Le
persone più allegre che ho conosciuto erano persone che sapevano vivere gioiosamente
lo spirito di penitenza. Persone che sapevano godere delle cose belle della
vita e mantenere la serenità nei momenti avversi, preoccupandosi degli altri anche
in prossimità della morte. La tristezza è l’alleata del demonio. Chi si
allontana da Dio porta con se’ un fermento d’insoddisfazione: diventa
problematico e superficiale, fa discorsi oziosi, percorre itinerari che non
portano da nessuna parte. La vita di un uomo di fede, pur in mezzo alle
manchevolezze, è come una freccia che viaggia in direzione della vita eterna.
Una vita di gioia che incomincia su questa terra.
Più
che parlare di mortificazione si dovrebbe parlare di “vivificazione”. Offrire a
Gesù le contrarietà della giornata, passare al di sopra delle sgarberie
ricevute, lasciare agli altri le cose migliori a tavola e così via… non sono solo
un allenamento dell’anima e del corpo, sono una maniera di continuare la mia
preghiera che sembra sempre insufficiente. Mortificarsi è amare di più Gesù e
amare maggiormente gli altri. Voler bene è divinizzarsi. Gesù dice “siate
perfetti” dopo avermi insegnato che devo perdonare come Dio mi perdona. La
perfezione è questa: assomigliare a Dio nell’amore. Forse qualcuno non gradisce
le mie manifestazioni di affetto: è il momento di voler bene senza riscontri,
come Gesù che ebbe incomprensioni e anche il tradimento da chi gli stava più
vicino. Signore insegnami a voler bene.
Nessun commento:
Posta un commento