Napoli
è una città singolare. La gente ride: questa è la prima osservazione per chi
arriva. Ridono a gruppi, ridono i figli con i genitori, ridono i genitori fra
loro... Non c'è situazione gravosa senza che qualcuno intervenga con una
battuta spiritosa. La gente è gentile. Si nota l'istinto di scansare la fatica
ma quando si deve fare un favore a un amico si fanno in quattro. La
predisposizione alla musica è evidente. C'è una produzione autonoma di CD
musicali con un mercato interno in città. Il teatro è passione: non si
percepisce il confine fra la vita vera e il teatro. Sembra che le commedie di
De Filippo continuino per strada. Si mangia in modo moderato ma di sfizio. Si apprezzano
i piatti di sempre, cucinati con tradizione. La pasta e la pizza invece vengono
consumate in quantità. Le ragazze sono paffute mentre in altre città aspirano
ad assomigliare ai pali della luce. Gli uomini sono eleganti e le donne amano
le tinte sgargianti. Il panorama è mozzafiato. La religiosità popolare si
palpa. San Gennaro è puntuale con il suo miracolo il 19 settembre e altre due
volte all'anno. Le persone sono benevole ma non sopportano i fanatismi. Appena
qualcuno si sente importante il pernacchio è immediato. C'è intolleranza alla
regola, mentre c'è la predisposizione all'amore. La leva per far lavorare i
napoletani è la passione. I napoletani amano Napoli ma non gli amministratori
della città e qualche ragione ce l'hanno. Gli intellettuali amano lo studio,
parlano benissimo e ricordano ancora la ferita della repressione sanguinosa
della repubblica del 1799 (complice Nelson). Chinchino Compagna è stato un
repubblicano cattolico e ha lasciato un segno assieme a Gerardo Marotta con il
suo Istituto per gli Studi Filosofici. La città è viva anche se molti
napoletani la pensano morta.
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