martedì 30 gennaio 2024

centenario Opus Dei

 Nel 1928 l’Opus Dei compirà cento anni dalla sua fondazione. Non so se ci sarò allora ma certamente il momento è adatto ora per ringraziare il Signore per la meraviglia dello spirito dell’Opera. Tutti sappiamo cosa vuol dire essere cristiano, ma fino ai giorni nostri era radicata la convinzione che soltanto alcuni dovevano vivere di fede: i sacerdoti, le suore, gli ordini religiosi, gli addetti alle faccende del culto… Il merito di San Josemaría Escrivá è stato quello di cambiare la mentalità e di ricordare a tutti indistintamente che erano chiamati ad essere veri cristiani, cominciando a vivere un nuovo stile di vita coerente con la fede. Ecco che il lavoro di ogni giorno, gli impegni familiari e tutte le occupazioni del cristiano comune sono diventate occasioni per vivere le virtù con lo stesso impegno dei religiosi nei loro conventi. Tutte le circostanze sono occasioni di amore per Gesù, anche le più apparentemente banali. A ben pensarci questa è una rivoluzione epocale e chi è portatore di questo messaggio ha una bella responsabilità: deve essere santo e diffusore di santità.

Tutte le realtà cattoliche del nostro tempo partecipano di questo messaggio ma in particolare l’Opus Dei ha questa finalità. Nessuno può sentirsi esente dalla chiamata a vivere una fede radicata nella vita di ogni giorno. 

 

Tutte le istituzioni della Chiesa sono esposte al pericolo della banalizzazione del loro messaggio. Solo la Chiesa nel suo insieme non conosce invecchiamenti e continuamente si rinnova. Il nuovo anniversario può costituire per l’Opus Dei un rinnovare il fervore che il Fondatore ha trasmesso. I tempi passati non sono un ricordo destinato a sbiadirsi ma un incentivo a mantenere sempre viva questa grande novità: la nostra vita, che forse avevamo creduto normale e quasi banale, è invece un’occasione di rinnovare continuamente il nostro amore. Pensavamo alla vita ordinaria come luogo d’abitudine e invece ci troviamo davanti alla necessità di lasciare ben chiaro un solco di amore. Tutti noi possiamo immaginare come sarebbe stata la nostra esistenza senza il messaggio dell’Opera, e invece ecco che siamo genialmente costretti ad essere persone uniche e irripetibili perché innamorate. Ognuno di noi si sente inadeguato ma il nostro cammino è sostenuto dal vento dello Spirito Santo che fa di noi persone tutt’altro che banali e prevedibili. Banali e prevedibili saremmo stati noi se ci fossimo adagiati alla vita di sempre. Invece no: ogni giorno è una nuova battaglia da combattere assieme a Gesù.

 

Mi sono trovato a vivere in prima linea il cinquantesimo di fondazione dell’Opus Dei. Le circostanze erano speciali: nostro Padre era morto il 26 giugno del 1975 mentre il cinquantenario cadeva tre anni dopo, nel 1978. Era ancora vivo e attuale il ricordo delle promesse fatte a nostro Padre che desiderava per noi una maggiore vivacità apostolica e, proprio nel 1975, c’era stato un fiorire di vocazioni all’Opera che continuò negli anni successivi. Era chiaro che un anniversario come il cinquantesimo doveva significare un maggiore impegno nella preghiera e nell’apostolato e così fu. Penso che anche il centenario debba avere questo motivo di fondo: preghiera e apostolato che sono il manifestarsi della vita spirituale del cristiano. Perciò ben vengano le idee di rinnovamento di questo o quell’aspetto del nostro spirito ma la sostanza non muta. Anime! Anime di apostoli, Signore, sono per te, per la tua gloria! Ripeteva nostro Padre.

 

In particolare il Fondatore dell’Opera insisteva sulla necessità di svolgere un’intensa attività con i giovani che lui chiamava “opera di san Raffaele”. Ecco come si esprimeva:

Molte volte vi ho fatto notare, figli miei, che non abbiamo realizzato nessuna iniziativa nostra senza che sia stata preceduta, accompagnata e seguita dall’opera di San Raffaele. E’ un fatto vitale! Non solo perché è in sé un apostolato splendido, ma perché abbiamo il desiderio di aumentare il numero di fratelli in questa gran famiglia. Per questo dobbiamo rivolgerci ai giovani per dargli i criteri per la vita spirituale e ascetica e gli sia così più facile ricevere la chiamata di Dio. Figli miei questo è per noi così necessario come la respirazione! Se no soffochiamo, non è possibile vivere. Siamo una famiglia cristiana e quello che non possiamo fare è chiudere le fonti della vita… Questo è il nostro cammino e non ce n’è un altro. Insistete nella vostra orazione personale che il Signore vi faccia comprendere e amare questa realtà; insegnatelo ai vostri fratelli e sorelle. Dobbiamo chiedere alla Santissima Vergine e ai Patroni di questo lavoro – San Raffaele e San Giovanni Apostolo – l’aiuto del Cielo perché tutti noi comprendiamo la necessità urgentissima e assoluta, senza alcun tipo di eccezione, di cominciare e continuare – senza soluzioni di continuità, senza una pausa – questo lavoro apostolico, che è fondamentale e deve riunire tutte le condizioni di un buon fondamento…” (Meditazione del 5.3.63)

 

 

 

domenica 14 gennaio 2024

Alfonso

 Il mio incontro con Sant’Alfonso è stato apparentemente casuale. C’era in casa un libro “Il Santo dei secoli dei lumi” edizione Città Nuova scritto da un francese e l’ho letto, attratto anche dalla napoletanità del Santo. Mi piacque tanto che ne feci un documentario. Successivamente l’editrice Ares mi ha chiesto di scrivere un libro breve sull’argomento e così sono passato dalle tre pagine del testo del documentario alle 150 del libro “breve”. Un caso di lievitazione scrittoria perché un conto è scrivere un libro, in cui si pensa a una architettura globale del testo, un conto è aggiungere pagine a uno scritto già esistente: viene fuori un grosso articolo giornalistico. 

Strada facendo, anzi strada scrivendo sono passato da una stima per il mio illustre concittadino ad una considerazione affettuosa del personaggio, arrivando ora ad una specie di affetto sconfinato. Sant’Alfonso mi piace proprio e mi risulta sempre più incomprensibile come mai sia così poco conosciuto nella stessa Napoli. Probabilmente il motivo sta negli aspetti così numerosi della sua personalità che è difficile elencare. Consiglio questo librettino che ha il gran pregio di essere breve. Fa bene all’anima e mette di buon umore.

 

venerdì 5 gennaio 2024

mortificazioni

 Mi hanno parlato delle “piccole mortificazioni” quando ho aderito all’Opus Dei. E’ una pratica cristiana costante che consiste nel contrariare la propria volontà o i propri gusti in piccole cose, come rimandare di bere o mangiare qualcosa, oppure mettere in ordine ciò che è lievemente in disordine, oppure saper star zitto quando un intervento può ferire qualcuno e così via. Ho tentato di mettere in pratica il consiglio lungo la mia vita ma ultimamente ho fatto una piccola scoperta che può apparire infantile o di poco conto. Non penso alla mortificazione ma mi dico: faccio questo piccolo piacere a Gesù. Questo cambiamento di prospettiva può apparire insignificante ma mi aiuta molto. Mi ritrovo lungo la giornata a fare diversi atti di affetto per Gesù con in più un pizzico di allegria. Non penso che devo sopprimere un desiderio ma che faccio qualcosa di gradevole per il Signore e per me.

Agli occhi di una persona un po’ scettica può sembrare una sciocchezza ma ritrovo sempre che il cristianesimo “funziona” quando lo vivo da bambino. D’altra parte il consiglio di Gesù è proprio quello di diventare “piccolo come un bambino” (Matteo 18,4).

Volevo rendere partecipe chi legge di questa piccolissima scoperta.