L’uomo è felice
quando è in sintonia con Dio. Una creatura sta bene quando ha un immediato
rapporto col suo creatore. E’ anche una mia esperienza personale. Dopo la
confessione avverto una particolare leggerezza, un’euforia che nasce, credo,
dalla grazia di Dio e dalla mia seppur scarsa corrispondenza.
Un problema si presenta quando desidero
avvicinare i miei amici a Dio. Alcuni in verità procedono speditamente ma ci
sono altri che sembrano refrattari. Mi viene in mente la fatica di Santa Monica
che ha pregato giorno e notte per la conversione di suo figlio. Ha sofferto, ha
versato mote lacrime, si è data da fare, coinvolgendo anche Sant’Ambrogio, ma
alla fine il risultato è stato splendido. Agostino l’ha sorpresa facendosi
addirittura monaco senza limitarsi al buon matrimonio che Monica si aspettava.
Ettore Bernabei,
il grande papà della Rai, era un autentico cristiano e desiderava avvicinare a
Dio i suoi amici. E’ arrivato a scrivere un libro assieme a un suo amico per
avere l’occasione di stargli accanto. L’amico soffriva per la recente vedovanza
e Ettore desiderava trasmettergli la fede nella vita eterna promessa da Gesù.
Leonardo
Mondadori, una volta convertito, desiderava trasmettere la sua gioia agli amici
e, fra l’altro, si adoperò con successo per diffondere in tutto il mondo il
primo libro di un papa: Varcare la soglia
della speranza, di Giovanni Paolo II.
Il Signore
rispetta la volontà dell’uomo, per questo le conversioni non si ottengono
facilmente: lo stesso Gesù trasformò l’acqua in vino ma quando propose a un
giovane ricco di seguirlo non riuscì a cambiargli il cuore e si trovò davanti
un rifiuto. Ciò non ostante in un altro momento disse: “La messe è molta ma gli
operai sono pochi, pregate dunque il Padrone della messe perché mandi operai
nella sua messe” (Luca 10). Le conversioni dipendono dalla preghiera. Ci
troviamo di fronte al mistero dell’azione della grazia di Dio che agisce pur
rispettando la libertà dell’uomo.
Ho un elenco di
amici e parenti che vorrei avvicinare a Dio. Lo leggo e prego ogni mattina per
loro. La preghiera arriva sempre al bersaglio ma “cosa avverrà” resta nel
mistero della volontà di Dio.
Mi è capitato di
preoccuparmi fin troppo per il desiderio che le persone per cui prego arrivino
alla completa conversione. Sono stato anche in ansia nel vedere istituzioni
apostoliche rallentare il ritmo. Ora no. Resto nella gioia dello Spirito Santo
che soffia dove vuole. A me resta il compito di non smettere di pregare.
Nell’Antico Testamento, libro dell’Esodo 17, c’è una scena che rappresenta in
modo incisivo la necessità della preghiera: durante una battaglia, finché Mosè
teneva le braccia alzate Israele vinceva, quando le abbassava Israele perdeva,
tanto che Aronne e Cur intervengono e lo aiutano a tenere le braccia alzate
fino alla vittoria finale di Giosuè. Un esempio convincente della necessità
della preghiera.
Gesù sceglie gli
apostoli dopo un’intera notte passata pregando. Racconta San Luca al capitolo 6: “In quei giorni egli se ne andò sul monte a pregare e
passò tutta la notte pregando Dio. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi
discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli”. C’è
una stretta connessione fra la notte passata in preghiera e la scelta degli
apostoli.
Una morale c’è: devo accompagnare i miei buoni desideri con la preghiera. Più
prego meglio è.
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