“Dio
mio perché mi hai abbandonato?” E’ il grido di Gesù sulla croce. Un grido che,
sulle prime, mi parve sconcertante. Come poteva Gesù sentirsi abbandonato da
Dio? In seguito mi resi conto che quella frase era l’inizio del salmo 22 che
descrive la prostrazione del sofferente e termina con un confortante annuncio
di salvezza. Oggi sto scoprendo un altro significato di quel grido. Sto
partecipando al dolore di un mio caro amico che, dopo aver perso un figlio in
un incidente sette anni fa, ora ha
perso sua figlia, una bella ragazza. Il mio amico e sua moglie ora sono soli
con il loro dolore e rivolgono lo sguardo a Dio per interrogarLo. Io non oso
intromettermi in questo dialogo ma nella mia preghiera ho meditato su quel
grido di Gesù sulla croce. Con una chiarezza nuova mi è parso di capire che in
quel grido c’è la totale partecipazione di Gesù ai nostri dolori, proprio a
tutti i nostri dolori. Diventa tragica l’esperienza del dolore quando soffoca
il rapporto con Dio, allora chi soffre si sente schiacciato da qualcosa più
grande di lui, si sente l’ultimo essere abbandonato sulla terra. Ma se scopro
che Gesù, il mio Dio, mi ha preceduto non solo nella sofferenza ma anche nel
sentirsi abbandonato, qualcosa cambia. Questa terribile parola “di-sperazione”
si dissolve grazie al conforto di Gesù e col conforto di Sua Madre che ha visto
morire suo Figlio. “Nelle tue mani consegno il mio spirito” conclude Gesù, e
questa è la prospettiva che può ridare speranza ai miei cari amici.
Gesù ci insegna, sino all'ultimo alito del nostro respiro, che “tutti” siamo chiamati a compiere la Volontà del Padre.
RispondiEliminaGrazie Pippo