Dio
ci ha preparato una festa. Una festa per il più grande regalo concesso a noi
contemporanei. La canonizzazione di Wojtyla è il vertice di una storia di
misericordia. Nel momento più duro e difficile per la Chiesa dei nostri giorni
è arrivato un uomo che ha conquistato il mondo alla causa di Cristo. Fra le
tante meraviglie, un’osservazione: nel 2000 Giovanni Paolo II ha istituito la
festa della Divina Misericordia, è morto il sabato sera che la precede, verrà
canonizzato in quello stesso giorno. Come non vedere un disegno della
Provvidenza? Anche Papa Francesco ci parla continuamente della misericordia di
Dio. E’ l’ora di imparare a rivolgermi alla Sua misericordia con tutto il
cuore. Davanti ai pericoli, davanti alle mie fragilità, davanti alle
aggressioni contro la tua Chiesa, Signore, Tu m’inviti ad affidarmi a Te che
sei la Misericordia. Devo imparare che assomigliarTi significa essere
misericordioso, è ora che io impari ad amare. Solo così m’identifico con Te e
la nostra comunione è vera. Perdonare, saper voler bene: è questo il cammino della
felicità e della vita eterna. “Non abbiate paura!”, ci dice Karol, di
“spalancare le porte” del nostro cuore. Sembra sempre che i Tuoi amici siano
minoranza, perseguitati e sbeffeggiati, ma Tu ci inviti a lavorare, pregare,
sorridere e perdonare. Alla fine il Cuore di Gesù e il Cuore di Maria, immagine
della tua misericordia, prevarranno. E grazie Signore per i Tuoi continui
regali, per averci dato Papa Roncalli e Papa Wojtyla.
venerdì 25 aprile 2014
mercoledì 16 aprile 2014
Una scoperta sul Giovedì Santo
Il
giovedì santo è stato sempre per me il giorno più intimo e commovente. Mentre
la domenica di Pasqua è il giorno della gioia vera, profonda, smisurata, la
cena del giovedì è un momento raccolto: Gesù parla con parole infiammate,
spiega l’amore di Dio e il comandamento “nuovo” di amarci come Lui ci ha amato.
Lui stesso si dà da mangiare e crea l’unione più intima che si possa
immaginare. Finita la cena Gesù esce nella notte, va nel Getsemani, dove prega,
suda sangue mentre gli apostoli si addormentano e non riescono a vegliare.
Joseph Ratzinger afferma in un suo scritto (Il cammino Pasquale, ed. Ancora)
che la Chiesa commemora questo itinerario di Gesù portando il Santissimo fuori
dal tabernacolo in una cappella laterale rappresentando così il percorso di
Gesù fuori della casa, nella solitudine e nell’angoscia. A noi, a me, tocca il
compito di accompagnarlo. Sembrerà strano ma confesso che non mi ero reso conto
pienamente del significato di questa liturgia. Quelli che da bambino sentivo
chiamare “sepolcri” e che da grande mi avevano fatto contemplare
l’Eucarestia, ora li vedo con
questa luce nuova. Sono l’occasione di rispondere a Gesù che mi dice: non sei
stato capace “di vegliare un'ora sola con me?” Veglia e prega... (Mt 26,40).
Questa scoperta mi accompagnerà il prossimo Giovedì Santo. Ringrazio Joseph
Ratzinger che mi offre alimento solido per la fede. Per gratitudine, alla mia
preghiera per Papa Francesco aggiungerò d’ora in poi: “e per il caro Papa
emerito Benedetto”.
martedì 8 aprile 2014
Ancora Karol
Sto
collaborando a programmi Rai su Giovanni Paolo II e, oltre alla gioia di
rivivere quei momenti, ascolto testimonianze di chi l’ha conosciuto. Fra questi
c’è il professor Stanislaw Grygiel che accompagnava Karol nelle gite in
montagna con i suoi allievi, mettendo a punto le tesi universitarie. Un giorno Stanislaw non si era portato da mangiare e Wojtyla con
discrezione spezzò a metà il suo panino e gli dette il suo tè da bere. Un
dettaglio piccolo ma eloquente. Una volta sposato, Grygiel invitava spesso a
cena il neovescovo di Cracovia che arrivava stanco e sul tardi. Una volta i
bambini erano già a letto e Karol restò contrariato; dopo qualche minuto si alzò,
li svegliò e ingaggiò una battaglia a cuscinate. Poi rimise i bambini a dormire
e tornò rasserenato a cenare. Sono episodi che gettano una luce sulla
personalità di quel Papa che avrebbe stupito il mondo con i suoi gesti così
umani e divini a un tempo. Dio è nella vita di tutti i giorni, non solo nei
momenti interamente dedicati alla preghiera, e Wojtyla lo faceva capire con il
suo stile. Rideva di gusto guardando i piccoli, le sue riunioni di lavoro erano
serie ma divertenti. Quando Montanelli andò a cena da lui descrisse il suo
sguardo come “sciabolate d’azzurro”. L’ho visto ridere alle lacrime mentre un
universitario interpretava la parte del pagliaccio in un incontro con studenti
nel pomeriggio di Pasqua. Il Papa parlava di Dio anche senza parole. Mi ha
aiutato a semplificare e a consolidare il mio rapporto con Gesù.
mercoledì 2 aprile 2014
Suor Cristina canta l'amor di Dio
Suor
Cristina sta superando i 40 milioni di visitatori su You Tube nella sequenza di
The Voice of Italy, un programma di lancio di nuovi cantanti su RaiDue. Davanti
a un fenomeno di ascolti così imponente diversi commentatori cattolici si sono
cimentati in distinguo critici: può una suora partecipare ad un programma così
laico? Avrebbe avuto tanto successo se non fosse stata una suora? Non è in
pericolo la sua perseveranza? Ma pensate alla vostra perseveranza! Tutti i
battezzati sono fedeli e, se non lo sono, sono infedeli. Il fenomeno suor
Cristina merita attenzione ed è confortante. Intanto i giudici non la vedevano
mentre cantava perché erano girati: l’approvazione della voce (espressa nel far
girare la propria sedia) è avvenuta prima di accorgersi che la cantante è
suora. Ciò che attrae il pubblico sono poi le risposte di genuino candore di
suor Cristina: “sono una suora verissima”. “Ho un dono e ve lo dono”. “Aspetto
una telefonata di Papa Francesco perché è lui che ci spinge ad uscir fuori ad
evangelizzare perché Dio non toglie ma aggiunge…” A questo punto il pubblico
applaude fortemente,a lungo, e J-AX, il rapper maledetto che canta la droga,
piange senza ritegno. Ebbé? Vi pare poco? Non è evangelizzazione questa? In
altre sequenze su You Tube suor Cristina racconta la propria vocazione con
realismo e incanto, da vera siciliana sensibile e intelligente. Dio mio aiutami
ad amarti come suor Cristina che compone canzoni d’amore per te. “Gesù dolce,
Gesù amore” diceva Santa Caterina.
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