Un mio amico napoletano è un attivo organizzatore di
pellegrinaggi in Terra Santa. Dopo l’ultimo viaggio mi ha raccontato che alcuni
partecipanti, all’inizio, si erano dichiarati atei: partecipavano solo per
motivi culturali e turistici. Il viaggio prevedeva una sosta a Betlemme dove un
francescano li aveva accolti e, saputo che il gruppo veniva da Napoli, aveva
proposto di cantare davanti alla Grotta della Natività “Tu scendi dalle stelle”
perché il canto era stato composto dal napoletano Sant’Alfonso Maria de’
Liguori. Appena si è levato il canto, gli “atei” si sono sciolti in lacrime…
L’episodio ha fatto commuovere anche me che mi sono ricordato che, accanto al
pozzo, Gesù disse alla Samaritana: “Si scires donum Dei!”, se tu conoscessi il
dono di Dio! Ecco: io non mi annovero fra gli “atei” ma nemmeno fra quelli che
si rendono conto del dono di Dio. Se riconoscessi il dono di Dio, mi preparerei
davvero al Natale… I pastori sono i primi che accorrono alla Grotta su invito
degli angeli. Erano disprezzati in Israele perché svolgevano un lavoro servile
che non consentiva di rispettare il sabato. Erano ignoranti, ma sono i primi
chiamati. Nella loro semplicità, capiscono. Io mi metto fra loro.
Vengono poi i Re Magi
che sono colti e ricchi ma umili, a differenza dei consiglieri di Erode che
sono dotti (sanno dove nascerà il Messia) ma non capiscono i disegni di Dio e
diventano complici del sovrano.
Dovrò imparare dai Magi perché si spogliano di ciò che sono
e hanno, e vengono a baciare i piedi del Bambino. Grazie alla loro umiltà
entrano a far parte dei seguaci di Gesù. Semplicità e umiltà, solo allora potrò
dire “me piace ‘o presepe” come Luca Cupiello voleva sentir dire, secondo
Eduardo.
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