Il dolore. E' un mistero dentro di me. Muore il mio più caro
amico d'improvviso. Lui uomo di fede e io che cerco di vivere la fede. Eppure
non controllo me stesso. Mi dico che lui gode della vita eterna, che la
Risurrezione di Cristo è la garanzia, che ci rivedremo in cielo, ma non
obbedisco ai miei pensieri. La notizia mi arriva la sera, dovrei mettermi
l'animo in pace ma non riesco a dormire. Mi ritorna in mente il grande Agostino
che si trattiene dal piangere la morte di sua madre perché la fede sua e di lei
non consentono la tristezza. Poi il pianto, da solo. Mi conforta il libro delle
sue Confessioni.
Ettore Bernabei
aveva 95 anni. Alla sua festa di compleanno, il 16 maggio scorso, disse ai suoi
figli e nipoti riuniti che l'unico suo timore era il giudizio particolare: il
momento in cui sarebbe apparso al cospetto di Dio per il primo giudizio. Se lui
provava timore io dovrei sentire terrore. Era un uomo giusto, l'esempio della
santità nella vita del nostro tempo. Un abbraccio l'ha accolto.
Mio padre mi ha
trasmesso tanto. Ho avuto il dono grande di conoscere San Josemaría Escrivá, il
mio padre nella fede. Ho avuto la grazia di conoscere Ettore Bernabei, maestro
di pensiero, modello di vita. Ora che lo sento vicino non lo voglio deludere.
Il dolore per le
sofferenze del terremoto recente mi conferma che l'esperienza del dolore non è
descrivibile. Non si può circoscrivere: ci porta nel buio dell'esperienza di
Dio. Il dolore dà la misura della profondità dell'amore.
Nessun commento:
Posta un commento