mercoledì 17 novembre 2010

Intervista alla Libreria Coletti





La recensione al libro della libreria Coletti:

 L'uomo moderno, oggi fugge dinnanzi all'idea della morte; come evento naturale, da una parte, viene mistificato e scongiurato, dall'altra viene banalizzato tramite la sua “diffusione” nelle serie televisive e nella letteratura più leggera. Nella quotidianità si nasconde il concetto di morte intesa come drastica fine, ma diviene normale mascherare i più piccoli da scheletri, streghe, zombi e quant'altro.

L'attuale dicotomia tra la vita ed i costumi della società viene scossa dalla semplice esposizione di realtà superne che troviamo nel libro di Pippo Corigliano, “Preferisco il Paradiso. La vita eterna: com'è e come arrivarci”, Edizioni Mondadori. In un certo senso questo agile volume costituisce quasi una biografia spirituale dell'autore in cui egli raccoglie e testimonia l'esperienza travolgente del messaggio cristiano.

Per coloro che si accostano a questo testo forse è importante ribadire un aspetto della scrittura di Pippo Corigliano: si ha subito l'impressione di un comporre solare, ricco di espressioni capaci di risvegliare l'aspetto più bello e contagioso del cristianesimo. Un continuo riferimento all'amore nella sua accezione più alta costituisce nella trama un filo rosso che bisogna seguire continuamente per poter gustare le profondità di riflessione che si sviluppano nel corso del testo. Stupisce che il nostro citi con tranquillità Ornella Vanoni e sant'Agostino, testi napoletani e stralci del magistero pontificio di Benedetto XVI. L'impressione è quella di una fede che abbraccia ogni aspetto dell'umano divenire senza per questo intaccare il rispetto per la sacralità del Depositum Fidei.

Intorno al tema principale che è quello della vita eterna, Pippo Corigliano ne articola altri che ad esso conducono: il discorso sui “novissimi”, la tipologia della vita presente in rapporto alla vita futura, il giudizio, la grazia ed il perdono e così via.

Una costante piacevolissima è data...dal Vangelo. Egli cita con abbondanza i testi evangelici come pietre angolari della sua spiritualità. La freschezza che si evince dalle poche parole di commento ai testi permettono al lettore di percepire come e quanto il Vangelo, il rapporto e la frequentazione del Cristo, siano la chiave di volta di una vita autenticamente cristiana, lontana dai luoghi comuni o dagli schemi precostituiti “in negativo”. Corigliano guarda la fede nel suo aspetto trasfigurante, positivo e reale spingendo i lettori a fare lo stesso.


L'esposizione dell'autore procede in compagnia di un altro gigante: san Paolo. La forza della coerenza di fede e della missione dell'Apostolo dei Gentili riempie il libro delle note vigorose cui siamo abituati nella frequentazione della letteratura paolina.

Virgilio, lo duca mio, accompagna Dante nel viaggio / visione nell'oltremondo; Corigliano è accompagnato da san Josemaría Escrivá. Come lui stesso ammette, proprio il fondatore dell'Opus Dei è stato colui che gli ha permesso di addentrarsi in un cristianesimo autentico e vitale.

Leggere Pippo Corigliano è facile ed il tutto è di immediata comprensione; un testo adatto a chiunque sia interessato a capire ed a sperimentare che il cristianesimo non appaga il naturale desiderio antropologico dell'ultraterreno, il cristianesimo realizza la partecipazione vera alla vita divina in cui siamo stati introdotti dal sacrificio redentivo di Cristo Signore.

Francesco Bonomo

lunedì 8 novembre 2010

Intervista a CittàNuova

di Maddalena Maltese, 08 Novembre 2010

Pippo Corigliano, portavoce dell’Opus dei, si è scoperto scrittore grazie all’autore del Codice da Vinci. Lo abbiamo intervistato sul suo ultimo libro, che verrà presentato a Roma il 19 novembre.

Preferisco il Paradiso è il titolo scelto da Pippo corigliano per il suo ultimo libro, a cura delle edizioni Mondadori. Ingegnere navale, portavoce dell’Opus Dei per oltre vent’anni, dopo il successo Un lavoro soprannaturale. La mia vita nell’Opus Dei si è cimentato su un argomento teologico, non certamente popolare, anche se il tema dell’aldilà è tornato a riempire le pagine dei quotidiani, le librerie e anche le sale cinematografiche.

Lo abbiamo raggiunto per un’intervista, in attesa della presentazione romana del libro, il prossimo 19 novembre.


Come le è venuta l’idea di un libro sul Paradiso?

«Parlando con Leonardo Mondadori che, prima di morire, mi ha confidato la necessità di un libro che descrivesse la fine della vita e il paradiso. Mi dirà che c’è già il catechismo, ma è schematico, è più un libro di consulatazione, mentre invece occorreva cogliere gli elementi di colore. E poi c'è stato il caso Dan Brown che mi ha spinto a diventare scrittore».


Mi spieghi meglio. Cosa è successo?

«I media sono interessati a politica, economia, cronaca e frivolezze. Chi porta un messaggio soprannaturale e si occupa di cose spirituali non trova spazio o viene ignorato o mistificato come il caso dell’Opus Dei: alcuni media ne hanno fatto un fantasma. Dan Brown con la sua parodia grottesca, che ha reso un monaco dell’Opus Dei – fra l’altro una categoria non presente nella nostra struttura – un assassino, ha attirato l’attenzione sull’argomento e mi ha dato occasione di approfondire l’aspetto religioso anche attraverso i media. Il mio primo libro non sarebbe uscito se la Mondadori non me l’avesse chiesto. Io avevo proposto due americani più preparati. Mi è stato risposto fallo tu. La mia vocazione di scrittore quindi è unicamente dovuta a Dan Brown».

Ritorniamo però all’ultimo lavoro. L’argomento del Paradiso non potrebbe risultare ostico?

«Sulla vita eterna bisogna fare libri che non ci sono, mi è stato detto. A volte se ne parla a sproposito e secondo fonti cattoliche se ne parla poco. Il mio è un testo divulgativo, divertente digeribile, né da predica né troppo teologico. Ho dovuto ricorrere a citazioni bibliche all’inizio per far entrare il lettore, ma poi le ho mescolate a fatti di vita vissuta e anche a canzoni. Ad esempio la Vanoni quando canta “stare qui ha il sapore dell’eternità”. L’amore umano è segno dell’amore divino. Benedetto XVI stesso ha detto che quando uno fa l’esperienza di un grande amore, fa un’esperienza di redenzione. Questo perché Dio è amore, un’identità sostanziale e non solo un’analogia. Questa è stata la chiave per provare a capire il Paradiso».

Preferisco il Paradiso è una citazione di san Filippo Neri. Meglio lassù che quaggiù?

«San Filippo Neri lo disse quando gli proposero di diventare cardinale. Per me è diverso. Ho pensato visto che si dicono tante sciocchezze sulla vita eterna allora preferisco il paradiso, ma quello che racconta Gesù. Non c’è fuga alcuna da quaggiù. Soltanto avendo presente il paradiso, uno può vivere pienamente le cose umane, anzi le vede come trailer del paradiso, anticipazioni. L’uomo vive una vita umana in rapporto con Dio, altrimenti è una vita animale. Se uno vive in paradiso sa apprezzare i piccoli paradisi sulla terra: i cioccolatini, la veduta di Capri, un panorama».

Un ingegnere che si occupa di teologia non è comune…

«Per fortuna abbiamo esempi negli Atti degli apostoli. Le spiego: quando Apollo, intellettuale, conosce il cristianesimo, lo formerà una famiglia, Aquila e Priscilla. Ora i laici sono formati in tal maniera che trasmettono loro la fede, perché sono abituati ad un linguaggio comune, popolare».


Allora basta una buona comunicazione per far digerire anche argomenti non proprio semplici come quelli dell’aldilà?

«Non è questione di linguaggio solamente: è una questione di fede. Se ci credi sei convincente. Se sei quello che scrivi fai bene, se non sei, non fai niente. Se ti affidi alla grazia di Dio fai l’esperienza di essere un bambino piccolo che malgrado tutto prova a far capire suo padre. L’argomento del Paradiso è più che mai attuale, basta vedere quante pagine i quotidiani hanno riservato all’ultimo film di Clint Eastwood che parla proprio del Paradiso».

All’ultima pagina del suo libro, cosa dovrebbe fare il lettore?

«Sentire il desiderio di avere un rapporto personale con Dio e con Gesù. Questo è lo scopo di quanto ho scritto. Dovrebbe capire che nella vita l’essenziale è l’amore, il resto è corollario. Se poi si andasse a confessare, sarebbe questo il vero successo del libro e non tanto la tiratura».