Noi
cristiani (che vorremmo esserlo sul serio) siamo chiamati a trasmettere fede,
e, con la fede, uno stile di vita che fa cultura, che entra nel modo di vivere,
di ridere, di soffrire, di creare bellezza, di stabilire amicizie, di condurre
il matrimonio come una lunga avventura d’amore. Ogni cultura ha i suoi punti di
riferimento e ha i suoi eroi. Gli eroi cristiani si rivelano specialmente al
momento della morte quando si rende evidente la scelta di vita. Non è un caso
che i primi cristiani nutrissero profonda devozione per i primi santi che erano
i martiri, coloro che avevano testimoniato fino al sangue la loro fede. Anche
oggi ci sono martiri in parti del mondo lontane da noi, martiri che risvegliano
la nostra fede pigramente vissuta. Ma sono particolarmente significativi gli
eroi delle nostre circostanze di vita, in un’Europa paganizzante. L’esempio di
Chiara Corbella, la madre felice nelle disavventure della malattia e della
maternità, brilla nel nostro immaginario. Accanto a lei ci sono altre figure
che ci sorprendono perché non sapevamo nulla della loro esistenza. E’ il caso
del giovane ingegnere Filippo Gagliardi, morto prematuramente lasciando una
moglie incinta: un grande amico dei suoi amici e animatore di un oratorio del
nord Italia. Ilaria Nava, giornalista, ha raccolto con rigore di cronaca gli
sms, le testimonianze e le lettere degli amici in un
libro edito da San Paolo dal titolo “Volevo dirgliene quattro...”. I nostri
eroi sono i santi, non me lo voglio dimenticare.
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