La
più grande ingiustizia sociale è non parlare di Dio. Una frase che sembra un
paradosso. Ma come! Con i problemi della fame nel mondo, con le atrocità
tuttora commesse in Africa e in Medio Oriente, con la crisi economica
nell’Europa meridionale, c’è chi sostiene che il peggior male sia il non
parlare di un argomento astratto come quello che riguarda Dio… Ebbene basta
guardare un po’ alla storia per accorgersi che l’autore della frase, San
Josemaría Escrivá, aveva ragione. Prima
del cristianesimo vigeva la legge del più forte. La cosiddetta Pax Romana si reggeva
sul potere della spada e prosperava grazie alla schiavitù. Dopo la resurrezione
di Gesù i discepoli, oltre ad evangelizzare, immediatamente organizzarono un
servizio di assistenza per le vedove, gli orfani e i poveri, basta leggere gli
Atti degli Apostoli. I primi ospedali al mondo nascono fin dall’epoca dei Padri
della Chiesa nei primi secoli dopo Cristo. Dai monasteri benedettini rinasce la
medicina, l’ordine sociale, la farmacia, le scienze e la cultura. Le prime
università sono opera dei domenicani e dei francescani. San Camillo de Lellis
organizza nel 500 ospedali modello dove il malato viene trattato come se fosse
Gesù; San Vincenzo de’ Paoli poco dopo mette su un’organizzazione in Francia
che provvede con continuità ai bisogni essenziali di orfani, carcerati, feriti
in guerra, poveri, e così via. Ci vorrebbe un’enciclopedia per esaurire
l’argomento. Quando c’è la fede in Gesù fiorisce la carità e la civiltà.
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