lunedì 15 ottobre 2018

La preghiera


Ci sono tanti modi di pregare. In fondo la preghiera è una relazione con una persona divina (anzi Tre) ed è logico che il modo di relazionarsi sia vario. Ho imparato da San Josemaría ad avere un atteggiamento confidenziale. Alle volte si tratta di stare in silenzio ad ascoltare, altre volte chiedo lumi su aspetti della mia vita. Gesù ha dato una serie di istruzioni sulla preghiera: il suo stesso esempio (la notte passata in preghiera prima della scelta degli apostoli, i quaranta giorni nel deserto…), il Padre nostro e sulla liberazione dai demoni. “Certa specie di demoni si scaccia solo con la preghiera e col digiuno” (Mt 17,21). Il tono di Gesù è incoraggiante: “Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chi chiede ottiene, chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto” (Luca 11,9). E nel vangelo di San Giovanni (14,13-14) la promessa è ancora più esplicita: E qualunque cosa chiederete nel nome mio la farò, affinché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se chiedete qualche cosa nel nome mio, io la farò”. Il tutto per la glorificazione del Padre non certo per un desiderio arbitrario della mia volontà.
Sono giunto alla conclusione che se da una parte devo trasformare il lavoro in orazione, dall’altra devo trasformare la preghiera in lavoro. La costruzione del regno di Dio sulla terra si ottiene pregando il Padre nel nome di Gesù. Perciò il mio apostolato si costruisce passo dopo passo chiedendo grazie a Dio nel nome di Gesù.  





giovedì 11 ottobre 2018

L'etica


I miei genitori erano brave persone ma non erano cristiani praticanti. Da bambino la sera andavo a letto senza le preghiere della mamma, da piccolissimo una ninna nanna e poi basta. Conoscere san Josemaría Escrivá è significato scoprire una familiarità con Dio che per me non era abituale anzi era impensabile. La sua “presenza di Dio” era esemplare, si notava. Sono passati tanti anni da allora e questo continuo dialogo con Gesù si è andato radicando dentro di me. E’ come la barra del timone della mia vita. Sempre di più mi affido al vento dello Spirito Santo per la mia navigazione. L’esperienza mi ha insegnato che fare troppi progetti non ha senso: la Provvidenza provvede, e mi trovo molto meglio.
In questi giorni mi hanno proposto di fare un intervento formativo sull’etica del lavoro ai neo ingegneri che s’iscrivono all’Ordine. Le uniche considerazioni che mi sono venute in mente sono quelle ben note di Dostoevskij e di Sant’Agostino. L’uno fa dire a Ivan Karamazov: “se Dio non esiste, tutto è permesso”, l’altro scrive: “Il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te”. Come si fa a parlare di etica senza parlare del rapporto vivo, personale con Dio? Senza Dio l’etica diventa un’etichetta, una serie di regolette pratiche di comportamento che lasciano il tempo che trovano. Se insistono a invitarmi li avvertirò che parlerò della familiarità con Dio. Quella che ho appreso, senza alcun merito da parte mia, da San Josemaría.