Interrompere la vita cittadina e andare in vacanza non è
solo l’occasione per dormire di più e fare sport e passeggiate, è anche il
momento di contemplare la natura che è didattica, direi apologetica. La natura
insegna e parla di Dio. Nel mio caso passeggio in canoa fra le rocce di
Terrasini non lontano dall’aeroporto di Palermo. La natura mi sorprende. Frotte
di pesciolini saltano davanti alla prua della canoa e c’è anche il pesciolino
più sportivo che termina il salto scorrendo sulla coda come per lo sci d’acqua.
I giovani saraghi sono vestiti a festa e hanno una striscia nera in campo
d’argento sia sul collo che accanto alla coda. Le salpe brucano le alghe come
pecore in campagna: sono verdine ma ogni tanto mandano bagliori che riflettono
la luce del sole. I gabbiani che a Roma sembrano invadenti qui sono nel loro
habitat. Sono grigi finché sono giovani poi diventano bianchi. Imparano a
volare quando sono già cresciuti abbastanza. Mentre gli adulti gridano con una
voce di bambino che scherza, loro ancora pigolano e si vede che vorrebbero
volare ma hanno paura. La mamma gli svolazza intorno fino a che osano
lanciarsi. Il Creatore manifesta il suo lato creativo e si capisce che ci sono
più cose in cielo e in terra che nella mia filosofia, direbbe Shakespeare. Le
rocce si vedono sul fondo in trasparenza fino a sconfinare nel mare blu; la
moquette viola fatta di alghe e incrostazioni pulsanti di vita e colori è
accarezzata dal mare. Grazie Dio mio per tanta bellezza.
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