Bisognerebbe
studiare nelle scuole il discorso che Benedetto XVI rivolse al mondo della
cultura a Parigi il 12 settembre 2008. Un discorso che si conclude con una
frase significativa: "Ciò
che ha fondato la cultura dell’Europa, la ricerca di Dio e la disponibilità ad
ascoltarLo, rimane anche oggi il fondamento di ogni vera cultura." La
necessità di operare una sintesi di un argomento così vasto fa sì che ogni
paragrafo meriti di essere letto accuratamente e meditato. Ratzinger parla di
un passato che si riallaccia alla tarda romanità (Bendetto da Norcia nacque nel
480, quattro anni dopo la deposizione dell'ultimo
imperatore romano d'Occidente Romolo Augustolo) eppure il suo
discorso è di tale attualità da mettere a disagio alcuni dei presenti che si erano
opposti alla citazione delle radici cristiane d'Europa nella stesura della
costituzione europea (che non arrivò mai all'edizione definitiva). Ma non si
tratta solo di una precisazione storica, Benedetto addita la via d'uscita dalla
crisi attuale della cultura occidentale, prendendo spunto dall'atteggiamento di
quei monaci. Per loro lo studio della parola era il modo di attingere al Verbo
di Dio Gesù e il lavoro era la continuazione della creazione. " Del monachesimo fa parte -
dice Benedetto XVI - insieme con la cultura della parola, una cultura del
lavoro, senza la quale lo sviluppo dell’Europa, il suo ethos e la sua
formazione del mondo sono impensabili. Questo ethos dovrebbe però includere la
volontà di far sì che il lavoro e la determinazione della storia da parte
dell’uomo siano un collaborare con il Creatore, prendendo da Lui la misura.
Dove questa misura viene a mancare e l’uomo eleva se stesso a creatore
deiforme, la formazione del mondo può facilmente trasformarsi nella sua
distruzione."
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