lunedì 22 maggio 2023

Bernabei

 Mi hanno chiesto due paginette su Ettore Bernabei per l’eventualità di aprire un processo di beatificazione. Per me è santo. Allego le paginette


Ho conosciuto Ettore Bernabei nel 1978 quando stavamo raccogliendo le lettere postulatorie per la causa di beatificazione di San Josemaría Escrivá, cioè testimonianze di persone di rilievo che raccontassero i motivi della loro stima nei confronti del futuro santo (ora non si usa più raccogliere queste lettere). In quel caso volevamo chiedere una testimonianza ad Amintore Fanfani. Andai da Bernabei che allora già era amministratore delegato dell’Italstat, una finanziaria dell’Iri, che dopo pochi giorni ci accompagnò da Fanfani. Ricordo la sua discrezione, che avrei apprezzato poi nel corso degli anni, durante la conversazione con Amintore: si sedette in disparte nel fondo della stanza.

In quel periodo risiedevo a Milano e quando, nell’80, mi stabilii a Roma, Bernabei aveva già chiesto l’ammissione come membro soprannumerario dell’Opus Dei. Mi dettero l’incarico di spiegargli estesamente alcuni punti dello spirito dell’Opus Dei; impegno che accettai con emozione perché Ettore era molto noto per gli incarichi importanti che aveva ricoperto: prima direttore del Giornale del Mattino di Firenze e poi famoso direttore generale della Rai per quasi quindici anni, dal 1960 in poi.

Ben presto i nostri incontri diventarono amicizia e  tutte le domeniche ci vedevamo dalle 19 alle 20, orario d’inizio del Tg1 che Ettore controllava scrupolosamente. Questa bella abitudine durò dal 1980 fino all’anno della sua morte, il 2016. Non solo io  tenevo a questi incontri ma anche Ettore cercava di non rimandarli: se andava fuori Roma mi avvisava e spesso andavo a trovarlo in campagna. Non ho mai provato una sensazione di abitudine ma sempre di estremo interesse: Ettore spaziava dal passato fino ai particolari della società e politica italiana del momento. Era sempre informatissimo.

La sua professionalità ed esperienza s’imponeva e si fondeva con la vita di cristiano: la sua prospettiva soprannaturale era radicata nel suo lavoro. Lavoro e santità in lui erano perfettamente fusi.

Guardava alle vicende della vita in una prospettiva di fede. Fede che manifestava nella puntualità alle riunioni formative. Durante i ritiri, fra una meditazione e l’altra restava preferibilmente in cappella davanti al Santissimo, mentre gli altri prendevano un po’ d’aria e passeggiavano in silenzio.

Non era portato alle smancerie ma sapeva voler bene. Un piccolo episodio. Sapeva che mi piaceva la cioccolata e una sera mi fece trovare una scatola di cioccolatini come per caso. Me li aveva conservati perché conosceva i miei gusti, precisò. La direzione spirituale dell’Opus Dei lo portò ad addolcire il suo carattere. Le sue sfuriate erano famose e la sua voce potente attraversava le pareti ma non ce l’aveva mai con una persona in particolare, servivano per sbloccare una situazione. La sua nota severità in famiglia si mitigò anche a detta dei suoi figli. Rimase fedele a sua moglie che aveva attraversato lunghi periodi di depressione. Era capace anche di curare i particolari della tavola e della vita familiare. Colpiva la sua competenza nell’indicare una qualità di un cibo pur avendo in mente tante questioni importanti.

La sua speranza nella vita eterna era fuori discussione come testimonia in un discorso che fece ai suoi familiari quando compì 95 anni. In quella occasione fui l’unico invitato estraneo alla famiglia e, per fortuna, ripresi il suo discorso finale col cellulare. Il figlio Luca ha aggiunto qualche immagine al filmato che così è rimasto come bella e preziosa testimonianza. L’unica cosa che temeva era il giudizio particolare perché riteneva di aver commesso delle ingiustizie: lui che era sempre equilibrato e rispettoso…

 

Prudente, giusto, forte e temperante sono aggettivi che gli stavano a pennello. 

Non faceva mai nulla di avventato anche se era coraggioso nel mettere in cantiere nuove iniziative: un esempio è la creazione della casa di produzione Lux che ci ha regalato programmi belli ed edificanti.

Non dava giudizi affrettati sulle persone ma le stimolava a fare meglio. Un esempio è stata la condotta con i suoi figli. Non si scoraggiava di fronte agli sbagli di gioventù ma rilanciava sempre le opportunità di far meglio. Non è stato un caso che la Lux sia felicemente passata alla gestione di suoi figli che aveva valorizzato.

Gli eventi scoraggianti, che sono stati abbondanti nella sua vita specie negli ultimi tempi, non lo abbattevano ma piuttosto lo stimolavano a rilanciare puntualmente i suoi progetti. I corsi formativi che ha tenuto negli anni inoltrati della sua vita sono stato un esempio di fiducia nella formazione di giovani professionisti.

Pur essendo un buongustaio non esagerava mai nel mangiare o nel bere. La sua tavola era aperta agli amici e si notava il suo stile temperante.

Dovremmo essergli grati per tutto ciò che ha fatto. In particolare fu parte attiva per la mediazione durante la crisi del Golfo quando Kennedy impose alla Russia di ritirare i missili che stava per installare a Cuba. Ettore allora si trovava in America e tenne i contatti con Fanfani e Giovanni XXIII, che svolsero un’intelligente iniziativa di pacificazione.

Dovremmo essergli grati perché, dal 1960 al 1974, ha fatto della tv di stato un’amica di famiglia che percorreva con eleganza tutti i generi: dal popolare (le mitiche gemelle Kessler) agli sceneggiati impegnati.

Infine, al momento della pensione, Ettore ha trovato l’energia per fondare la casa di produzione Lux che ci ha dato la Bibbia, don Matteo e tanti altri bei programmi. Lo ringraziamo per questo.

Per me il suo stile cristiano è proprio dei nostri tempi. Non era un uomo di Chiesa e basta ma prendeva spunto dal suo lavoro impegnativo e dalle vicende varie della vita per vivere le virtù cristiane con uno stile laicale.




 

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