Il 2
ottobre di quest’anno l’Opus Dei compie 90 anni. Un’età veneranda per una
persona ma un età da teenager per
un’istituzione che dovrebbe vivere per secoli. Novant’anni fa un sacerdote innamorato
di Dio, Josemaría Escrivá, vide ciò che il Signore gli chiedeva. La sua storia
è una storia d’amore. A quasi 16 anni vide d’inverno le orme di un carmelitano
scalzo sulla neve: “Si può amare Dio fino a questo punto!” pensò, e seguì
quelle orme fino a incontrare quel carmelitano, che gli propose di farsi
religioso. Sentiva però che il Signore gli chiedeva qualcosa di diverso e pensò
di entrare in seminario per rendersi disponibile a una chiamata che avvertiva
ma che non aveva compreso fino in fondo. Suo padre, che non aveva mai visto
piangere, né prima né dopo, si commosse ma non si oppose e il giovane rinunciò
al sogno di fare l’architetto e si fece sacerdote. Dopo due anni di sacerdozio
arrivò la luce: bisognava aprire i cammini divini della terra, cioè riportare ogni cristiano al fervore richiesto da Gesù,
come quello dei primi cristiani. Una profonda vita di pietà, un’intensa formazione
cristiana e nello stesso tempo l’impegno nel lavoro, nella famiglia, nella
società civile. “Non siate mai uomini o donne di azione lunga e di orazione
corta” scriveva nel punto 937 di Cammino.
Contemplativi in mezzo al mondo. Finalmente una saldatura fra la vocazione
cristiana e la vita civile proposta come normalità non come eccezione.
La sua
vita è stata la sua proposta: innamorato di Gesù e di Maria viveva per primo
ciò che insegnava. Grande cuore, grande amore e precisione nel lavoro,
puntualità e altre virtù umane. Conoscerlo è stata una rivoluzione interiore,
una scossa. Ora tocca a noi non deludere le aspettative di Gesù, non distrarsi
e deviare. Cor Mariae dulcissimum iter para tutum!!!
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