Recentemente ho
partecipato all’inaugurazione delle attività di volontariato (dall’ambulatorio
al doposcuola e all’orientamento familiare) che la Fondazione Grimaldi coordinerà
in un quartiere popolare di Napoli, in un edificio già sede di una prestigiosa
scuola dei barnabiti.
Le attività scolastiche nell’edificio erano
terminate per mancanza di vocazioni fra i barnabiti e la Fondazione ha comprato
l’immobile. Una gran bella notizia: una struttura creata per il bene passa di
mano per fare altro bene e non per fini speculativi.
Una notizia bella ma che lascia un filo di
tristezza. Mi chiedo perché mancano vocazioni in un ordine religioso che dal ‘500
ha attraversato i secoli formando miriadi di cristiani? E, proseguendo, perché
in molte realtà della Chiesa mancano vocazioni? Una risposta ci sarebbe, al
positivo.
Ho conosciuto un santo, Josemaría Escrivá, che
ha diffuso il messaggio di santificazione del lavoro, rivolgendosi all’inizio a
persone di ogni età e categoria sociale. In seguito ha compreso che si doveva
dedicare ai giovani che un domani avrebbero portato quel messaggio in tutto il
mondo. Alvaro del Portillo, uno dei seguaci dei primi tempi, un ingegnere poi proclamato
beato, racconta che il Padre (così chiamavano don Josemaría) gli dedicava tempo
e lo trattava come una persona “importante” anche se quando lo conobbe era
giovanissimo.
In effetti pare che ci siano due condizioni
fondamentali per formare i giovani: tempo dedicato a loro e stima nel prenderli
sul serio.
San Josemaría non si risparmiava nel lavoro
formativo: arrivava a sei incontri al giorno con gruppi di studenti, oltre al
tempo che dedicava alla direzione spirituale personale. Sta di fatto che quei
ragazzi gli si affezionarono talmente che appena avevano tempo libero, pur
trovandosi in altre città, lo andavano a trovare. Quel gruppo di giovani portarono
successivamente in tutto il mondo quella chiamata alla santificazione della
vita ordinaria.
Non erano tempi facili, allora come adesso. Occorre
dedicarsi a loro in quella fascia di età, dai sedici ai ventisei anni all’incirca,
in cui si prendono le decisioni fondamentali della vita. Dedicarsi a loro con
intensità senza frettolosità. Se si fa così, le istituzioni ringiovaniscono,
arrivano le vocazioni e sale la temperatura spirituale negli stessi formatori.
Gesù ha detto che una sola cosa è necessaria,
lodando Maria e rimproverando Marta che faceva opere buone ma senza criterio:
una tentazione questa molto forte per le istituzioni ecclesiastiche. Il punto
centrale è pregare il Padrone della messe affinché mandi gli operai. Pietro, dopo
una notte senza aver pescato nulla, disse a Gesù: getterò la rete in nome Tuo (Luca
5)… e prese il largo per la pesca: duc in altum! E’ questione di fede. Si può,
si deve dedicare tempo alla formazione cristiana dei giovani, senza cedere agli
scoraggiamenti sociologici. Gesù ha posto
le basi della Sua Chiesa formando dodici persone… I santi hanno fatto lo
stesso. Non c’è altra via.
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