Penitenza – diceva San Josemaría
- è osservare esattamente l'orario che ti sei prefisso, anche se il corpo
oppone resistenza o la mente chiede di evadere in sogni chimerici. Penitenza è
alzarsi all'ora giusta. E anche non rimandare, senza giustificato motivo,
quella certa cosa che ti riesce più difficile o più pesante delle altre. La
penitenza è saper coniugare i tuoi doveri verso Dio, verso gli altri e verso te
stesso, essendo esigente con te stesso per riuscire a trovare il tempo che
occorre per ogni cosa. Sei penitente quando segui amorosamente il tuo piano di
orazione, anche se sei stanco, svogliato o freddo.
Penitenza è trattare sempre con
la massima carità il prossimo, a cominciare dai tuoi cari. È prendersi cura con
la massima delicatezza di coloro che sono sofferenti, malati, afflitti. È
rispondere pazientemente alle persone noiose e importune. È interrompere o
modificare i nostri programmi quando le circostanze — gli interessi buoni e
giusti degli altri, soprattutto — lo richiedono.
La penitenza consiste nel
sopportare con buonumore le mille piccole contrarietà della giornata; nel non
interrompere la tua occupazione anche se, in qualche momento, viene meno lo
slancio con cui l'avevi incominciata; nel mangiare volentieri ciò che viene
servito, senza importunare con capricci .
Penitenza, per i genitori e, in
genere, per chi ha un compito di direzione o educativo, è correggere quando è
necessario, secondo il tipo di errore e le condizioni di chi deve essere
aiutato, passando sopra ai soggettivismi sciocchi e sentimentali.
Lo spirito di penitenza induce a
non attaccarsi disordinatamente al monumentale abbozzo di progetti futuri, nel
quale abbiamo già previsto quali saranno le nostre mosse e le nostre pennellate
da maestro. Com'è contento il Signore quando sappiamo rinunciare ai nostri
sgorbi e alle nostre macchie pseudomagistrali, e consentiamo a Lui di aggiungere
i tratti e i colori che preferisce!
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