Quanti motivi di ringraziamento per quest'anno! Il primo
è per il dono del Giubileo. Papa
Francesco ci ha avviato verso una maggiore sensibilità per i bisogni altrui e
ci ha segnato la strada per una maggiore attenzione per ciascuna persona che
incontriamo, come Gesù.
Ci sono stati due distacchi dalla vita terrena che hanno
segnato con dolore l'ultimo periodo dell'anno. Ettore Bernabei e Monsignor Javier
Echevarría sono andati a godere del volto di Dio così cercato su questa terra.
Di Bernabei ho già scritto su Tempi, ora vorrei esprimere il mio Te Deum per il
dono della vita di don Javier, che chiamavamo Padre dal 1994.
Un'occhiata alla sua biografia ci dice molte cose. Nato nel
'32 aderisce giovanissimo all'Opus Dei e diventa segretario di San Josemaría
Escrivá dal 1953 fino alla sua morte nel 1975. Anni passati fin da giovane accanto
a un santo, anzi a due santi perché l'altro "custode" del fondatore
dell'Opus Dei era il beato Alvaro del Portillo. Dal 1975 in poi continua la sua
vicinanza con don Alvaro fino al 1994 (quando don Alvaro muore) assumendo il
titolo di vicario generale della Prelatura dell'Opus Dei. Dal 1994 viene
confermato da Giovanni Paolo II come Prelato dell'Opera. La stretta unità con
il Fondatore e il suo successore gli ha consentito di mantenere intatto, senza
scosse, lo spirito fondazionale, fatto di fede, di amore alla Chiesa e al Papa
e di spirito di famiglia che ha caratterizzato la guida dell'Opus Dei fin dai
primi anni.
Con il transito al Cielo di don Javier si conclude così un periodo
storico per l'Opera che lascia in eredità il desiderio di conservarne e
attualizzarne lo spirito. Gli stessi tratti del carattere di don Javier
testimoniano la continuità con i tratti fondazionali, anche nei piccoli
particolari. Per esempio il costante buon umore. Nell'ultima lettera che ci ha
scritto il primo dicembre di quest'anno il Padre riportava un brano tratto da
un appunto di San Josemaría: "Conosco un asinello - parlava di se stesso -
così mal ridotto che, se fosse stato a Betlemme accanto al bue, invece di
adorare devotamente il Creatore, si sarebbe mangiato la paglia del presepe".
Un senso dell'umorismo che don Javier ha conservato fino alla fine scherzando
con coloro che lo accudivano.
Un altro tratto comune è la devozione alla Madonna di
Guadalupe. Quando San Josemaría Escrivá nel 1970 si recò in pellegrinaggio in
Messico pregò a lungo davanti all'immagine della Guadalupana. Più tardi,
davanti a un quadro che rappresentava la Vergine che porgeva un fiore all'indio
Juan Diego, disse:"mi piacerebbe morire così, con la Madonna che ti porge
un fiore". San Josemaría morì improvvisamente davanti ad un quadro della
Virgen de Guadalupe e la sua ultima frase fu rivolta a don Javier: "Javi,
no me encuentro bien...". E' significativo che la Madonna abbia chiamato a
sé don Javier il 12 dicembre, giorno della sua festa. Quasi a sigillo di questo
ricordo, allego una foto che ritrae don Javier accanto a don Alvaro con una
riproduzione della Guadalupana nello sfondo. Ero presente quando Edoardo
Fornaciari scattò questa foto. Fu don Alvaro che volle don Javier accanto.
Erano le necessarie fotografie ufficiali che si dovevano realizzare per uso
interno ed esterno. Il sorriso dolce di don Alvaro esprime bene il clima che si
viveva.
Un'altra caratteristica di don Javier era la memoria
prodigiosa: un dono naturale alimentato dall'affetto reale verso le persone. Si
ricordava di particolari dimenticati dallo stesso interessato. Nell'estate del
'72 mi toccò in sorte di pranzare col Fondatore, don Alvaro e don Javier a
Civenna. Abitavo a Milano da meno di due anni e San Josemaría mi chiese come mi
trovassi in quella città. Sapevo che il Padre amava scherzare sui vari luoghi
di provenienza e, siccome avevo apprezzato i dintorni di Milano dove i milanesi
scappavano nel week end (dalle montagne alla Brianza), dissi: "Padre, il
vantaggio di Milano è che appena ti sposti vai in un luogo migliore". Il
Padre sorrise e la cosa finì lì. Dopo quasi 40 anni portai da don Javier un
giornalista del Corriere e si parlò di Milano. A un certo punto don Javier disse,
lasciandomi sbalordito: "Come dice l'ingegner Corigliano, il vantaggio di
Milano è che appena ti sposti vai in un luogo migliore".
Chiarisco che tutti e tre i personaggi descritti hanno avuto
sempre una grande considerazione per Milano e la sua Madonnina. Era tale
l'affetto che il Padre riversava sulle persone che, quando uscimmo, il
giornalista mi disse: "Oggi ho capito in poco tempo tanti aspetti dello
spirito dell'Opera più di quanto avessi inteso da quando ci
conosciamo...".
Concludo ricordando l'impegno quasi sportivo e grintoso con
cui don Javier si dedicava a tutto ciò che riguardasse Dio. Una volta un prestigioso
personaggio considerò che durante la recita del Rosario è facile distrarsi, don
Javier simpaticamente e con slancio disse: "No, se si vuole, si può stare
attenti...".
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