Il
dono dello Spirito Santo, che compendia in sé tutti gli altri doni, è la
serenità. Ciò che viene da Dio porta serenità. E’ una verità confortante. La
serenità del cristiano è un dono per chi convive con lui. Una persona serena è
meglio di una efficiente, perché non basta fare cose, occorre farle diffondendo
pace. La serenità non viene dal “pensare positivo” all’americana ma dalla
certezza di essere amati da Dio. I percorsi di Dio non sono quelli mondani: il
successo, il denaro, la sensualità, il chiasso, la popolarità. Dio comunica col
profeta Elia non nel fuoco, nel vento o nel terremoto (1Re 19), ma col soffio
leggero; per venire fra noi sceglie il grembo di un’umile fanciulla, nasce in
una stalla, conduce una vita nascosta, poi fa cose meravigliose spiegandone il
significato a dodici persone non eccezionali, muore soffrendo, abbandonato da
tutti, eccetto sua madre e un adolescente. E’ un Dio silenzioso capace di
confortare chi soffre perché lo precede e l’accompagna. Il credente sa che le
contrarietà hanno un valore che ci sarà svelato al compimento della vita e sa
che non deve inseguire vanità. E’ sereno e porta il buon odore di Gesù anche se
non se ne accorge. Il cristiano non rinuncia ai diritti di cittadino ma non
pone in essi la sua speranza. Sa che è in missione per conto di Dio (“Come il
Padre ha mandato me così io mando voi” Gv 20,21), ma sarà Dio stesso a dargli
l’efficacia apostolica. I santi soffrono, come Gesù, ma sono sereni perché lo
Spirito Santo li sostiene.
giovedì 28 maggio 2015
giovedì 21 maggio 2015
Per diventare amici bisogna frequentarsi ...
Per
diventare amici bisogna frequentarsi. Per i coniugi è la stessa cosa. Quando
vedo per strada due anziani che si tengono sottobraccio, un po’ traballanti,
penso: non “santi subito!”, sono già santi. Hanno attraversato insieme mille
difficoltà: fra loro, con i figli, per il lavoro, le disavventure della vita,
e, alla fine,… hanno saputo amare. Perciò sono già santi. Con gli amici succede
alle volte che la vita li separi in luoghi diversi ma ci sono alle spalle tante
ore passate insieme. Si è riso tanto, si son fatte anche delle birichinate,
studio insieme, situazioni tristi e allegre. Poi quando ci si sente è come
essersi lasciati 5 minuti prima… La consuetudine e il ricordo sono radicati.
Così è per Dio. Gesù a un certo punto dice: “vi ho chiamati amici” (Gv 15,15).
Fra la creatura e il Creatore c’è un abisso di differenza; ciò non ostante la
seconda persona della Trinità ci chiama amici. Come può radicarsi
quest’amicizia quando si frequenta Dio solo con la Messa domenicale, nel
migliore dei casi. Non è assurdo? Ci contentiamo del catechismo appreso (bene o
male) da bambini, inadeguato per gli adulti. Devo coltivare l’amicizia con
Gesù, rivedere la sua vita continuamente leggendo il Vangelo. Tutti i santi
hanno dedicato tempo alla preghiera mentre io passo ore a vedere la Juventus o
il Milan e mi sembra troppo la Messa tutti i giorni. Mi conviene leggere libri
che mi edifichino spiritualmente, e così via. Il grande problema della Chiesa è
l’inadeguatezza dei comuni cristiani.
giovedì 14 maggio 2015
Senza di me...nulla
“Senza di me non potete fare
nulla” ha detto Gesù (Gv 15,5). Nulla non vuol dire “qualcosa”,
significa”niente”. L’illusione di poter fare a meno del cristianesimo sta
arrivando al capolinea. Dal cristianesimo è sbocciata l’Europa e il modello
occidentale è il plasmatore della globalizzazione. Le potenze economiche
emergenti come il Giappone (da tempo), la Cina, l’India crescono perché hanno
adottato il modello occidentale. Il mondo intero andrà verso lo sviluppo o la
rovina se ritorna alle radici cristiane oppure no, come ben spiegò Ratzinger
agli intellettuali francesi. La crisi dell’Occidente - va ribadito - ha come
causa l’abbandono del cristianesimo. Le ideologie hanno preteso di fare da
surrogati ma hanno prodotto mostri. I cristiani non devono chiedere il permesso
di esistere: sono la luce del mondo. A condizione che lo siano veramente… Se la
fede rimane limitata al ricordo del catechismo dei fanciulli non si concluderà
nulla. Occorre frequentare Cristo, conoscerLo, amarLo, imitarLo. Senza la
quotidiana lettura del Vangelo, la Messa e le pratiche proprie del cristiano,
non si va da nessuna parte. Occorre tenere aperte le finestre al soffio dello
Spirito Santo. Non c’illudiamo che facendo leggi adeguate ci riprenderemo. Lo
faremo se avremo professionisti di fede e scienza. Le cattedrali del medioevo
sono state fatte con fede e geometria. L’Occidente rivivrà se avrà fede e
cultura. L’uomo non può fare a meno di Dio: è una verità nascosta, ma bisogna
proclamarla dai tetti.
giovedì 7 maggio 2015
O sole mio a Milano
Mi
sono commosso quando in Piazza Duomo si è cantato in coro “O Sole mio” nel
giorno della festa per l’EXPO. Ho pensato che siamo un paese unito e che le
nostre differenze sono ricchezze. Don Giussani, brianzolo e milanese
d’adozione, amava le canzoni napoletane. Napoli, prostrata dalla storia,
continua a spargere le sue ricchezze d’umanità. In ogni ambiente quando c’è un
napoletano c’è una nota distesa.
Mi è piaciuta la nonna abruzzese che ha apostrofato i facinorosi. Anche
lei sentiva Milano come la “sua” città. Ci ho vissuto negli anni ‘70, gli anni
di piombo: anche allora il buon senso e l’operosità dei milanesi hanno sommerso
il terrorismo. I manifestanti no EXPO non si rendono conto che le ingiustizie
mondiali non si combattono incendiando le macchine dei cittadini ma con
l’intelligenza e la cultura, doti che gli italiani hanno in abbondanza. Papa
Francesco difende i poveri e sa bene che non basta distribuire pasta e fagioli.
La vera battaglia è trovare le cause del divario che vede gli 80 uomini più ricchi
guadagnare quanto 3 miliardi e mezzo di persone povere. Il suo video-messaggio
per l’inaugurazione dell’Expo vale immensamente più delle sterili proteste.
Occorrono studiosi, politici, persone di buona volontà per affrontare il
problema con l’aiuto della Provvidenza. Coraggio, cerchiamo di formare giovani
che sappiano prendersi responsabilità per il bene comune e non per la propria
carriera. Con giovani di cultura e di cuore (milanese o napoletano che sia) ce
la faremo.
domenica 3 maggio 2015
Maria causa della nostra letizia
Siamo nel mese di maggio. La devozione a Maria mi aiuta in ogni circostanza. La Madonna svela
il volto materno di Dio e ricorda che il distintivo del cristiano è saper
amare. Il mio esame di coscienza deve guardare il cuore prima di tutto: ho
saputo voler bene? Ho saputo stimare e comprendere gli altri, e anche le loro
apparenti cattiverie? Sono riuscito a dare il giusto valore alla sofferenza?
Maria, causa
della nostra letizia, porta del Cielo, mi ricorda che la tristezza è l’alleata del Nemico e che
io devo contribuire alla serenità degli altri. Perciò torno a proporre una
preghiera che mi è cara e recita così:
Maria, madre e
regina mia, dammi la felicità di saper amare. Soprattutto quelli che sono
vicino a me, malgrado i loro difetti e grazie ai loro difetti. Perché questa è
la vera felicità: saper voler bene. Questa è la mia vocazione, a cui mi chiami
col tuo esempio.
Dammi la forza di
essere buono. Le cattiverie mie e altrui sono conseguenza della debolezza. Con
la tua forza saprò essere buono, sereno e comprensivo.
Dammi la serenità
di vedere in ogni avvenimento, anche doloroso, la mano della Provvidenza e la
forza redentrice della sofferenza. Ricordami che ogni dolore ha un valore
fecondo quando è unito alle sofferenze di tuo Figlio.
Difendimi dalla
tristezza, che è l'alleata del nemico, e aiutami a essere fonte di gioia e
ottimismo per quelli che mi stanno attorno.
Ti bacio caramente
come tuo figlio piccolo, stammi vicino. Ogni mia preghiera e azione cominci con
te e finisca con te.
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