Noi non sappiamo pregare. Lo dice San Paolo quando scrive ai
romani: "nemmeno sappiamo cosa sia conveniente domandare" (Rm 8,27).
Per fortuna "lo Spirito viene in aiuto della nostra debolezza e...
intercede per i credenti secondo i disegni di Dio". Meno male: sono stato
educato nella mentalità di chi deve fare tutto da sè, ma nel rapporto con Dio
quest'atteggiamento non funziona. Ci sono voluti anni per tentare di capire che
è Dio che fa tutto. Se il senso della vita è l'identificazione con Gesù diventa
chiaro che dipendo interamente dal Padre. Sembra quasi spassoso il racconto di
San Marco: Gesù ha da poco scelto gli apostoli che lo seguono e condividono
tutto con lui; di buon mattino, quando è ancora buio, Gesù esce e si mette a
pregare in un luogo deserto. Pietro si sveglia, non vede il Signore e si mette
alla ricerca assieme agli altri (Mc 1,36) finché lo trova. Mi colpisce quest'esigenza
di Gesù di pregare: è una necessità della creatura per entrare in sintonia con
Dio, una necessità avvertita anche da Gesù nel suo essere uomo.
Non sono io che opero questa comunicazione col Creatore ma è
lo Spirito che viene in aiuto e intercede. Nella preghiera il mio compito è
cercare di rimuovere dal mio cuore le cause di distrazione, ma chi agisce è lo
Spirito Santo, il dolce ospite dell'anima. L'incontro tra la mia volontà e la
volontà di Dio non è descrivibile con precisione ma mi è sempre più chiaro che
il meglio che posso fare è ascoltare, tanto Lui sa già tutto. Diceva un santo
sacerdote napoletano, don Dolindo Ruotolo, che la migliore preghiera è
"Gesù, pensaci tu".
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