“Dio
mio perché mi hai abbandonato?” E’ il grido di Gesù sulla croce. Un grido che,
sulle prime, mi parve sconcertante. Come poteva Gesù sentirsi abbandonato da
Dio? In seguito mi resi conto che quella frase era l’inizio del salmo 22 che
descrive la prostrazione del sofferente e termina con un confortante annuncio
di salvezza. Oggi sto scoprendo un altro significato di quel grido. Sto
partecipando al dolore di un mio caro amico che, dopo aver perso un figlio in
un incidente sette anni fa, ora ha
perso sua figlia, una bella ragazza. Il mio amico e sua moglie ora sono soli
con il loro dolore e rivolgono lo sguardo a Dio per interrogarLo. Io non oso
intromettermi in questo dialogo ma nella mia preghiera ho meditato su quel
grido di Gesù sulla croce. Con una chiarezza nuova mi è parso di capire che in
quel grido c’è la totale partecipazione di Gesù ai nostri dolori, proprio a
tutti i nostri dolori. Diventa tragica l’esperienza del dolore quando soffoca
il rapporto con Dio, allora chi soffre si sente schiacciato da qualcosa più
grande di lui, si sente l’ultimo essere abbandonato sulla terra. Ma se scopro
che Gesù, il mio Dio, mi ha preceduto non solo nella sofferenza ma anche nel
sentirsi abbandonato, qualcosa cambia. Questa terribile parola “di-sperazione”
si dissolve grazie al conforto di Gesù e col conforto di Sua Madre che ha visto
morire suo Figlio. “Nelle tue mani consegno il mio spirito” conclude Gesù, e
questa è la prospettiva che può ridare speranza ai miei cari amici.
mercoledì 31 ottobre 2012
martedì 23 ottobre 2012
Che fare nell'anno della fede? Leggere il Vangelo
I
miei genitori erano brave persone ma non erano praticanti. Quando avevo 8 anni
trovai un vangelo in casa, lo apersi e trovai il brano di San Luca: “Amate i
vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano”… con quel che segue.
Rimasi colpito e andai a leggerlo a mia madre che non fece commenti. Ancora
oggi penso che leggere il Vangelo, e in generale il Nuovo Testamento, sia il
punto di riferimento per la mia vita. Qualcuno chi mi ha dato il consiglio di
lasciare il segno dove sono arrivato e riprendere ogni giorno, per qualche
minuto, non di più. Finita l’Apocalisse ricomincio da Matteo. Non ne so fare a
meno: se non lo faccio mi manca qualcosa. Dico ai ragazzi scherzando che, come
un medico, prescrivo la vitamina V (il Vangelo) da assumere una volta al dì,
come si scrive sulle ricette. Se faranno questo la loro anima s’irrobustirà e
saranno dei cristiani forti. Nei quattro Vangeli, negli Atti degli Apostoli,
nelle lettere di San Paolo, ecc. c’è tutto: poesia, racconti, consigli, ideali,
significati profondi, la scienza di vivere. Non c’è romanzo d’avventure che
regga il confronto. Tutta la cultura occidentale ha lì la sua radice profonda.
Ci sono perfino situazioni comiche. Come la donna malata che tocca Gesù in
mezzo alla folla che lo preme e Gesù chiede: “Chi mi ha toccato?”, lasciando
stupefatti i discepoli, o gli amici di un paralitico che lo calano davanti a
Gesù da un tetto sfondato. Un buon consiglio a chi mi chiede cosa fare per
l’anno della fede: leggere il Vangelo.
Guardiamoci dagli inganni dell'oligarchia finanziaria
Una volta tanto sono
indignato, pur predicando che non bisogna indignarsi mai. E' in atto una
manovra da parte dei giornali per staccare i simpatizzanti di Cl da Formigoni.
Io ho stima, anche se non sono, di Cl e, abitando a Roma, non ho mai avuto
l'opportunità di votare Formigoni, ma questa manovra mi pare ignobile perché
vuol minare l'unità di una realtà nobile che ha portato la Lombardia a
diventare la regione guida in Italia per tanti aspetti, in particolare perché
ha tentato di mettere in pratica la dottrina sociale della Chiesa che riempie
la bocca di tanti e viene praticata da pochi. Non facciamoci intimidire da
alcuni (supposti) peccati che saranno forse stati commessi e invece rendiamoci
conto che è in atto una manovra nel nostro Paese che non solo attacca il nemico
di sempre, i cattolici, ma vuole azzerare qualsiasi concentrazione di potere
politico. In teoria s'inneggia alla democrazia ma in pratica si sta
distruggendo la credibilità di qualsiasi aggregazione democratica. Prova ne sia
che i giornali instillano stima e simpatia soltanto per i tecnici, che già - si
prevede - riprenderanno in mano le sorti del Paese, o per i denigratori della
democrazia tipo Grillo.
Chi è l'organizzatore
di questa campagna? La solita oligarchia che decide le sorti del mondo e di
quel paese “insignificante” che è l'Italia. Un paese simpatico a tutti, eccetto
che a loro per il semplice fatto che è considerato un paese cattolico, mentre
quei signori sono di cultura protestante, puritana, capitalista selvaggia e
illuminista: l'Italia per loro non deve alzare la testa soprattutto quando i
paesi anglosassoni si mettono nei guai con speculazioni finanziarie dissennate
mentre il nostro Paese non ne è quasi contagiato (grazie anche al deprecato
Antonio Fazio).
Occorre avvisare i
cattolici che c'è un disegno in questo senso e che non bisogna cadere nella
trappola del "ma qualcosa Formigoni e Simone hanno fatto". Il
problema non è quello perché nessuno di noi è senza peccato. Il problema è che
altri ci mettono i bastoni fra le ruote e invece l'Italia, proprio perché è un
paese cattolico, ha da insegnare al mondo intero tante cose, purché si scelgano
gli uomini giusti alla faccia degli iettatori che gettano fango.
Sul supplemento del
Corriere di venerdì scorso due vignette su due sfottono Formigoni dandogli del
mafioso e del sepolcro imbiancato. Molta stampa è al servizio della grande
oligarchia finanziaria che governa il mondo lasciando l’apparenza della libertà
di voto e di parola. Basta che tu voti e dici quello che vogliono loro, altrimenti
in men che non si dica diventi un Hitler, un mafioso, un dissoluto. La grande
finanza internazionale e la comunicazione (stampa, tv e affini), che da essa
dipende, sono una tenaglia che ti strozza appena vai fuori strada. Come ben
illustra un recente libro intervista di Ettore Bernabei (L’Italia del
“miracolo” e del futuro, ed. Cantagalli)
Lenin è stato creato da loro, Hitler e Mussolini pure (qualche anno fa sono
venute fuori le ricevute dei pagamenti inglesi al futuro duce). Garibaldi ha
fatto la sua spedizione non solo con i Mille ma con i milioni che venivano
dall’Inghilterra.
E’ importante che i
cattolici, che sono buoni ma spesso ingenui, si facciano delle domande: come fa
un australiano come Murdoch ad accumulare giornali in America e in Inghilterra,
fra cui il Times di Londra (sopportando due mesi di sciopero), senza che
nessuno gli torca un capello? Come fa un ragazzo di famiglia povera come Obama
a studiare in una costosissima università fino a diventare Presidente degli
Stati Uniti? Se ci sono i burattini ci saranno pure i burattinai. E oggi i
burattinai hanno deciso che le forze più o meno democratiche del nostro Paese
vengano azzerate.
domenica 14 ottobre 2012
Che si fa nell'anno della fede? Comincio con l'offerta delle azioni al mattino
“Ma
insomma cosa devo fare per quest’anno della fede?” E’ la domanda di una mia
amica che non si accontenta di formulazioni teoriche. In parte ha ragione. Gesù
ha educato i suoi discepoli on the road, camminando con loro. Anche per noi l’anno della fede si deve inserire
nel nostro cammino. “Lo spirito soffia dove vuole” dice, in sintesi, Gesù a
Nicodemo ma, per far entrare questo soffio, devo tenere le finestre aperte.
Perciò il mio proposito di quest’anno è curare, con calma e intensità, gli
appuntamenti con Dio lungo la giornata. Gli impegni arrivano aggressivi e
tentano di distogliermi dal proposito, e qualche volta ci riescono, ma mi sto
preparando alla resistenza. Comincio dall’offerta delle azioni del mattino. Fin
dall’infanzia ho cercato in tutti i modi di evitare di andare a dormire e,
simmetricamente, la sveglia è stato il momento drammatico della giornata.
Ancora ho nelle orecchie, con un soprassalto, la voce di mia madre che mi
svegliava, con dolcezza ma irremovibile. Ora non è cambiato nulla: al mattino
sono un bambino che vorrebbe dormire ancora, perciò ho escogitato un sistema
per uscire nobilmente dallo stato di sonnolenza. Bacio l’immagine della Madonna
che ho sul comodino e dico serviam!
Ti servirò Signore. Non mi inginocchio se no rischio di restare per terra
addormentato. Questo modo così semplice mi aiuta a centrare l’idea
fondamentale: voglio fare della mia vita un servizio a Dio e la Madonna mi
aiuta come un bambino. L’anno della fede squilla con la sveglia.
lunedì 8 ottobre 2012
Chi si converte diventa incendiario
Conversione è il titolo del libro in cui Leonardo Mondadori rispondeva alle domande di Vittorio Messori descrivendo la propria conversione. “Conversione” è anche la parola chiave che il Papa ha utilizzato nell’omelia di domenica scorsa per inaugurare il Sinodo dei Vescovi sulla nuova evangelizzazione. La “conversione” personale, per il Santo Padre, è lo scopo dell’anno della fede che deve trasformare il cuore dei fedeli.
Sono stato testimone dell’itinerario che Leonardo
Mondadori, allora presidente della Casa Editrice, ha percorso nell’arco di una
decina d’anni. All’inizio era un gentile signore desideroso di portare fermenti
culturali nuovi, poi ha cominciato a prendere sul serio la fede e, infine, è
diventato un uomo raggiante, apostolico a tutto campo. Sua è stata l’iniziativa
di lanciare a livello internazionale il “primo libro di un Papa” Varcare la
soglia della speranza, suo è stato il
desiderio di pubblicare libri che spiegassero la natura e i fini del
matrimonio, suo l’impegno per portare ad una fede operativa ognuno dei suoi
amici. Ecco cosa può diventare un uomo che ha compiuto in sé, con l’aiuto della
grazia, una conversione: una brace ardente capace di appiccare il fuoco
dovunque. “Fuoco sono venuto a portare sulla terra…” dice Gesù (Lc 12,49) e il cristiano
non è un cristiano completo se non è un incendiario. Io vorrei uscire da
quest’anno della fede “convertito”: vorrei diventare un appiccatore di fuoco
(d’amore di Dio) a tutto e a tutti. Questo intende Papa Benedetto.
martedì 2 ottobre 2012
La fede va comunicata con fede
La
vita cristiana risponde alle esigenze della natura umana. Solo Gesù è in grado
di riempire il nostro cuore e dare le risposte più profonde di cui andiamo alla
ricerca. Questo è il grande tema sul quale i cristiani oggi sono chiamati a dar
ragione della loro speranza. L’impresa non è facile perché la cultura dominante
predica esattamente il contrario: liberiamoci dalla morale cristiana, si può
vivere bene, anzi meglio, senza Dio. E’ una battaglia impari che ricorda quella
combattuta dai primi cristiani contro la tradizione dell’Impero Romano che
pretendeva il culto idolatrico.
Oggi la situazione è più complessa perché il messaggio
cristiano viene dato per conosciuto e superato: non è totalmente contrastato ma
relegato come marginale e, in fin dei conti, inutile. Conviene quindi una
riflessione, soprattutto per quanto riguarda i laici credenti a cui tocca,
ancor più che ai pastori, farsi carico della rivoluzione spirituale e culturale
di cui c’è bisogno.
In passato la Chiesa è stata comunicatrice a tutto campo.
La storia di Gesù, coronamento della storia della salvezza, è una storia
affascinante, capace giustamente di coinvolgere giovani e vecchi, dotti e
ignoranti. La Sua storia ha fatto prepotentemente ingresso nella Storia e i
quattro vangeli sono la testimonianza dell’intensa tradizione circa la vita di
Gesù. I Vangeli stessi sono un capolavoro di comunicazione: comprensibili da
tutti, narrano la storia di Gesù attraverso i fatti della Sua vita e le Sue
parabole, intessute di vita vissuta: la dracma perduta, il tesoro nel campo, il
fico sterile, la pecora perduta, la donna malata, l’indemoniato guarito, la
peccatrice perdonata, la perla preziosa… Una comunicazione perfetta.
Tutti sappiamo come, nei secoli, la Chiesa sia stata
promotrice di arte e cultura: proponeva uno stile di vita a tutto tondo. Dal
canto gregoriano nelle navate al riferimento costante dei campanili, svettanti
nelle campagne e dominanti nelle città. La pittura era il catechismo degli
illetterati (e anche dei letterati), l’agricoltura, le scienze e il vivere
sociale avevano ripreso l’avvio dai conventi, le università erano nate ad opera
dei frati. Il motto dell’Università di Oxford è tuttora Dominus illuminatio
mea…
Poi c’è stata la ribellione della modernità. Una
ribellione con effetti anche salutari: la Chiesa non è più l’arbitro politico
fra i popoli ma è stata ricondotta alla sua funzione unicamente spirituale: il
mio regno non è di questo mondo, aveva chiarito Gesù. Ma da questa ribellione
la Chiesa non si è ancora ripresa. La sua voce potrebbe squillare ben a ragione
come unica rivelatrice di bene e di felicità e invece la cultura dominante,
forte delle sue radici illuministe, positiviste e puritane, tende ad
azzittirla. E questo è il compito che ci attende: dare voce alla nostra fede. Ora
è l’anno della fede ed è il momento buono per viverla meglio, e per
comunicarla.
La Chiesa non è una società come le altre: la
soluzione del suo problema di comunicazione sta nella vita santa dei suoi
membri, nell’accoglienza da parte loro del dono dello Spirito Santo. Chiarito
questo punto occorre comprendere a fondo che non ci si può limitare ad
annunciare una dottrina basata su concetti astratti, principi, leggi, numeri.
Questo può andar bene per comunicare con intellettuali ma per arrivare a tutti non
basta dire cose vere, occorre raccontare delle storie. L’emozione che una storia provoca fa
sorgere interesse per la verità. Le ragioni, che noi cristiani abbiamo, devono
risaltare attraverso le emozioni. I grandi scrittori russi dell’800 hanno fatto
questo. Un romanzo come Il Signore degli anelli trasmette valori attraverso il racconto fantasy. Il romanzo di Alessandro D’Avenia Bianca come il
latte, rossa come il sangue è in
vetta alla classifica da quasi tre anni, è stato tradotto in 16 lingue e riceve,
attraverso internet, attestati di ritorno alla fede da parte di tanti lettori.
I grandi sistemi di potere della nostra epoca hanno
trasmesso il loro stile di vita non solo attraverso la letteratura ma
attraverso il cinema e la televisione. Da bambino i film western, d’amore e di
guerra americani sono stati il mio modello culturale, a cui vanno aggiunti i
dischi e la musica, dal jazz in poi. I miei genitori, a modo loro, si
riferivano al modello inglese che è continuato attraverso i film, i prodotti della BBC, i Beatles e
compagnia. La Cina oggi sta reinventando la sua storia e la sua mitologia
sempre attraverso i film. L’India ha Bollywood, il Brasile la musica e il
calcio spettacolo.
In Italia la società di produzione Lux Vide, fondata
da Ettore Bernabei, ha prodotto per la tv 100 ore di film sulla Bibbia e ha
venduto con ottimi successi i suoi prodotti in tutto il mondo (unica
produttrice italiana a raggiungere questo risultato). Non si è limitata alla
Bibbia e alle vite dei Santi (il santo è più amabile di altri personaggi:
attraverso la sua storia la gente percepisce che la vita cristiana è
conveniente ai desideri del cuore, è desiderabile) ma ha offerto al pubblico
storie belle come Guerra e Pace, Pinocchio, Cenerentola e tante altre, mentre
il Don Matteo ha superato il Grande
Fratello. Le storie televisive
plasmano il gusto e la vita della gente, dobbiamo rendercene conto e
impegnarci.
Se qualcuno offre al pubblico la storia scandalosa di
un prete pedofilo, la risposta non può essere solo che i preti pedofili sono
meno dell’1 per mille dei sacerdoti. Occorre raccontare una storia di un prete
fedele e amabile: una storia vera e quindi convincente. Non si può solo
rispondere con concetti astratti.
La rivista su cui sto scrivendo, Tempi, svolge, al suo
livello, un servizio del genere. Basta, a titolo d’esempio, vedere come la
storia commovente di Simone stia creando un movimento di opinione pubblica per
il miglior funzionamento del sistema giudiziario italiano.
In sintesi occorre fede, cuore, convinzione per
trasmettere a tutti i livelli emozioni che abbiano come fondamento la verità.
Si tratta di un compito immane, siamo dei Davide di fronte a Golia, ma, come
per Davide, la grazia del Signore è la nostra forza.
Alle volte basta un mazzo di fiori...
“Porta
un mazzo di fiori a tua moglie”: un consiglio più semplice di così è difficile
immaginarlo e invece - ed è una storia vera - è stato decisivo per la vita di
un matrimonio. E’ la storia (vera, ripeto) che un mio amico medico, padre di
sei figli, mi ha raccontato. Un giorno un collega entra nella sua stanza con la
faccia scura. “Che ti succede?” “Sto per separarmi da mia moglie”. Momento di
silenzio, il mio amico prega… poi suggerisce: “perché stasera non le porti un
mazzo di fiori e le dici che in realtà le vuoi bene e che non vuoi separarti da
lei?”. Detto, fatto: il collega compra i fiori e parla con la moglie. Il giorno
dopo entra radioso nella stanza: “Lo sai? E’ andata bene. Mia moglie ha pianto
e ci siamo riconciliati”. Ora sono passati alcuni anni, il collega medico ha
tre figli e ha fatto passi avanti nella fede. Questa storia mi ha provocato un
grande sollievo. Confesso che non ce la faccio più a sentire storie di
matrimoni che si sfasciano: mi viene da piangere. Non credo che il motivo sia che
sto diventando vecchio, piuttosto penso di rendermi meglio conto di quanta
amarezza e sofferenza queste situazioni portano con sé. Questa storia semplice
e forte mi ha fatto riflettere su quanto siamo ignoranti l’uno dell’altro.
Sappiamo tante cose scientifiche, tecniche, umanistiche ma sappiamo poco
dell’animo umano. Da ora in poi guarderò meglio gli altri e cercherò di
rendermi conto di quando hanno bisogno di “un mazzo di fiori”. Devo imparare
meglio a voler bene.
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