domenica 27 settembre 2020

2 ottobre


 

Oggi è il 2 ottobre anniversario della fondazione dell’Opus Dei. In giorno come questo, nel 1928, San Josemaría Escrivá, ,“vide” l’Opera mentre era immerso in preghiera. 

La portata del messaggio di Sant’Escrivá è di tale importanza che  mi sembra difficile valutare. Dopo duemila anni di cristianesimo per la prima volta nasce un’istituzione che non ha un fine specifico di carità o di spiritualità ma si propone di giungere a tutti i battezzati rinnovandone l’adesione e l’entusiasmo proprio dei primi cristiani. Una cura ricostituente non per una particolare famiglia religiosa ma per tutto l’immane campo dei comuni fedeli.

Ferma restando la totale libertà del rapporto di ciascuno con Dio, Escrivá ha proposto una continua formazione spirituale, nella convinzione che, come il corpo ha bisogno di un continuo nutrimento, così l’anima ha bisogno di un’alimentazione completa: l’Eucarestia innanzi tutto, con la confessione e direzione spirituale, la lettura continua del Nuovo Testamento e della letteratura cristiana, vero tesoro della Chiesa. Le Confessioni di Sant’Agostino, la Storia di un’anima di Teresina, la biografia di Santa Caterina da Siena, tanto per citare alcuni libri fondamentali; i manuali di buona teologia, come gli scritti di Joseph Ratzinger, e infiniti altri testi cristiani, tutti buon pane dell’anima.

Il tesoro affettuoso del Santo Rosario, la grande miniera dell’orazione mentale, a cui dedicare un tempo fisso, l’esame di coscienza… tutte pratiche classiche del cristiano che vanno vissute con completezza e continuità. Col tempo si era persa l’idea che il battezzato e cresimato fosse chiamato alla santità e invece san Josemaría rende centrale questa esigenza la cui portata è quella di un mare senza sponde. Non c’è problema umano che non sia affrontabile con la santità dei credenti. La civiltà odierna, nata dalle radici cristiane, si rinnova con questo nuovo zelo che si radica nelle realtà umane più normali. La virtù della povertà vissuta da un padre di famiglia non è identica a quella di un francescano, mentre la capacità di amore fra i coniugi si alimenta direttamente dall’amore di Cristo. Uno stile cristiano di vita rinnovato vien fuori da questa impostazione dove tutte le realtà terrene vengono valorizzate nel loro aspetto positivo, “amando il mondo appassionatamente” come diceva San Josemaría.

Ho voluto accennare a tutto questo per rinnovare la meraviglia per il messaggio dell’Opera.

A questo scopo ho scritto per Mondadori un libro su “Il cammino di San Josemaría. Il fondatore dell’Opus Dei e i giovani”: i primi anni dell’Opus Dei furono dedicati soprattutto alla loro formazione. Organizzava delle chiacchierate di un’oretta che chiamava “circoli” e arrivò a realizzare  fino a sei circoli al giorno. In queste riunioni spiegava i diversi aspetti della vita cristiana, dalle virtù umane all’apostolato, dalla Santa Messa a come vivere un’estate intelligente. La formazione dei giovani era essenziale per lui: sarebbero stati il futuro dell’Opera e così fu. 

La presentazione di questo libro è stata ritardata dalla pandemia del Covid. Ora lo ripropongo nella convinzione che la formazione dei giovani è comune anche agli anziani. Tutti abbiamo bisogno di un continuo alimento spirituale.

Rendo grazie al Signore per il gran dono di aver incontrato San Josemaría.

 

Nessun commento:

Posta un commento