domenica 17 giugno 2018

L'originalità e il realismo di San Josemaría

Il mio riavvicinamento alla fede, dopo la parentesi adolescenziale, avvenne grazie ai figli spirituali di San Josemaría Escrivá. Il loro messaggio spirituale aderiva alla mia condizione di studente e di giovane che viveva nelle circostanze abituali della vita. Quel messaggio traeva la sua forza dalle origini del Nuovo e Antico Testamento. La santificazione del lavoro e dell’amore umano risalivano ad Adamo, posto nel Paradiso Terrestre per lavorare, e al suo amore per la donna, Eva, manifestato in termini di gratitudine a Dio. 
Lo slancio della fede proposto da San Josemaría prendeva a modello i primi cristiani che continuavano a vivere nelle abituali condizioni ma dediti alla preghiera e sensibili alle ispirazioni dello Spirito Santo; disposti a dare alla Chiesa tutti i loro beni; apostolici anche senza un esplicito mandato, come fecero Aquila e la moglie Priscilla con l’intellettuale Apollo.
Quei giovani mi parlavano di unità di vita, cioè di coerenza nelle molteplici situazioni. Mi parlavano di libertà responsabile nelle scelte professionali e politiche: una novità allora e anche adesso. Saper coniugare l’io e non il noi. Non sentirsi mai rappresentanti ufficiali dell’Opus Dei o della Chiesa ma dimostrare coi fatti e non coi distintivi lo spirito cristiano. 
Tanta originalità mi piaceva. Proponevano uno stile di vita cristiana (che tiene conto del lavoro per sostenere la famiglia, dell’amore coniugale e così via) non mutuato dalle spiritualità dei benedettini, dei francescani, dei domenicani e altri religiosi il cui punto di partenza era la vita conventuale o monacale: una realtà stupenda in sé e per loro, ma che diventava una forzatura per il normale cristiano che vive una diversa condizione di vita. 
Nella festa di San Josemaria che cade il 26 giugno ringrazierò Dio per questo dono spirituale, originale e realistico a un tempo.
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domenica 10 giugno 2018

I circoli di San Josemaría


Fin dall’inizio mi ha colpito l’originalità di San Josemaría Escrivá nel diffondere uno stile laicale di santità. Originalità perché tornava alle origini. Nel Paradiso terrestre il primo uomo viveva un rapporto filiale con Dio, l’amore entusiasta per Eva e l’impegno nel lavoro, esercitato come continuazione della creazione. Vita spirituale, famiglia e lavoro, temi cari a San Josemaría, erano già presenti all’origine.
Gesù mandò i suoi a evangelizzare le genti trattandoli come amici: “Vi ho chiamati amici”. Il canale naturale della testimonianza cristiana era per San Josemaría l’amicizia.
I primi cristiani ricevevano una formazione continua. San Josemaría impartiva personalmente ai giovani lezioni di vita cristiana: li chiamava “circoli” e toccavano i vari aspetti di un cristianesimo pratico: l’unità di vita (essere coerenti), la vita interiore, lo Spirito Santo, la direzione spirituale, la sincerità, l’organizzazione della giornata costellata di appuntamenti con Dio (che lui chiamava “piano di vita”), l’ordine, la preghiera, la presenza di Dio, il pudore, la penitenza, lo studio, il buon uso del tempo… e così andare. Considerava fondamentale questa formazione. Questi temi incidevano nella vita del ragazzo che ero io e li riesaminavo nel colloquio col sacerdote o con l’amico più esperto. Mi è rimasto chiaro che l’asse attorno a cui ruota la vita del cristiano sta in questa formazione continua, fatta di abbandono in Dio e di impegno personale. “Non dire: “sono fatto così..., sono cose del mio carattere”. Sono cose della tua mancanza di carattere: sii uomo …” (Cammino n.4). Non può esserci vita cristiana generosa senza questa benedetta insistenza sugli aspetti che consentono allo Spirito Santo di entrare nella nostra vita. Sono temi indispensabili soprattutto quando si è giovani…

domenica 3 giugno 2018

La preghiera


“Qualsiasi cosa domanderete al Padre nel mio nome, egli ve la darà” (Giovanni 16,23). E’ una frase di Gesù che m’induce alla preghiera di richiesta. Ultimamente l’ho riscoperta e quando devo chiedere qualcosa dico: “A Dio Padre Onnipotente per i meriti di Gesù Cristo e con l’aiuto dello Spirito Santo, per intercessione di Maria, ti chiedo questo”. Qualcuno potrebbe obiettare: hai aspettato tanto tempo per giungere a questa chiarezza? Non lo so. So che ora faccio così. Finora ho avuto dei riscontri consolanti anche se alcune cose che chiedo sono a così lungo termine da non poter verificare immediatamente. Sono contento di questa riscoperta assieme all’altra che mi ha suggerito un incontro col Cardinal Robert Sarah che ha scritto un libro sulla forza del silenzio. La confidenza con Dio porta a comunicare ciò che ho dentro ma mi è utile anche fare silenzio e restare solo con Gesù, lo Spirito Santo e Maria. Evito così che la mente vada appresso a tante incombenze e, soprattutto, ascolto. Non rimango mai deluso anche se non sempre avverto ispirazioni esplicite. Sempre più mi è chiaro che non vale la pena fare troppi progetti: io sono una piccola cosa che disturba ciò che Gesù opera in me e attraverso di me. Penso di meno e mi affido a Gesù. Trasmetto volentieri la mia esperienza personale perché, come dice Papa Francesco, c’è il rischio di essere pelagiani cioè pensare che il bene è frutto del nostro sforzo. L’impegno serio viene poi spontaneo ma non a caso Gesù ha detto: “Non vi affannate”(Matteo 6,25), che sembra un consiglio napoletano: signurì nun v’affannate. Non è comodità. E’ fede. Quella del granello di senape.