sabato 11 aprile 2020

Il dolore e la gioia

L’atteggiamento del cristiano davanti alla sofferenza può essere quello coraggioso che fa dire: “benvenuto dolore, cosa sei rispetto a quello che ha provato Gesù? A Lui mi unisco per sopportarti anche se fai male”. Poi, e nella stessa persona, può apparire il momento di cedimento: “Basta Signore, non ce la faccio più”, semmai piangendo come un bambino. Nell’uno e nell’altro caso Gesù ci ha preceduto. Quando dice: “ Padre, se vuoi, allontana da me questo calice!”, vuol dire che avverte un cedimento, anche se la volontà resiste (sia fatta la Tua volontà). Fortezza e cedimento fanno parte della nostra storia e il bello è che è una storia che ha Gesù per compagno.
Ieri c’è stato il Venerdì Santo. Al nero della morte di Cristo si aggiunge il nero delle nostre sofferenze. Si vive il momento più nero. Il Sabato Santo che non ha liturgia è come il tempo sospeso in attesa che la Verità si riveli. La verità è che la sofferenza per amore è feconda, che sarà asciugata ogni lacrima, che la gioia è possibile e ci sarà.
Ringrazio Dio del dono di Gesù Cristo. Che sarebbe la mia vita senza di Lui. Posso essere consapevole del mio nulla mentre ascolto i Suoi suggerimenti, mentre mi arriva dalle mani di Sua Madre il conforto giusto per vivere secondo Dio. Santa Caterina era innamorata di Gesù (Gesù dolce, Gesù Amore: erano le parole con cui concludeva le sue lettere) e i santi sono degli apripista. Domani festeggeremo la Risurrezione assieme ai santi, ai nostri amici e alle persone morte a cui abbiamo voluto bene. La gioia è possibile, la gioia è sicura.

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