Fin
dall’inizio mi ha colpito l’originalità di San Josemaría Escrivá nel diffondere
uno stile laicale di santità. Originalità perché tornava alle origini. Nel
Paradiso terrestre il primo uomo viveva un rapporto filiale con Dio, l’amore
entusiasta per Eva e l’impegno nel lavoro, esercitato come continuazione della
creazione. Vita spirituale, famiglia e lavoro, temi cari a San Josemaría, erano
già presenti all’origine.
Gesù
mandò i suoi a evangelizzare le genti trattandoli come amici: “Vi ho chiamati
amici”. Il canale naturale della testimonianza cristiana era per San Josemaría
l’amicizia.
I
primi cristiani ricevevano una formazione continua. San Josemaría impartiva personalmente
ai giovani lezioni di vita cristiana: li chiamava “circoli” e toccavano i vari
aspetti di un cristianesimo pratico: l’unità di vita (essere coerenti), la vita
interiore, lo Spirito Santo, la direzione spirituale, la sincerità,
l’organizzazione della giornata costellata di appuntamenti con Dio (che lui
chiamava “piano di vita”), l’ordine, la preghiera, la presenza di Dio, il pudore,
la penitenza, lo studio, il buon uso del tempo… e così andare. Considerava
fondamentale questa formazione. Questi temi incidevano nella vita del ragazzo
che ero io e li riesaminavo nel colloquio col sacerdote o con l’amico più
esperto. Mi è rimasto chiaro che l’asse attorno a cui ruota la vita del
cristiano sta in questa formazione continua, fatta di abbandono in Dio e di
impegno personale. “Non
dire: “sono fatto così..., sono cose del mio carattere”. Sono cose della tua
mancanza di carattere: sii uomo …” (Cammino n.4). Non può esserci vita
cristiana generosa senza questa benedetta insistenza sugli aspetti che
consentono allo Spirito Santo di entrare nella nostra vita. Sono temi
indispensabili soprattutto quando si è giovani…
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