giovedì 27 luglio 2023

Mia madre

 Fra i doni che la Provvidenza mi ha fatto uno dei più importanti, o forse il più importante, è quello di aver avuto una madre napoletana. Wanda per la precisione. Era la sesta figlia di una famiglia che viveva alle rampe Brancaccio a Napoli in una casa dotata di un ampio cortile in cui i ragazzi degli appartamenti circostanti facevano vita in comune. Quest’esperienza ha fatto sì che il carattere fosse socievole: si rendeva conto dello stato d’animo di ogni persona e sapeva prenderla per il suo verso. In famiglia la frase ricorrente, da buona sesta figlia, era: “stai zitta tu che non capisci niente”. Forse per questo ha passato la sua gioventù meravigliandosi del fatto che qualcosa la capiva. Sta di fatto che, dopo le magistrali, vinse il concorso per insegnante d’asilo, che sembra un traguardo quasi ridicolo. Ma nel suo caso non lo fu. Il rapporto con i bambini l’aveva resa comprensiva anche perché il bambino, che c’è in ognuno di noi, veniva fuori grazie al suo modo di rapportarsi, lontano da ogni presunzione. Si sposò con mio padre che era agli antipodi. Vedovo, ingegnere (quando essere ingegnere pesava molto), studioso, posato. Lei era innamorata della vita con una visione sempre positiva delle cose. Se si faceva male a una mano diceva: per fortuna è la sinistra, pensa se fosse stata la destra! Perse il primo bambino a pochi mesi e dopo sono arrivato io. Inutile dire che ha trasformato la mia vita in una festa continua, con tutto che nel ‘42 eravamo sotto i bombardamenti. Nel cosiddetto “ricovero”, che era il sottoscala del palazzo, mi portava piccolino e io scherzavo con tutti i presenti. Cantava e conosceva tutte le canzoni napoletane. Mi fermo qui. Giusto per far capire che, rispetto a lei, io sono un pesantone.




mercoledì 26 luglio 2023

 Su You Tube si trovano le riprese di “Flash mob” cioè interventi musicali o danzanti inaspettati nei luoghi più vari: ristoranti, stazioni, piazze… stamattina ne ho visto uno in un supermercato di Londra. Cantavano “Funiculì funiculà”. 

Non mi stanco di riflettere su Napoli. Possibile mai che le sue canzoni vengono cantate in Giappone, Olanda, Inghilterra e così via… Quale città ha un patrimonio musicale simile? Sembra che la Provvidenza abbia benedetto Napoli lasciandole alcune piaghe, da tutti ben conosciute, affinché non insuperbisse.

Le occasioni per comporre una canzone napoletana sono quanto mai varie. Com’è noto “Funiculì funiculà” nacque per far meglio sapere al grosso pubblico che per salire sul Vesuvio c’era una nuova funicolare. Mi chiedo: in quale parte del mondo, se si inaugura una ferrovia o linea di autobus, si compone una canzone? E come mai la canzone viene poi cantata in tutto il mondo (compreso il supermercato londinese)?

E’ evidente che a Napoli c’è un supplemento di simpatia e di cuore che la rende unica. “O sole mio” viene considerata una specie di inno nazionale, mentre Salvatore di Giacomo, il finissimo poeta, compone “A Marechiaro ce sta na fenesta” e la canzone del ritorno, a lui particolarmente cara: “Era de maggio” in cui si dice che l’ammore vero no, nun vota vico”,il vero amore non cambia strada…

Consiglio a chi patisce un momento di tristezza di sentire un po’ di canzoni napoletane. Si tirerà su  di morale anche perché quando spunta la luna a Marechiaro pure li pisce ce fanno l’ammore.




lunedì 24 luglio 2023

Napoli

 Ognuno è legato al proprio paese d’origine. Nel caso di Napoli questo legame diventa poetico e serve da paradigma per le altre forma di nostalgia. “Oggi sto tanto allegro che quasi quasi mi metterei a piangere per la felicità”. E’ il verso di una canzone napoletana che ho scritto in italiano per farmi capire. Ebbene, qual è il motivo per tanta felicità? “ E’ vero o non è vero che son tornato a Napoli, è vero che sto qui!”. Anche ora ho scritto in italiano ma non c’è nessuna canzone relativa ad altre città che si esprima così. “Il treno era ancora nella stazione che ho sentito i primi mandolini”: è un’esagerazione evidente. Nella stazione non si sentono mandolini però si vede il volto sorridente della gente perché a Napoli le persone sorridono spesso e volentieri. Non è facile spiegare quanti aspetti ci siano nel legame con Napoli: diciamo pure che non è possibile. C’è sempre qualche sentimento in più che spunta fuori. Devo dire che la maggiore ricchezza che ritrovo a Napoli è il cuore delle persone. In un modo o nell’altro quando qualcuno ti rivede è come se dicesse, senza dirlo, “quanto ti voglio bene”. Per motivi di salute è un po’ di  tempo che non riesco a tornare a Napoli ma ogni tanto ricevo qualche telefonata che mi fa “squagliare”, sciogliere di commozione. 

E’ scontato parlare del paesaggio. Non si parla spesso del Vesuvio ma ogni napoletano se lo porta nella memoria, assieme al mare e tutto il resto. Gli “sfizi” che ci sono a Napoli sono tanti. Intanto la parola “sfizio” è napoletana ed esprime una forma di godimento raffinata: intensa e personale. Quanto hai pagato questo vestito? Tanto, ma è stato uno sfizio… ah, allora va be’. Non parliamo del cibo perché in fatto di sfizi non finiremmo più. Si può parlare bene della cucina di tanti paesi ma è indiscutibile che la cucina napoletana non è importante ma sfiziosa come in nessun altro posto del mondo.  Lo sfizio riguarda il motivo del piacere ma è soprattutto rivolto alla persona. Così ho detto solo qualcosa sulla mia nostalgia di Napoli ma penso che faccia piacere sapere che c’è ed è intensa.




giovedì 20 luglio 2023

La presenza di Dio

 Presenza di Dio

 

Stimolati da S.Agostino che, nel suo libro “Le Confessioni”, mostra che la fede va vissuta in modo totale, mi viene in mente San Josemaría, che invitava a vivere la “presenza di Dio”, vissuta continuamente, che genera atti di ringraziamento, di pentimento, giaculatorie e allegria…

Nei primi anni settanta ebbi un incontro con lui assieme a tanti ragazzi di allora, in un dolce giardino sul lago di Como. Per stimolarci a vivere la presenza di Dio ci raccontò che lui stesso ogni tanto la “perdeva” e, proprio in quel giorno, per ritrovarla, ripeteva alla Madonna “Madre, Madre mia”. Un ragazzo gli chiese se era vero che perdesse il contatto col soprannaturale, quasi meravigliato, perché noi tutti sapevamo come il Padre fosse esemplare in questo. Umilmente il Santo disse: “Sì, è così”.

Un piccolo episodio che testimonia la pedagogia che San Josemaría usava con noi, con esempi di vita vissuta.

Quando penso alla presenza di Dio mi torna in mente: ”Madre, madre mia” e mi accorgo che io vivo momenti lontani apparentemente dal Signore. La rilettura di S. Agostino mi ha stimolato a tornare sul  tema perché la fede non è altro che prendere coscienza  della presenza di Dio in noi. Man mano ho capito che, per parlare con Gesù e la Madonna, non c’è bisogno di mettersi in atteggiamento formale, anzi mi permetto di dire che si può arrivare fino allo scherzo, a ridere insieme, come quando l’amicizia è solida. Noi non possiamo niente, Gesù può tutto: quest’amicizia è bella e conveniente e ci dà la sensazione di viaggiare su un carro in cui il pilota è Gesù.

“Nada te turbenada te espante: solo Dios basta” diceva la Teresona d’Avila, maestra di presenza di Dio. “Nulla ti turbi, niente ti spaventi: solo Dio basta”. Si capisce come i santi fossero sereni anche in mezzo alle tribolazioni. Perciò Gesù va trattato come un amico. L’ha detto Lui : Vos autem dixi amicos. Vi ho chiamato “amici”.

 



martedì 18 luglio 2023

La vocazione

 La vocazione

 

Nel libro “Le Confessioni”, S.Agostino dopo la conversione dice: “Ma tu, Signore, sei buono e misericordioso: con la tua mano … hai ripulito dal fondo l'abisso di corruzione del mio cuore. Ciò avvenne quando non volli più ciò che volevo io, ma volli ciò che volevi tu”. Viene magistralmente descritta la collaborazione dell’uomo con Dio. Da una parte il Signore purifica l’anima di Agostino, che dall’altra prende la decisione personale: “quando non volli più ciò che volevo io, ma ciò che volevi Tu.”

E’ la descrizione della vocazione. Arriva un momento in cui la persona smette d’inseguire i capricci e si rende conto che Dio gli chiede di svolere la Sua missione.

Sono grato a San Josemaría per avermi chiarito che ogni cristiano ha la sua missione specifica. Non solo i missionari o i sacerdoti ma tutti i battezzati in virtù del battesimo e della cresima devono portare la luce della fede nell’attività che svolgono. Questo messaggio pone un deciso cambio di prospettiva: non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi Tu. 

Chi ha una missione da svolgere ha chi lo invia con compiti ben precisi e noi siamo tra quelli. Sarebbe bello se, a cominciare da me, fosse chiaro a tutti i cristiani che la propria volontà va messa al servizio dei piani di Dio, senza concessioni. Un margine rimane per le preferenze personali ma la rotta è quella: il compito che Dio ci affida. La preghiera diventa più profonda senza il disturbo dei propri desideri inopportuni e, sembra strano, la felicità è a portata di mano…




sabato 15 luglio 2023

Le Confessioni

 Le Confessioni


Fra i libri che giovano  alla vita  spirituale dei cristiani quelli scritti dai santi occupano un posto privilegiato. Servono come fermento e solido aiuto interiore. (Vedi Santa Teresa, san Giovanni della Croce, Santa Caterina, Teresina…). Spicca fra tutti il libro “Le Confessioni” di Sant’Agostino. Certamente arrivo ben ultimo a fare questa scoperta ma Agostino per me porta un messaggio molto personale: è un amico, uno a cui leggo nell’animo grazie alla scrittura ricca e profonda. Un libro che è stato decisivo nel mio riavvicinamento alla fede. Agostino è umano, molto umano, e, nello stesso tempo, prende sul serio la fede: le lascia spazio dentro di se’. Ecco, leggendo “Le Confessioni” si capisce che, per un animo sensibile come il suo, la fede è una chiamata a cambiare vita, a permeare tutta la vita. Agostino descrive con  particolari le resistenze che la sua natura umana incontra nell’aderire alla fede. Non nasconde nulla, non ci sono pudori. Nello stesso tempo si avverte che la fede totale, che abbraccia tutto e tutti, per lui è l’unico modo per vivere su questa terra felicemente.

Nelle ”Confessioni” cielo e terra si toccano: Agostino supera le speranze della madre e si vota a una vita monacale. Non è per tutti diventare monaci ma è per tutti la chiamata a vivere di fede. Trovo in me uno strano “buon senso” per cui la fede conta sì ma soltanto per le decisioni importanti. Sento che è sbagliato. Il Signore mi chiede di contare sulla fede per qualsiasi cosa e io ci arrivo a stento. Chiedo ad Agostino che mi aiuti. Lui, caro amico, che ha provato tutte le tentazioni della terra, mi aiuta a prendere non solo le decisioni fondamentali ma anche a vivere con stile soprannaturale i piccoli episodi della vita ordinaria di ogni giorno.