Quando si è cominciato a parlare di scontro di civiltà (cristianità
contro mondo islamico, vedi Marcello Pera in Italia e Oriana Fallaci dagli
Stati Uniti) Giovanni Paolo II, il
27 ottobre 1986, convocò una Giornata di preghiera per la pace, ad Assisi, con
i rappresentanti di tutte le religioni del mondo. Il messaggio fondamentale era:
tutte le religioni avvicinano a Dio e promuovono la pace. Le cause delle guerre
sono altre.
A
quest’incontro ne seguirono altri due promossi dallo stesso Papa e da Benedetto.
I Papi non sono caduti nel trabocchetto preparato da forze occidentali per
consentir loro un dominio incontrastato nel Medio Oriente petrolifero. L’Isis è
sorto utilizzando il fanatismo religioso di alcuni per gettare lo scompiglio in
quella regione in modo da giustificare il massiccio intervento armato
occidentale e garantirne il dominio assoluto come sempre ha tentato di fare
l’Inghilterra negli ultimi secoli. Il mitico Laurence d’Arabia era un agente di
Sua Maestà che fomentò lo scontro fra tribù di diverso credo musulmano
realizzando il solito “divide et impera” proprio di tutti gli imperi.
L’integrazione
dei musulmani nella società europea è un problema reale che è cosa in buona
parte diversa dalla lotta al terrorismo, che ha altre motivazioni. Se si vuole
sconfiggere il terrorismo musulmano in Europa e nel mondo, l’Occidente deve
garantire una pace solida in Medio Oriente che rispetti le differenze religiose
e tribali che vi sono. Non è strano che l’Occidente che è dotato di forze
economiche immense ed è in buoni rapporti con gli sceicchi petroliferi e con
l’Iran, che ha in Israele un alleato efficiente, non riesca a mettere le
condizioni per una pace duratura?
Gli
ultimi attentati riportano a questa necessità di soluzione. Non ci sono i
presupposti per una nuova battaglia di Lepanto.
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