"Non darti in balìa della tristezza e non tormentarti
con i tuoi pensieri. La gioia del cuore è la vita dell'uomo, l'allegria
dell'uomo è lunga vita. Distraiti e consola il tuo cuore, tieni lontana la
profonda tristezza, perché la tristezza ha rovinato molti e in essa non c'è
alcun vantaggio." Sono massime tratte dal Siracide (30, 21-23), uno dei
libri sapienziali della Bibbia, riportate in un libro utilissimo che invita al
buonumore. Un capitolo è dedicato ai cinque rimedi contro la tristezza
formulati addirittura da San Tommaso d'Aquino. Quali sono? In sintesi: il primo
è un qualsiasi piacere. Il secondo addirittura un pianto liberatorio, il terzo
è la compassione degli amici, cioé condividere le amarezze del proprio cuore (in questo le donne sono
maestre), il quarto è la contemplazione della verità (questo piaceva
particolarmente a San Tommaso perché era la sua specialità), il quinto invece
piace a me perché suggerisce i bagni e le buone dormite. Che piacere sentire
che l'Aquinate propone proprio ciò che volevo sentirmi dire! Per
"bagni" credo che s'intenda sia i bagni nella vasca fra i fumi di
acqua calda che quelli a mare o in un lago con una dolce nuotatina. Sono sempre
stato del parere che le preoccupazioni si sciolgono in acqua. Per me funziona:
se sono pre-occupato, dopo una nuotata mi sento solo "occupato" e
tutti gli umori cattivi sono spariti. Provare per credere, ma penso di sfondare
una porta aperta. In quanto alla dormita sono generazioni di miei antenati che
ritengono che dormire sia la prima medicina. Addirittura c'è una canzone
napoletana che dice: “Duorme Carmè, 'o cchiù bello d'a vita è 'o durmì”. Penso che
la traduzione sia superflua. A questo punto non resta che leggere il libro di
Carlo de Marchi La formula del buonumore
ed. Ares Milano.
sabato 30 settembre 2017
domenica 24 settembre 2017
Innamorata perenne
Anche se è un testo noto, lo ripropongo perché è sempre d’attualità:
Una brasiliana sposata da 26 anni con 5 figli chiese a San Josemaría come mantenere nel matrimonio l'entusiasmo dei primi tempi.
Il Padre chiede sottovoce: “Come si dice fidanzata in portoghese?” Gli suggeriscono: “enamorada”.
“Tu sarai un’enamorada perenne… costante… Ogni giorno devi conquistarti tuo marito e lui te, capito? Per questo il Signore ti conserva così bella e attraente. In modo che, figlia mia ci riuscirai se guardi tuo marito per quello che è: una gran parte del tuo cuore, tutto il tuo cuore. Se sai che lui è tuo e tu sei sua. Se sai che hai l’obbligo di farlo felice, di partecipare alle sue gioie, alle sue pene, alla sua salute e alla sua malattia, quando le cose vanno bene e quando vanno male. Cerca di tenerlo sempre contento.
Voi donne siete psicologhe, ne sapete più di ogni altro al mondo, perché l’amore è sapientissimo. Quando tuo marito torna dal lavoro, dall’ufficio, non farti trovare arrabbiata: sistemati, fatti bella. E col passare degli anni, aggiustati un po’ di più la …facciata, come si fa con le case… Lui te ne sarà grato tanto, tanto. Molte volte nei momenti di difficoltà che avrà avuto nel lavoro ha pensato a Dio e ha pensato a te, e avrà detto: ‘sto per andare a casa, che bello! Lì troverò un angolo di pace, di allegria, di affetto e di bellezza, perché per lui non c’è niente di più bello al mondo di te. Ma che sia vero, eh? Non avvilirlo, sii furba. Tu ti sei conquistata il suo cuore, e lo tieni molto stretto. Tu lo innamorerai ogni giorno un po’ e lui te.
E poi lo conquisterai un po’… con lo stomaco. Non trascurate la cucina mamme! La casa ben tenuta sì, ma la cucina, il pranzetto… E quando arriva, tu… non è che lo devi far diventare grasso, grasso… no. Ma che tu lo curi con affetto… è il tuo tesoro! E il giorno che torna stanco, e tu lo sai, lo prevedi, ti ricordi di quel piatto che gli piace e pensi: adesso glielo faccio. E non glielo dici per non farglielo pesare. Gli fai una sorpresa. E lui ti guarda con certi occhi, eh? E’ così, è così, forza! Che la colpa è vostra quando le cose non vanno bene. Loro sono dei bambini. E il figlio più piccolo che avete tutte è proprio vostro marito. E invece lo trattate come un uomo… ah! Trattatelo con affetto, comprendetelo, perdonatelo, scusatelo, coccolatelo… e sarete coccolate, scusate, comprese, eh? E non fate tragedie…”
https://www.youtube.com/watch?v=GJ6hQCyy1Vs
sabato 9 settembre 2017
Ricordo del Cardinal Caffarra
Ricordo il carissimo cardinal Caffarra con un estratto del discorso che avrebbe tenuto al convegno della Bussola:
Due persone stanno camminando sull’argine di un fiume in piena. Uno sa nuotare, l’altro no. Questi scivola e cade nel fiume, che sta travolgendolo. Tre sono le possibilità che l’amico ha a disposizione: insegnare a nuotare; lanciare una corda raccomandargli di tenerla ben stretta; buttarsi in acqua, abbracciare il naufrago, e portarlo a riva.
Quale di queste vie ha percorso il Verbo Incarnato, vedendo l’uomo trascinato all’auto-distruzione? La prima, risposero i Pelagiani, e rispondono tutti coloro che riducono l’evento cristiano ad esortazione morale. La seconda, risposero i Semi-pelagiani, e rispondono coloro che vedono grazia e libertà come due forze inversamente proporzionali. La terza, insegna la Chiesa. Il Verbo, non considerando la sua condizione divina un tesoro da custodire gelosamente, si gettò dentro la corrente del male, per abbracciare l’uomo e portarlo a riva. Questo è l’evento cristiano.
Chiediamoci: a quale profondità la ricostruzione dell’umano deve cominciare?... Il male della persona umana in quanto tale è il male morale, poiché esso colpisce il soggetto personale. La ricostruzione dell’umano o comincia a questo livello o sarà sempre semplice chirurgia estetica. L’atto redentivo di Cristo, accaduto una volta per sempre sulla Croce, e sacramentalmente sempre presente ed operante nella Chiesa, guarisce precisamente quella lacerazione del soggetto dalla quale ha origine la devastazione dell’umano. E la Chiesa esiste per questo: per rendere presente qui ed ora l’atto redentivo di Cristo. Guai se la memoria della Chiesa ha altri contenuti!
sabato 2 settembre 2017
La penitenza
Penitenza – diceva San Josemaría
- è osservare esattamente l'orario che ti sei prefisso, anche se il corpo
oppone resistenza o la mente chiede di evadere in sogni chimerici. Penitenza è
alzarsi all'ora giusta. E anche non rimandare, senza giustificato motivo,
quella certa cosa che ti riesce più difficile o più pesante delle altre. La
penitenza è saper coniugare i tuoi doveri verso Dio, verso gli altri e verso te
stesso, essendo esigente con te stesso per riuscire a trovare il tempo che
occorre per ogni cosa. Sei penitente quando segui amorosamente il tuo piano di
orazione, anche se sei stanco, svogliato o freddo.
Penitenza è trattare sempre con
la massima carità il prossimo, a cominciare dai tuoi cari. È prendersi cura con
la massima delicatezza di coloro che sono sofferenti, malati, afflitti. È
rispondere pazientemente alle persone noiose e importune. È interrompere o
modificare i nostri programmi quando le circostanze — gli interessi buoni e
giusti degli altri, soprattutto — lo richiedono.
La penitenza consiste nel
sopportare con buonumore le mille piccole contrarietà della giornata; nel non
interrompere la tua occupazione anche se, in qualche momento, viene meno lo
slancio con cui l'avevi incominciata; nel mangiare volentieri ciò che viene
servito, senza importunare con capricci .
Penitenza, per i genitori e, in
genere, per chi ha un compito di direzione o educativo, è correggere quando è
necessario, secondo il tipo di errore e le condizioni di chi deve essere
aiutato, passando sopra ai soggettivismi sciocchi e sentimentali.
Lo spirito di penitenza induce a
non attaccarsi disordinatamente al monumentale abbozzo di progetti futuri, nel
quale abbiamo già previsto quali saranno le nostre mosse e le nostre pennellate
da maestro. Com'è contento il Signore quando sappiamo rinunciare ai nostri
sgorbi e alle nostre macchie pseudomagistrali, e consentiamo a Lui di aggiungere
i tratti e i colori che preferisce!
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