Dio non è un accessorio. La telecamera posteriore dell’auto per
le marcia indietro è un accessorio ma Dio non è un optional. Non è sensato
pensare a Dio saltuariamente e in casi specifici. E’ noto che in un aereo che
cade non ci sono atei… e neppure durante un terremoto. In quelle circostanze
tutti pregano. Che senso ha rivolgersi a Dio soltanto allora? In fondo la
nostra vita ha molto in comune con un aereo che cadrà e con un destino traballante.
Allora perché mi devo narcotizzare con false sicurezze? Un motivo c’è. Io
vorrei bastare a me stesso, vorrei essere artefice di tutto ciò che mi accade,
ma non è così. Gli inconvenienti e le difficoltà della vita portano un messaggio
positivo: mi dicono che io sono una creatura che ha bisogno del creatore.
Dio ha voluto prender posto fra di noi con Gesù che nasce nelle
maggiori difficoltà possibili: un parto fuori casa, in condizioni precarie.
Subito dopo una fuga, e poi non ha avuto dove posare il capo… e infine è morto
sulla croce. Più contrarietà di così… Ma stranamente seguendo Lui sarò felice.
Lui mi ha aperto la strada per vivere con umiltà. Quasi certamente patirò meno
di Lui, anzi la mia vita sarà piena di gioia perché redenzione significa un
rapporto vero, cordiale, umano con Dio e con gli altri, con l’umorismo di saper
sorridere sui miei limiti. La Provvidenza provvede e, dopo la difficoltà, spunta
il sole. Il rapporto con Dio è la cosa più sensata che io possa fare. Dopo la
morte viene la resurrezione. Dio non è un accessorio.
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