Non ricordo quando ho imparato l'Ave Maria. Ricordo invece
che, in un periodo della vita in cui non mi consideravo più un cristiano, mi
trovai sul sellino posteriore della Vespa di un pazzo che scendeva a tutta
velocità da Cervinia stringendo le curve inclinandosi eccessivamente col
rischio di cadere o sbattere frontalmente contro una macchina in salita. In
quel momento recitai un'Ave Maria. La Madre dimenticata spuntava fuori nel
momento del pericolo. Dopo un po' di tempo sono tornato a recitare l'Ave Maria,
e poi il Rosario intero, fino a questi giorni del mese di maggio in cui avverto
una particolare dolcezza nel pregare così e rifletto su ciò che dico. L'Ave
Maria è un succedersi di complimenti alla Madonna tratti dal Nuovo Testamento e
dal Concilio di Efeso ("Madre di Dio"). C'è una sola richiesta:
"prega per noi peccatori ora e nell'ora della nostra morte"... Ora e in quell'ora della morte. Mi colpisce
il riferimento a quel momento e mi vengono in mente le immagini della Pietà così
numerose in tutta la storia dell'arte: Maria che si china pietosamente sul
Figlio morto. Ecco, io sto chiedendo questo: che Maria in quell'ora si chini su
di me (su di noi) con lo sguardo amorevole della madre. Diceva Joseph Ratzinger
che i santi svelano un particolare aspetto del volto di Dio. Maria ne svela il
volto misericordioso: quello che si scorge nello sguardo di una madre
addolorata. E' grande la Provvidenza di Dio che non si è limitato
all'incarnazione ma ci ha dato una madre così cara, così femminile, che provvede
ora e in quell'ora...
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