venerdì 21 marzo 2014

Karol


Sto collaborando a quattro trasmissioni su Giovanni Paolo II per RaiDue. In sala di montaggio dò spettacolo mio malgrado. Appena appare Wojtyla sento un’emozione particolare e dopo qualche minuto mi scendono lacrime irrefrenabili. Una collaboratrice provvede a un mazzetto di fazzoletti di carta. Giovanni Paolo II è stato un dono di Dio ed è anche un pezzo della vita di ciascuno di noi: a lui sono legati ricordi, conversioni, aperture della mente e spettacoli della fede che hanno lasciato un segno duraturo. Fin dall’inaugurazione del Pontificato, in quell’ottobre del ’78, percepimmo che stava iniziando un capovolgimento. La Chiesa sembrava assediata culturalmente, spiritualmente e anche politicamente ed ecco che il capo degli assediati gridava con voce potente, non ai suoi ma agli assedianti: “non abbiate paura! Spalancate le porte a Cristo!”. Un vero contrattacco, una marcia che non è finita più, fino a quando il grande campione, il caro Papa, con l’ultimo respiro ha smesso di insegnarci come si vive e come si muore. Prima di lui la cultura dominante ancora offriva illusioni (basti pensare al mito del marxismo e del ’68). Dopo di lui son caduti i falsi idoli. Il capitalismo selvaggio, l’individualismo incapace d’amare, la sfrenatezza sessuale, il disprezzo della vita ora mostrano il loro volto effimero e malvagio. Le folle di giovani mobilitate da lui continuano a seguire i suoi successori con l’entusiasmo dell’amore. Grazie Signore per averci dato  Karol!

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