo noi. Com’è stato possibile? Le analisi possono essere tante ma
c’interessa la sintesi. La sintesi è che un futuro migliore può crearlo solo
chi crede nella dignità della persona, della necessità di un lavoro per tutti e
del valore di una vita donata agli altri. In altre parole chi accetta
l’insegnamento di Papa Francesco che, a sua volta, segue al grande contributo
che Papa Ratzinger ha dato alla cultura europea, consentendole di superare i
pregiudizi contro il cattolicesimo, e segue all’immane rivoluzione che la
testimonianza di Giovanni Paolo II ha lasciato, ben espressa da un funerale
unico nella storia dell’umanità. Non ci perdiamo in chiacchiere. L’unico
problema è la nostra ottusità nel comprendere la rivelazione divina e la
convenienza di affidarci alla Provvidenza. Allora sì che avremo voltato pagina
rispetto al ’68.
venerdì 2 febbraio 2018
La Madre
Fin
da ragazzo ho avuto una spontanea devozione alla Madonna che mi ha accompagnato
nel fondo del cuore anche nei momenti di allontanamento dalla fede cristiana.
Mi ha colpito il tono profondo e affettuoso di Papa Francesco in un'omelia di
fine gennaio nella Basilica di Santa Maria Maggiore. La devozione alla Madonna,
ha affermato il Papa, "non è un optional, una cosa opzionale, è il
testamento di Cristo”. Una devozione quindi che si radica nelle parole di Gesù
dalla Croce.
“E
noi abbiamo bisogno di lei come un viandante del ristoro, come un bimbo di
essere portato in braccio. È un grande pericolo per la fede vivere senza Madre,
senza protezione, lasciandoci trasportare dalla vita come le foglie dal vento.
Il Signore lo sa e ci raccomanda di accogliere la Madre. Non è galateo
spirituale, è un’esigenza di vita. Amarla non è poesia, è saper vivere. Perché
senza Madre non possiamo essere figli. E noi, prima di tutto, siamo figli,
figli amati, che hanno Dio per Padre e la Madonna per Madre”.
L'invito
perentorio di Gesù ad essere come bambini (Mc 10,14) m'induce a cercare il
padre e la madre, come fanno i piccoli, e il Papa ribadisce che per me
cristiano Dio è Padre e Maria è Madre.
“Non si può stare neutrali o
distaccati dalla Madre - ha continuato Francesco - altrimenti perdiamo la
nostra identità di figli e la nostra identità di popolo, e viviamo un
cristianesimo fatto di idee, di programmi, senza affidamento, senza tenerezza,
senza cuore. Ma senza cuore non c’è amore e la fede rischia di diventare una
bella favola di altri tempi." La mia devozione a Maria quindi è vitale non
solo per la mia vita interiore ma ha un riflesso anche ecclesiale, sociale e
culturale.
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