domenica 27 ottobre 2019

Un amico

L’amicizia

Le radici dell’amicizia affondano nel mistero della creazione dell’uomo da parte di Dio: ci parlano della somiglianza fra Dio e l’uomo.
La gratuità è una delle caratteristiche dell’amicizia: se è interessata non è più amicizia.
La grazia di Dio è gratuita: è l’amicizia che Dio ha per l’uomo; essendo divina sostiene, modifica e migliora la vita dell’uomo.
Gratuite sono le cose più importanti della vita: l’amore dei genitori, l’amore degli innamorati.
Per questi motivi è difficile definire con completezza cosa è l’amicizia: lo si capisce vivendo. 

Un amico fedele è rifugio sicuro: chi lo trova, trova un tesoro.
Per un amico fedele non c'è prezzo, non c'è misura per il suo valore.
Un amico fedele è medicina che dà vita: lo troveranno quelli che temono il Signore.
Chi teme il Signore sa scegliere gli amici: come è lui, tali saranno i suoi amici.” (La Bibbia, libro del Siracide)
E’ un passo molto conosciuto, veritiero, che stabilisce anche un nesso fra la capacità di amicizia e il rapporto con Dio: solo colui che teme il Signore troveranno amici veri e i suoi amici gli assomiglieranno, afferma il Siracide.

Nell’antichità era già noto il valore dell’amicizia anche al di fuori della cultura giudaico—cristiana. Castore e Polluce, Achille e Patroclo, Enea e Pallante… tutti simboli di un’amicizia vera e profonda, propria di un’umanità nobile.

Nel discorso più importante del Vangelo di San Giovanni – quello dell’Ultima Cena - Gesù chiama “amici” gli apostoli, chiarendo che il miglior amico è colui che dà la vita per i suoi amici, com’è il caso di Cristo.
In Gesù si trova una caratteristica che ho riscoperto in San Josemaría Escrivá: l’amicizia che costruisce la Chiesa. Gesù è venuto per tutti ma è particolarmente “amico” degli apostoli, che saranno i pilastri della sua Chiesa, i patriarchi delle nuove tribù del nuovo Israele.

San Josemaría si comportava così. Benevolenza per tutti, ma l’amicizia vera è l’unico apostolato del laico cristiano: è il canale in cui si riversa naturalmente l’amore di Dio. E’ inconcepibile per Escrivá un’amicizia che non sia apostolica. Può essere rispettosa, ma sempre apostolica. Perché noi, se siamo di Dio, parliamo di Lui anche senza accorgercene.

Prima di essere cristiano avevo un solo amico, dopo è stato naturale averne una dozzina - quindicina che seguo strettamente, e poi un insieme di persone a cui voglio bene: parenti e conoscenti. Ho un elenco di persone per cui prego ogni giorno al mattino alla presenza di Dio: la preghiera è sempre efficace e mi suggerisce spunti su cosa posso fare per loro .

L’amicizia è spontanea ma può anche essere cercata e provocata. Da questo punto di vista è simile all’innamoramento. In particolare cerco di coltivare l’amicizia con le persone che ho vicino: far sentire che si accetta l’altro così com’è, stimarlo, ridere insieme.

Da un certo punto di vista l’amicizia è più nobile dell’amore coniugale. L’amicizia, ripeto, accetta l’amico così com’è. La moglie no: ha delle pretese che possono offuscare l’amicizia. L’ideale nel matrimonio è che gli sposi siano amici fra loro: sembra scontato ma non lo è. L’amicizia è simile all’amore di Dio per noi.

domenica 20 ottobre 2019

Il giusto vive di fede

San Paolo cita una frase che continua a meravigliarmi e stimolarmi: “Il giusto vive di fede” (Lettera ai Romani, 1). Da una parte il messaggio è chiaro. Nella Bibbia il giusto è colui che teme Dio e rispetta i suoi comandamenti. Ma c’è uno stimolo in quel “vivere di fede” che non esprime solo un’adesione della mia intelligenza al contenuto della Rivelazione di Dio ma mi invita a confrontare ogni mia azione con la volontà di Dio, anzi a chiedere ispirazione allo Spirito Santo prima di decidere cosa fare.
Viviamo in un’epoca in cui c’è un tentativo massiccio di espellere il concetto di Dio dal nostro modo di pensare. Nel mio caso, fin da bambino sono stato educato da genitori rispettosi della fede ma non praticanti. Non mi sono mai addormentato mentre mia madre mi faceva dire le preghiere. La mia formazione religiosa è arrivata, con molti limiti, per altri canali. Ma dobbiamo renderci conto che l’ateismo diffuso è un fenomeno soltanto europeo (e, un po’ meno, americano) che riguarda solo gli ultimi due secoli. L’Occidente è nato nelle abbazie dell’Alto Medio Evo e, per secoli, il rapporto con Dio è stato costitutivo nella vita di tutti. Non solo, ma se guardiamo al di là dei confini dell’Occidente, si vede che l’ateismo non esiste e che c’è rispetto e attenzione per la Rivelazione cristiana. Siamo i soli, e da poco tempo, che pretendiamo di fare a meno di Dio.
Non è strano quindi che “vivere di fede” sia una scoperta, una maniera nuova di camminare sulla faccia della terra. Nell’Antico e nel Nuovo Testamento tutto parla di fede. E’ per la fede in Dio che Davide abbatte Golia. Da bambino mi piaceva questo episodio perché il giovane Davide era bravo a maneggiare la fionda ma quando ho letto il Primo libro di Samuele, nella Bibbia, mi sono accorto che Davide, prima del suo colpo magistrale, aveva detto: “Tu vieni a me con la spada, con la lancia e con l'asta. Io vengo a te nel nome del Signore degli eserciti, Dio delle schiere d'Israele, che tu hai insultato. In questo stesso giorno, il Signore ti farà cadere nelle mie mani”. Chi abbatte Golia è la Provvidenza di Dio attraverso la perizia di Davide: c’è una bella differenza…
Tutto l’Antico Testamento ha come tema dominante la necessità di riconoscere Dio come l’Unico e che non c’è altro Dio fuori di lui. Nel Nuovo Testamento Dio viene alla ricerca dell’uomo, muore per lui, si fa mangiare da lui, si fa chiamare “Abbà” cioè papà. Il rapporto con Dio entra nell’intimo del cuore, come dice Sant’Agostino. La fede che la Chiesa mi propone è quella di Maria che dice “ecco l’ancella del Signore,  mi sia fatto secondo la tua parola”. Sono chiamato come cristiano a ripetere, come nel Padre Nostro: “Sia fatta la Tua volontà”.
D’altra parte il Signore non mi manda un angelo ogni mattina che mi dica cosa devo fare e con quali disposizioni interiori. Si aspetta da me (che leggo il Vangelo, che lo ricevo nella Comunione) che io interpreti con la mia volontà e intelligenza ciò che Lui vuole secondo una retta coscienza. E qui casca l’asino, che sarei io. Sono stato allevato nella cultura del self-made man: sono abituato a cavarmela da solo, a decidere da solo, ad arrangiarmi da solo. E’ per questo che quella frase (“il giusto vive di fede”) mi suona stimolante. Non sono solo, mi posso appoggiare in Dio, e più mi appoggio meglio è. Non mi viene naturale, perché non sono stato abituato fin da piccolo e guardo con invidia chi ha avuto fin da bambino una guida che lo aiutava a confidare in Dio, perciò ringrazio San Paolo per quella citazione e cerco ogni giorno quale sia la volontà di Dio anche se, come i bambini, mi distraggo continuamente.

venerdì 4 ottobre 2019

Lo Spirito Santo


Mi capita di conoscere ogni tanto una persona che mi colpisce per la semplicità e la positività con cui affronta fatti e situazioni umane. Quasi sempre è un cristiano. Non è partigianeria dire così. Il cristianesimo semplifica la vita interiore e conferisce coraggio e chiarezza di giudizio.
Qualcuno potrà dire che ha conosciuto in ambienti clericali personalità non semplici. Ma, senza giudicare nessuno, bisogna distinguere fra chi ha un reale rapporto con Dio da chi, alle volte per fini personali, bazzica in ambienti ecclesiastici. Tutti noi abbiamo presente predicatori che si esprimono con parole che arricchiscono e fanno vibrare l’animo. Si potrebbero fare esempi concreti.  E’ evidente che lo Spirito Santo quando c’è si fa riconoscere.
Signore perché quando sono vicino a Te mi semplifico? Si annullano tutte le complicazioni? Riesco ad accettare situazioni incresciose con animo leggero? Perché Tu sei l’Unico Necessario. La scena di Gesù con Marta e Maria mi torna continuamente in mente. Marta si lamenta perché Maria non l’aiuta a preparare il pranzo e Gesù invece la rimprovera perché Maria ha scelto la parte migliore…
Forse che Maria, se fosse stata sola, avrebbe lasciato digiuno Gesù e i suoi accompagnatori? No. Avrebbe preparato, ma a tempo debito. Quando c’è Gesù bisogna stare ad ascoltare. Fare altro significa meritare un rimprovero perché la “parte migliore” va riconosciuta e valorizzata. Io sono come un bambino che si distrae ma, con pazienza, mi devo “portare” ad ascoltare Gesù, a dedicare tempo a Lui.
Un modo efficace per stabilire un rapporto facile e cordiale con Gesù è confessarsi spesso. Molti vedono difficoltà  nella confessione perché si parla di “peccati” e non mi piace riconoscermi peccatore. Nell’episodio citato Marta commette un “peccato” perché trascura Gesù. Penso che devo pensare al peccato non come una trasgressione che verrà ripresa da un superiore severo. Il senso vero del peccato è dato dalla frase che ripetiamo spesso: “che peccato!”. Che peccato che io pensavo ad altre cose mentre Gesù mi parlava! Che peccato lasciare che si appesantisca la mia coscienza di tanti piccoli rimorsi senza andare ad abbracciare il Padre nella confessione, come il figliol prodigo della parabola!
Che peccato dimenticarmi che le cose che mi stanno a cuore devo affidarle a Gesù e stare tranquillo! Gesù pensaci tu. Ecco che la vita si semplifica, diventa luminosa perché lascio fare a Dio come un bambino che da solo non è capace di risolvere nulla. Gesù lo ha detto: “Senza di me non potete fare nulla” e invece io voglio fare il bene (ciò che credo sia il mio bene) da solo, senza di Lui.
Questa è la semplicità del cristiano. Sapere di essere poca cosa, quasi nulla, di fronte al mio gran Papà, il Padre Nostro.
Non a caso la tristezza è l’alleata del nemico. Direi che ne è la puzza. Suona male ma è così: la tristezza è la puzza del demonio. Se mi rendo conto di questo, è molto più facile scoprire le trame diaboliche. Quando comincio a essere triste: zac! Qui c’è di mezzo il diavolo, colui che divide. Quando sono sereno, malgrado il dolore o la contrarietà, significa che ho in me lo Spirito del Signore, lo Spirito Santo.
Un segno che mi fa capire se sono vicino a Dio è quando sono contento per il bene di un altro. Se ho un moto di insofferenza o di invidia devo capire subito che chi si muove in me è l’egoismo. Se mi lascio guidare da Gesù tutto credo, tutto spero, tutto sopporto. E’ San Paolo che lo dice. Non sto a fare i conti se mi hanno trattato male, divento paziente e sorridente, non sto a considerare quanto ho fatto di bene senza ricevere ringraziamenti, ho stima degli altri…
Com’è bello vivere fra cristiani veri…