domenica 1 aprile 2012

Come cerco di vivere la Settimana Santa

I mistici vivono in modo intenso le ore della Settimana Santa. Per molti di loro il venerdì santo è un giorno di passione. Un mio amico conosce un sacerdote che soffre terribilmente il venerdì santo e spesso chiede l’ora perché sa che le sofferenze terminano alle tre. Noi, che abbiamo una vita cristiana normale, non sperimentiamo questi fenomeni ma è giusto che viviamo queste giornate con un raccoglimento particolare.
Mi emoziona la frase di Gesù: “Ho desiderato ardentemente mangiare questa Pasqua con voi” (Lc 22,15). Nella versione latina c’è una ripetizione suggestiva: “desidero desideravi”, ho desiderato con desiderio. Che fuoco di sentimenti c’erano nel cuore di Gesù in quel momento! L’agnello di Dio stava per essere immolato e il suo desiderio era permanere con noi come alimento, in comunione con noi, col suo sangue e la sua carne. Il giovedì santo è una festa bellissima, con la consuetudine di andare in giro la sera a pregare davanti al Santissimo Sacramento esposto. In questi momenti avverto un desiderio di solitudine che non è solitudine: è stare da solo con Lui per capirlo, per ringraziarlo. Il cuore sente e capisce meglio dell’intelletto questo mistero.
Il sabato santo è il momento del silenzio. Vorrei stare solo, senza distrarmi, per partecipare a questo silenzio misterioso in cui Gesù è morto ma è attivo. Un’attività che esplode nella risurrezione. La Pasqua è felicità. Anche qui il cuore supera l’intelletto perché è felice più di quanto sappia dire. E’ la vera felicità.



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