lunedì 12 ottobre 2015

Ricordo di Odoardo Sannipoli

Avevo appena aderito all'Opus Dei quando ho conosciuto un "fratello maggiore" ingegnere, di una saggezza antica. Ecco come mi piace ricordarlo:

 Odoardo è sullo sfondo

 In primo piano a sinistra San Josemaría
Urio, Lago di Como. 1968

Aveva un amore grande all’Opus Dei e a San Josemaría: lo manifestava senza troppe parole ma con uno sguardo intenso. Aveva fatto grandi cose per la crescita dell’Opera in Italia ma non ne parlava cosicché a noi che siamo venuti dopo restano nella memoria soprattutto i suoi detti sapienziali: comunicava dati di esperienza in forma sintetica e da ingegnere. Per esempio. Qual è l’età ideale per una ragazza che si sposa? “L’età del marito diviso due più sette. Se è più giovane, meglio”. Si rideva per queste affermazioni da ingegnere ma si capiva che c’era un pensiero, una saggezza di fondo. Qual è la traiettoria ideale di un’auto in curva? Quella più larga (contrariamente all’istinto che porta a stringere): è la cosiddetta “legge del pirolo” che Odoardo aveva codificato. Basta verificare. Come si comporta il tempo atmosferico? Odoardo spiegava che, nel nostro emisfero settentrionale, le perturbazioni vanno da Ovest a Est. La perturbazione è un vortice che ha un senso antiorario. L’approssimarsi della perturbazione è caratterizzata quindi dal vento del sud fino all’arrivo del centro del vortice, con tuoni, pioggia, venti disordinati per poi passare al vento di tramontana, segno del bel tempo che arriva. Uno schema semplificato ma utile. Non sempre le perturbazioni hanno le stesse dimensioni, possono prenderci di striscio passando sopra o sotto il punto in cui siamo, possono essere più o meno veloci e consistenti, però la legge generale con cui procedono è sempre quella. Quando consulto le previsioni del tempo, Odoardo mi è presente.
Quanto abbia fatto Odoardo per lo sviluppo dell’Opus Dei in Italia è difficile riassumerlo. Grazie ai ricordi di Antonpaolo Savio qualcosa si può mettere insieme. Odoardo aveva chiesto l’ammissione all’Opera dopo aver conosciuto Armando Serrano, il portoghese che guidava l’auto di San Josemaría e scattava le foto destinate a documentare i primi tempi dell’Opus Dei dopo il trasferimento del Fondatore a Roma. Armando era intraprendente e andava ad ascoltare le lezioni all’Università in differenti facoltà. Odoardo apprese da lui lo slancio apostolico e, un giorno del ’51, notò uno studente d’ingegneria un po’ più giovane di lui, abilissimo nel disegno. A sua volta Antonpaolo aveva apprezzato un progetto di Odoardo su case a schiera, situate a Gubbio, sua città natale. Nacque così l’amicizia e un giorno Odoardo, sulla scalinata di San Pietro in Vincoli (presso la facoltà d’ingegneria), propose ad Antonpaolo di andare ad assistere ad una meditazione predicata di don Salvatore Canals. Antonpaolo andò e poco dopo chiese l’ammissione all’Opus Dei: cominciò così un percorso che vide i due quasi sempre insieme nel progettare ed eseguire la costruzione di centri dell’Opera in Italia.
Odoardo lavorò alla realizzazione di Salto di Fondi: una tenuta agricola che don Alvaro aveva voluto realizzare per garantire gli approvvigionamenti per gli allievi del Collegio Romano e della sede centrale dell’Opera. Si era nel dopoguerra ed erano periodi di scarsità alimentare.
Ogni tanto Odoardo lasciava lo studio che condivideva con Antonpaolo in Via Lucrezio Caro per qualche missione speciale. Era portato ad avere un rapporto diretto con gli operai ed era diventato famoso il suo metodo “maieutico”. Non diceva direttamente come dovevano fare ma lo faceva dire a loro intervenendo solo se necessario. Una “missione speciale” fu la realizzazione del centro dell’Opera a Napoli al Vomero, tuttora esistente in via Luca Giordano. Dice la leggenda che Odoardo non avesse previsto i rubinetti dell’acqua calda perché i membri dell’Opera vivevano una vita piuttosto austera (si era alla fine degli anni ’50).  Fortunatamente don Pedro Casciaro (uno dei primi dell’Opera che seguiva lo sviluppo delle attività in Italia) intervenne in tempo e l’acqua calda ci fu…
Odoardo lavorò con altri alla realizzazione della RUI, la residenza universitaria in zona Eur a Roma. Anche qui ci fu la collaborazione, oltre del solito Antonpaolo, di don Pedro Casciaro e di un giovane architetto bergamasco, Elia Acerbis ora don Elia. A quest’ultimo si deve in particolare la realizzazione del bellissimo oratorio (cappella).
Nel periodo nordico di Odoardo ci fu una delle tante ristrutturazioni del Castello di Urio, centro di convegni sul lago di Como. In particolare Odoardo era orgoglioso per l’eleganza del fregio barocco messo sulla sommità del frontone con lo stemma del castello. Successivamente progettò l’oratorio con uno stile così adeguato all’epoca originaria da farlo sembrare esistito da sempre. Anche stavolta collaborarono con lui don Pedro Casciaro (nei primi tempi) e don Elia Acerbis.
Nel centro analogo di Castelgandolfo diresse il cantiere e progettò l’oratorio della Villa in stile rinascimentale. I marmisti che completarono l’oratorio erano gli stessi che avevano lavorato a Urio e provenivano da Como: una conferma del prestigio dei maestri comacini. In particolare Odoardo curò con passione la realizzazione della Madonna in ceramica, copia di un Della Robbia, in Toscana, con gli stessi metodi di lavorazione del Quattrocento. In particolare mise i monti dello stemma della città di Gubbio sopra i braccioli del trono della Madonna, modificando leggermente l’originale che aveva dei monti stilizzati ma non di Gubbio… Il suo amore per Gubbio era proverbiale e si attribuiva a lui la convinzione che il centro del mondo fosse il birillo bianco posto nel mezzo del biliardo del caffè principale della città. Non so come fosse nata questa leggenda.
Nel frattempo Odoardo lavorò all’ampliamento del Centro Elis con la palestra e le aule professionali. Si occupò anche del Casale Nuovo di Ovindoli e della sistemazione del Centro di Tre Fontane.
Odoardo aveva modi tipicamente umbri che sembravano bruschi a chi non conosce quella regione ma non perdeva mai la calma. Una volta gli sentii dire che aveva imparato da suo padre, che era capace di arrabbiarsi più volte al minuto: per reazione aveva deciso di non arrabbiarsi mai.
Si illuminava quando gli si parlava di San Josemaría o quando gli raccontavano che qualcuno si era avvicinato al nostro apostolato. Un grande cuore, un uomo solido, un maestro di vita.



2 commenti:

  1. Bellissimo, simpatico e affettuoso ricordo di un'indimenticabile persona che si ricordava sempre di te.

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  2. Sì, conobbi Odoardo a un corso di ritiro a Castelromano, il primo che feci da aggregato, e mi colpì il sorriso dolce e affettuoso con cui mi fece qualche piccola correzione, premettendo "è il tuo primo ritiro vero?" Sembrava davvero un padre e si rivolgeva a me sempre con grande dolcezza, come se mi avesse sempre conosciuto.
    Spero di rivederlo in cielo per poterlo ringraziare, anche se purtroppo qualcun altro ha deciso che la mia vita di famiglia non dovesse proseguire.

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