giovedì 27 dicembre 2012

Il mio Te Deum di ringraziamento per il 2012


Non ho dubbi: ringrazio il Signore per l’Anno della Fede che il Santo Padre ha indetto. Tutta la vita di Joseph Ratzinger è come una freccia che ha come  bersaglio finale l’Anno della Fede. Da giovane esperto al Concilio Vaticano II Ratzinger si era impegnato per avvicinare con la liturgia il popolo cristiano alla fede e meritò l’appellativo di “progressista”. Quando tornò a casa dopo il Concilio si rese conto che le categorie marxiste stavano entrando nelle aule di teologia: la religione veniva ridotta a pratica politica. Alcuni studenti tedeschi di teologia manifestavano gridando che la Croce di Gesù era masochismo. Allora, senza polemiche clamorose, Ratzinger organizzò un corso trasversale di cristianesimo per gli studenti di teologia di tutti gli anni accademici e a chi volesse ascoltare. L’aula si affollò oltre misura e le lezioni vennero raccolte in un libro: Introduzione al Cristianesimo che conobbe innumerevoli edizioni e fu tradotto in tante lingue. Paolo VI scelse  Ratzinger, il difensore della fede, come Vescovo di Monaco di Baviera e Giovanni Paolo II lo chiamò a Roma alla Congregazione per la Dottrina della Fede. Quegli anni furono caratterizzati dalla collaborazione fra il Papa e il Cardinale sul tema della fede (fra l’altro, il Prefetto Ratzinger curò l’edizione del nuovo Catechismo). L’attuale pontificato è in totale continuità con quello di Giovanni Paolo. Tante sono le pubblicazioni di Ratzinger e tutte hanno un tratto comune: chiarezza di linguaggio, radicamento nella Sacra Scrittura e uno spirito d’amore che trasforma la teologia in preghiera. Abbiamo sottomano le sue encicliche, così importanti, e i suoi libri su Gesù. L’ultimo dono è il libro sull’infanzia di Gesù che c’introduce al Natale e ai Natali che verranno. 


Qualcuno potrebbe dire che, in un momento di crisi economica e politica, parlare di fede e di Anno della Fede è un’occupazione astratta. Non c’è occupazione più concreta di questa. La crisi che viviamo non è dovuta ad una congiuntura passeggera ma a una crisi di civiltà, a una crisi di cultura e, a ben guardare, ad una crisi di fede. Senza la visione cristiana, cattolica, dell’uomo il profitto diventa un idolo e il potere una prepotenza. E’ una verità lampante sotto gli occhi di tutti. E allora che fare? Cominciare da me stesso. Se io comincio a vivere di fede saprò trasmetterla perché la fede si comunica con fede. L’Anno della Fede è l’àncora di salvezza, è la scialuppa di salvataggio per l’Occidente e tutto il mondo. Eppure pochi ne parlano. Dov’è l’Anno della Fede sui giornali, in tv, sul web? Quasi non esiste. Ma non ci facciamo ingannare dalle apparenze. Lo Spirito Santo non procede con le statistiche, i sondaggi e i dati d’ascolto. La sua via passa per una stalla e una mangiatoia. Invece è importante la mia fedeltà e anche questa è un dono da chiedere allo Spirito Santo. Perciò la cosa da fare più saggia e operativa è pregare e ancora pregare. Da semplice cristiano lo chiedo anche ai Vescovi, ai pastori che ci guidano: invitateci alla preghiera, non parlate di economia e di politica se non per difendere i poveri e i deboli. Per il resto parlate di Gesù come fa il Papa.


Nel suo ultimo libro Benedetto XVI ricorda la frase di Gesù a Pilato: “Il mio regno non è di quaggiù” (Gv 18,36). Il Papa osserva: “A volte, nel corso della storia, i potenti di questo mondo lo  attraggono a sé (il regno di Gesù); ma proprio allora esso è in pericolo: essi vogliono collegare il loro potere col potere di Gesù, e proprio così deformano il suo regno, lo minacciano.” Viene da ricordare De Gasperi che non voleva chiamare il suo partito “Democrazia cristiana” per evitare il pericolo di cui il Papa parla, ma cedette, data la gravità della minaccia comunista. Ma, aggiunge il Papa: “Oppure esso è sottoposto all’insistente persecuzione da parte dei dominatori che non tollerano alcun altro regno e desiderano eliminare il re senza potere, il cui potere misterioso, tuttavia, essi temono”. Ed è la situazione in cui ci troviamo adesso: una persecuzione mediatica e politica è in corso contro la Chiesa. E’ vero che non si deve legare una fazione politica o economica al nome della Chiesa o di una sua istituzione, ma bisogna stare attenti a non buttare via il bambino con l’acqua sporca. L’impegno dei cattolici in tutti i campi è necessario: essi non devono innalzare lo stendardo della Chiesa ma nel loro cuore deve essere presente il regno di Gesù. Solo allora usciremo dai freddi venti di crisi e di desolazione che spirano nel nostro mondo.




domenica 23 dicembre 2012

A Natale anche i grandi tornano bambini. La cartolina di Tempi


Natale è la festa dei bambini. Nasce un Bambino e i bambini sono protagonisti. I miei genitori non erano praticanti ma il presepe si faceva. Fino alla sera della vigilia il Bambino non c’era. L’indomani il Bambino c’era. Il messaggio restava scolpito: Gesù era nato in quella notte. I pastori del mio presepe di bambino erano i pastori “veri”, gli altri, che si sono succeduti, si potevano accettare ma non erano quelli veri che abitavano nella mia memoria e sorprendentemente tornavano ogni anno, più acciaccati e meno numerosi. Le capacità “teologiche” dei bambini ci sorprendono per profondità e semplicità. Tutti ne abbiamo esperienza.
Anche io devo tornare bambino: è un comando di Gesù: “se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli” (Mt 18,3). Per noi, per me, la semplicità è una conquista. E’ necessario riflettere  sulla Creazione del mondo, sul peccato di Adamo e sulla storia di Abramo, il grande vecchio fedele al Dio unico, che Gli offre persino il figlio desiderato e ottiene in cambio la grande promessa: una discendenza numerosa come l’arena del mare che si realizza attraverso Gesù, il vero Figlio sacrificato. Mentre Adamo ha anteposto se stesso a Dio e ci ha portato la morte, Gesù percorre il cammino inverso: nasce nell’umiltà, obbedisce al Padre, ci fa diventare figli di Dio, si offre come nutrimento e ci ottiene la vita. Una vita d’amore sulla terra, eterna nel Cielo. Nell’Anno della Fede torno semplice con la fede nel Bambino. 



giovedì 13 dicembre 2012

Scelgo l'asino: la nuova cartolina di Tempi


Nel libro sull’infanzia di Gesù il Papa spiega l’origine remota della figura del bue e dell’asino nel presepe. La mangiatoia, di cui ci parla il vangelo di San Luca, rimanda a una presenza di animali. Nel rimprovero di Isaia 1,3, vengono nominati il bue e l’asino, che conoscono il loro padrone mentre “Israele non comprende”. I due animali rappresentano l’umanità, di per sé priva di comprensione, che finalmente ricevono l’epifania del Dio che viene in mezzo a noi. Ebbene, fra i due animali scelgo di essere l’asino. Non solo perché non mi piace essere bue (e nemmeno mi piaceva il verso di Carducci “T’amo pio bove”) ma perché sento che la figura dell’asino calza a pennello per me. E’ la figura dell’ignorante e, davanti a Dio, mi sento così: ignorante. Sono al corrente di tante cose che Dio ha rivelato, ma le assimilo poco, devo ripeterle, tendo a vivere come se Dio non ci fosse. Nel presepe l’asino si realizza. Forse non capisce ma intuisce qualcosa e ce la mette tutta a riscaldare il Bambino. L’asino è la sintesi della mia vita. Non sono il primo: i santi Agostino, Benedetto,  Josemaría e lo stesso Ratzinger hanno amato il versetto del salmo 73: “Ut iumentum factus sum apud te”, sono diventato il tuo asino. Dovrò aspettare il Paradiso per vederLo faccia a faccia, per ora devo solo portare di buon cuore il carico che Gesù mi pone ogni giorno e posso alitare con calore sul Bambino per rendermi utile. Un buon proposito per l’Anno della Fede: vivere come un asinello davanti a Gesù.





venerdì 7 dicembre 2012

Su Tempi: l'Angelus introduce l'infanzia di Gesù


Sto leggendo L’infanzia di Gesù di Joseph Ratzinger e non ho dubbi nel consigliare questo libro come miglior regalo di Natale. Ci troviamo alla vigilia della festa dell’Immacolata e il libro mi aiuta ad entrare nella psicologia di Maria, di Zaccaria, di Giuseppe in modo vivo: quest’anno il Presepe sarà per me più animato del solito. Grazie a Ratzinger potrò meglio dire ai pastori e agli altri personaggi: so cosa state pensando e mi unisco a voi. Nel secondo capitolo Ratzinger si sofferma sull’Annunciazione, segue i tre momenti della risposta di Maria: il turbamento, il “come” avverrà questo ed “ecco l’ancella del Signore”. Oggi a mezzogiorno, nel recitare l’Angelus, mi è sembrato di assistere alla scena che questa preghiera mi propone. “E il Verbo si fece carne”. Ogni volta il contemplare quell’evento mi provoca un senso di vuoto. Mi sembra incredibile questa storia immensa e nello stesso di famiglia: Maria, mia madre, è colei che ha ricevuto Gesù, il Dio fatto uomo. E’ incredibile e nello stesso tempo credibile, perché Dio stesso me lo spiega, lo testimonia, lo conferma con i “segni” che, nel linguaggio di San Giovanni, sono i miracoli. Ratzinger ci aiuta a credere perché, assieme agli evangelisti, risale alla promessa del regno eterno di Davide. Una promessa di Dio che sembra disattesa perché il regno materiale di Davide si è dissolto. E invece no, il discendente di Davide regna eternamente sui nostri cuori. Dio mantiene le promesse. L’Angelus: preghiera dell’Anno della Fede.