La manifestazione del 30 gennaio ha già ottenuto un grande
risultato. La mobilitazione delle famiglie da tutte le parti d’Italia non è più
un episodio isolato ma una consuetudine che, dopo il primo Family Day e la
manifestazione del 20 giugno, si può considerare radicata. E’ un fenomeno di
cittadinanza perché riguarda non solo i cattolici ma le famiglie in quanto
cellule vive della società italiana, di qualsiasi credo religioso. Non è una
manifestazione della Chiesa Italiana. E’ bello che i vescovi diano il loro
incoraggiamento e che il Papa ribadisca il valore del matrimonio, ma chi scende
in piazza sono i cittadini italiani che non vogliono una legge dello Stato che
nega ai bambini il diritto a un padre e una madre. Il vero successo è che ora
le famiglie hanno una voce che si sente e che si vede pure. Sbaglia chi dice
che le precedenti manifestazioni siano state un fallimento perché i politici
non hanno ascoltato le loro richieste. La novità è che si sta creando un
movimento d’opinione che va in direzione opposta alle forze disgregatrici della
società. Un movimento laico che non agisce per mandato della gerarchia
cattolica ma per conto proprio com’è giusto che sia. Non è un confronto fra
Stato e Chiesa. E’ la rivendicazione di un popolo che ha sempre trovato nella
famiglia il suo centro e la sua forza. Giù le mani dalla famiglia e soprattutto
giù le mani dai nostri figli che non sono oggetto di sperimentazioni sessuali!
L’ondata disgregatrice ha finalmente trovato una barriera.
giovedì 28 gennaio 2016
martedì 26 gennaio 2016
Vorrei sgombrare il campo da un equivoco. Partecipare al
Family Day non è un’aggressione contro qualcuno. “Amatevi gli uni gli altri
come io ho amato voi” (Giovanni 15, 12) è il comandamento di Gesù da cui deriva
il “distintivo” del cristiano: “Da questo conosceranno tutti che siete miei
discepoli, se avete amore gli uni per gli altri” (Giovanni 13,35).
Il cristiano deve difendere i suoi fratelli e la società
dall’escalation in corso (divorzio, aborto, esaltazione dell’omosessualità,
snaturamento del matrimonio e prossimamente eutanasia e depenalizzazione della
pedofilia). Questa valanga va fermata con energia perché fa male a tante
persone. Per fermarla ci sono i mezzi a disposizione dei cittadini: il voto e
le manifestazioni. Non si aggredisce nessuno.
L’atteggiamento salottiero per cui bisogna convincere con
l’esempio e la vita bella ha un fondamento in un momento tranquillo, ma in
questo caso è fuori luogo perché c’è un’aggressione in corso. I turchi sono
stati fermati a Lepanto da una battaglia e allora sì che si dovettero uccidere
delle persone, su richiesta del Papa. Giusta richiesta altrimenti ora staremmo
col muezzin. Essere buoni non vuol dire essere buonisti ad ogni costo a spese
del prossimo. Leonida non poteva brindare con i persiani, altrimenti addio
cultura greca. Partecipare al Family Day è un atto di carità che non aggredisce
nessuno.
Ciò posto dobbiamo rispettare i fedeli che in coscienza non
ritengono di intervenire. Vanno lasciati in pace. Da parte mia la coscienza mi
dice che devo partecipare.
mercoledì 20 gennaio 2016
L'ora di guardia
Fra le varie iniziative per dissuadere il Parlamento
dall’approvare il ddl Cirinnà vorrei rilevare “l’ora di guardia” (così sul
web). E’ promossa da alcuni laici che prendono sul serio le parole di San Paolo
agli Efesini: “La nostra battaglia non è contro creature fatte di sangue e
di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo
mondo di tenebra, contro gli spiriti del male”. Perché di questo si tratta. Il demonio tenta l’uomo promettendogli di
diventare come Dio e di decidere lui cos’è bene e cos’è male. Non è demoniaca
la cultura che deride la fedeltà d’amore nel matrimonio, che acconsente alla
donna di sopprimere la vita che palpita sotto il suo cuore, di manipolare la
vita umana, di far morire i vecchi improduttivi, di corrompere i bambini?
Conclude San Paolo: “Pregate inoltre incessantemente con ogni sorta
di preghiere e di suppliche nello Spirito, vigilando a questo scopo con ogni
perseveranza e pregando per tutti i santi, e anche per me”. Quando è che nel Vangelo Gesù loda qualcuno? Quando
trova la fede, come per il centurione romano, l’emorroissa, il paralitico con i
suoi amici spericolati. Ha scritto un santo dei nostri giorni: “In primo luogo,
orazione; poi, espiazione; in terzo luogo, molto “in terzo luogo”, azione.”
(Cammino n.82). Andrò in piazza il 30 gennaio ma non per dimostrare che “semo
forti”. Non semo forti, sennò non saremmo arrivati a questo punto. Siamo
piccoli e servi inutili però siamo cittadini italiani e quando ci vuole ci
vuole.
giovedì 14 gennaio 2016
Giù le mani dai nostri figli
L’anno
nuovo è cominciato con due grandi successi popolari. Don Matteo in tv ha
raggiunto i dieci milioni di spettatori e Checco Zalone ha sbancato il
botteghino col film “Quo Vado”. La figura del sacerdote buono e intelligente
nell’interpretazione di Terence Hill (Mario Girotti) appassiona gli italiani
mentre Checco Zalone li diverte prendendo in giro sia il politically correct
dei cosiddetti “civili” che i difetti dell’italiano “bamboccione” che vive coi
genitori e non molla il posto fisso. Il messaggio comune dei due spettacoli è
un elogio del buon senso della nostra tradizione e un rifiuto degli
pseudo-valori che la cultura dominante vorrebbe imporre. E’ un messaggio di
attualità mentre si discute il disegno di legge Cirinnà. L’ondata culturale
modernizzante ha portato nel nostro Paese la legalizzazione del divorzio e
dell’aborto, sia pure a certe condizioni. Ora vorrebbe imporre una visione
soggettiva della sessualità che coinvolge anche i bambini. Qui c’è la linea del
Piave. Ho partecipato alla manifestazione del 20 giugno (per la prima volta in
vita mia) e il messaggio dominante era “giù le mani dai nostri figli”. I
piccoli non sono oggetti per soddisfare esigenze affettive degli adulti, né
animali su cui fare esperimenti sessuali. Bisogna resistere: non è un dibattito
intellettuale è un’aggressione. Le Termopili e Lepanto hanno salvato la civiltà
occidentale in passato, ora bisogna combattere per salvare l’Occidente dalle
forze disgregatrici interne. Senza se e senza ma.
domenica 3 gennaio 2016
Gesù pensaci tu. La follia collettiva
Vorrei
cominciare il nuovo anno con una preghiera: “Signore, che tutto hai creato, vedi
che questo nostro bel mondo è funestato da terribili disparità. Le 80 persone
più ricche guadagnano come i tre miliardi e mezzo di persone più povere. I
ricchi provocano guerre, portatrici di morte e sofferenze terribili, per
sfruttare meglio le materie prime e il petrolio dei paesi che li posseggono.
Invece di aiutare i paesi in via di sviluppo li rendono instabili (droga,
movimenti politici, magistratura giustizialista) perché non facciano loro
concorrenza. Per rendere maggiori i loro profitti sconvolgono l’ordine sociale:
attraverso i mezzi di comunicazione, da loro posseduti e pilotati, impongono
modelli di consumo elevato e avversano l’istituzione familiare perché è
risparmiatrice. Esaltano l’omosessualità e tendono a trasformare ogni desiderio
in diritto, rendendo lecita ogni aberrazione come quella di far allevare un
bambino non da una madre e un padre ma da due uomini o da due donne, oltre all’aborto
libero e all’eutanasia. L’ adorazione verso di Te viene presentata come senza
senso; vengono proibiti i simboli religiosi e fanno apparire le loro guerre
come guerre di religione. Pervertono così anche le persone oneste che non si
accorgono dell’inganno e diventano loro complici agguerriti. Chi cerca di illustrare
i princìpi della natura che Tu hai creato viene considerato un nemico, mentre
chi asseconda la follia collettiva viene lodato e portato come esempio. Nel
nostro Paese è quasi impossibile sposarsi giovani e nascono pochi bambini
perché la famiglia non viene aiutata. Gesù tu che hai detto “senza
di me non potete fare nulla” aiutaci Tu ad uscire da questa situazione. Liberaci
da ogni presunzione: sappiamo di essere piccoli e servi inutili. Amen”
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